Frosinone, è emergenza profughi.
In trenta ospitati nelle tende posizionate all'ex Mtc

Le tende allestite all'ex Mtc
di Denise Compagnone
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Martedì 26 Luglio 2016, 12:40
Sotto il sole di luglio giocano tra loro con un pallone trovato chissà dove. Qualcuno ha rimediato anche una piccola scacchiera, di quelle tascabili, e nella poca ombra che offre il muro dell’ex Mtc, c’è chi improvvisa una partita a scacchi. Da sabato scorso, nella sede distaccata del Comune di Frosinone in via Armando Fabi, sette tende da campo allestite dalla Protezione civile ospitano una trentina di immigrati. Tutti uomini, la gran parte giovani o giovanissimi, tutti reduci dai viaggi della speranza tristemente noti, a centinaia a cercare una nuova vita, in fuga dalla guerra e dalla fame, sui barconi malconci dal Nord Africa all’Italia. Tutti o quasi di madrelingua francese, tutti o quasi cattolici. Poco dopo il loro arrivo, non a caso, hanno chiesto una chiesa o un prete. Ad occuparsi di loro, concretamente sul posto, è la Croce Rossa con l’ausilio logistico della Protezione Civile. A gestire il tutto, in un territorio oggettivamente impreparato - anche perché, per fortuna, negli ultimi decenni non ha mai avuto a che fare con una simile emergenza -, è la Prefettura di Frosinone, operativa da giorni 24 ore su 24. Costantemente al telefono, per ricevere telefonate dalla Prefettura di Roma (che gestisce i flussi nel Lazio) e con la Regione, il Prefetto Emilia Zarrilli è al lavoro su più fronti. Sull’organizzazione logistica, ad esempio: quello organizzato all’ex Mtc è un centro di prima accoglienza destinato a rimanere in piedi solo per pochi giorni. Poi quegli uomini, quei ragazzi, sono destinati ad essere ospitati altrove, in parte ad esempio nei centri gestiti dalla Caritas in provincia di Frosinone, nelle case famiglia, dove possibile. Ma sono tanti, e nei prossimi giorni, sono previsti altri cento arrivi nel Lazio. E così succede che mancano anche i posti letto. C’è anche la questione economica: chi copre tutti i costi? Ieri pomeriggio in Prefettura c’era una riunione proprio su questo ma è ovvio che occuparsi dell’accoglienza di decine e decine di immigrati comporta spese importanti che spesso le associazioni, le cooperative e i Comuni devono anticipare. Fin quando potranno farlo? E poi c’è l’aspetto culturale in un territorio che, anche da questo punto di vista, non è pronto a questa ondata di arrivi: lo dimostrano le lamentele dei sindaci, la scarsa collaborazione, i commenti dei cittadini sui social network. E infine c’è la sicurezza igienico-sanitaria da garantire. Insomma, c’è davvero molto da fare. Ed aggravare la situazione c’è il fatto che nel frattempo l’emergenza continua, non ha pause. “Stiamo lavorando da giorni senza sosta” ha detto ieri la dottoressa Zarrilli. “È ovvio che quella della tendopoli è una soluzione provvisoria, stiamo sistemando gli immigrati man mano che otteniamo disponibilità di case famiglia, luoghi di ricovero. Ma servirebbe più collaborazione da parte del territorio” ha aggiunto.
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