Cassino, «Non l’ha toccata»: impiegato scagionato dall'accusa di molestie sessuali

La decisione del giudice dopo sei anni di calvario giudiziario. La difesa: "E' stata una ripicca"

Cassino, «Non l’ha toccata»: impiegato scagionato dall'accusa di molestie sessuali
di Vincenzo Caramadre
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Mercoledì 15 Novembre 2023, 09:13 - Ultimo aggiornamento: 14:40

La mano tesa in luogo pubblico o privato, anche a poca distanza, senza che si arrivi a palpeggiare o sfiorare la parte intima di una donna, non può essere considerata reato, a nessun titolo. Lo sa bene un uomo, dipendente pubblico Cassinate di 58 anni, che ha rischiato di finire sotto processo con l'accusa di violenza sessuale. Nonostante il chiaro pronunciamento della procura ha atteso diversi anni prima che si scrivesse la parola fine sulla vicenda che lo ha visto coinvolto. Nei giorni scorsi, infatti, dopo l'udienza di opposizione all'archiviazione che c'è stata al tribunale di Cassino, il caso è stato definitivamente chiuso e per lui è stata una liberazione.

Scrive il giudice: «La supposta alzata di mano all'altezza del petto della querelante, oltre ad essere apertamente in contrasto con l'ipotesi principale, appare essere azione non equivocamente diretta a conseguire un soddisfacimento sessuale, essendo l'azione terminata ben prima della fase preparatoria che da sola non integra fattispecie di reato».
Determinanti per risolvere il caso sono state le dichiarazioni rese da diversi testimoni oculari.

LA RICOSTRUZIONE

La vicenda finita all'attenzione della procura prima e del gup poi, risale alla primavera del 2017, quando una donna sporge querela nei confronti di un collega, accusandolo di averle infilato improvvisamente la mano nel decolté e di averle palpeggiato il seno in luogo pubblico. Partono le indagini e la polizia giudiziaria, su delega del sostituto procuratore Emanuele De Franco, individua alcuni testimoni. Tre donne per la precisione: due dichiarano di aver visto tendere una mano verso la persona offesa all'altezza del torace, ma di non aver visto alcun contatto fisico o palpeggiamento; una terza, invece, in maniera più netta afferma di non aver mai visto il palpeggiamento ed esclude, nella maniera più assoluta, che ciò sia avvenuto, non avendo mai perso di vista, nella circostanza riportata in querela dalla donna, l'indagato.
Ma c'è di più alla conclusione delle indagini preliminari la difesa del dipendente pubblico, rappresentata dall'avvocato Attilio Turchetta, palesa la sua versione dei fatti, e riconduce la querela sporta dalla donna per violenza sessuale ad una sorta di "vendetta" per non aver autorizzato ore di lavoro straordinario.
Da qui la decisione del sostituto procuratore De Franco, nell'autunno del 2018, di chiedere l'archiviazione delle indagini a carico del 58enne, dacché un eventuale dibattimento a carico dell'uomo sarebbe stato «infruttuoso».

L'UDIENZA

Ma la donna, tramite i suoi legali, ha presentato opposizione all'archiviazione.
Sono state chieste nuove e più approfondite indagini, ma la decisione del giudice dell'udienza preliminare ha scritto la parola fine sul caso, che per sei anni ha tenuto l'uomo con il fiato sospeso.

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