Frosinone, gli affari di Scaccia e De Santis tra prestiti e aste. Il direttore della Bpf al faccendiere: «C'è da mangiare»

In una intercettazione l'imprenditore dice che il capo della Bpf lo ha voluto accanto a lui nella festa del trentennale della banca

Arrestati il direttore della Bpf Rinaldo Scaccia e Angelo De Santis
di Pierfederico Pernarella
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Giovedì 8 Febbraio 2024, 09:07 - Ultimo aggiornamento: 10:24

È il 26 giugno 2022. Allo stadio "Benito Stirpe" si festeggiano il trentennale della Banca Popolare del Frusinate. Il giorno dopo Angelo De Santis parla dell'evento con un avvocato per spiegare che tipo di rapporto ha con Rinaldo Scaccia, direttore generale della Bpf. De Santis, nella sintesi di un'intercettazione riportata nell'ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Ida Logoluso, racconta «che vuole bene a Scaccia come un padre». Poi «aggiunge che alla festa (del trentennale della BPF presso lo stadio Benito Stirpe) Scaccia lo ha invitato a sedere accanto a lui presso il suo palco riservato dove lo ha trattenuto tutta la serata». L'interlocutore allora scherza e dice a De Santis: «"Sei il numero due" (inteso come vertice della Bpf)». Al che De Santis afferma «che lui è sempre pronto a risolvere qualsiasi problema di Scaccia ed altrettanto farebbe lui».

Vero o millantato credito che sia, l'episodio della festa per il trentennale della banca dà una rappresentazione plastica del rapporto tra il capo della Bpf Scaccia e il faccendiere De Santis, così come viene descritto nelle carte inchiesta che ha portato il primo ai domiciliari e l'altro in carcere. Rapporto che, insieme a quello con il notaio romano Roberto Labate, costituisce il fulcro dell'associazione a delinquere finalizzata, scrive il gip, alla «realizzazione di illeciti arricchimenti operando mediante li finanziamento privilegiato di operazioni, tutte promosse e coordinate da De Santis, per l'acquisizione di immobili pignorati (prevalentemente stabilimenti ex industriali e complessi produttivi dismessi) con partecipazione alle aste giudiziarie di società fittiziamente amministrate da terzi sodali alle quali vengono intestati gli immobili acquisiti».

I PRESTITI

Nel campo delle aste giudiziarie, De Santis di dà da fare. Così come nel far ottenere ad altri imprenditori cospicui finanziamenti dalla Bpf, ricevendo una percentuale dal 3 al 5% sugli importi concessi. Dal 2019 all'inizio del 2023 avrebbe svolto l'attività di mediatore finanziario per un totale di oltre 20 milioni di euro di operazioni. De Santis era stato iscritto all'albo dei mediatori finanziari fino al 2012, poi non ha più rinnovato l'iscrizione continuando ad esercitare l'attività in maniera abusiva. Cosa di cui alla Bpf nessuno avrebbe chiesto conto. Anzi De Santis, sostiene l'accusa, forte del suo rapporto con Scaccia, godeva di canali privilegiati con l'ufficio Corporate Banking (il ramo commerciale della banca), diretto prima da Luca Lazzari e poi da Lino Lunghi (entrambi ai domiciliari), che sarebbero stati - sostiene l'accusa - disponibili ad aggiustare anche «le pratiche viziate da irregolarità». Ad interessarsi ai finanziamenti gestiti da De Santis, secondo le accuse, è lo stesso Scaccia che lo rassicura sul buon esito delle pratiche e in un'occasione, viene riportato nell'ordinanza, invita De Santis a darsi da fare «perché - dice - adesso ci sta da mangiare». I due, scrive il gip, si atteggiano come se fossero «soci».

AFFARI IMMOBILIARI

E in effetti, secondo le accuse lo sarebbero, insieme al notaio Labate, nella società "Elemago", intestata ad una nipote di De Santis e utilizzata per l'acquisto di immobili alle aste giudiziarie.

L'acquisizione di immobili, dicono gli inquirenti, è il cuore dei rapporti d'affari tra Scaccia e De Santis. Il direttore generale della Bpf, grazie a De Santis e all'imprenditore edile di Veroli Paolo Baldassarra (ai domiciliari), avrebbe «accresciuto il proprio patrimonio immobiliare», scrivono gli inquirenti.

Da una palazzina, nel quartiere Trieste a Roma, in ristrutturazione grazie al bonus facciate concesso dalla Bpf, parte l'inchiesta. È di proprietà di una società di De Santis, ma Scaccia s'interessa dei lavori come se fosse il destinato proprietario di un paio di appartamenti. E agli atti d'indagine risulta anche la cessione ad uno stretto familiare di Scaccia di un appartamento, sempre nel quartiere Trieste a Roma, di proprietà di una società intestata a un prestanome riconducibile a Paolo Baldassara. Stesso schema che emerge nelle trattative della famiglia Scaccia per altri due appartamenti, ancora nella Capitale, nella zona di Porta Pia.
 

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