ROMA Più di 200 pullman, 38 gazebo e un maxi palco alto 12 metri e largo 30 con 2 maxi schermi, lo slogan sarà Credo nell'Italia e nella Lega. E, si dice, una sorpresa finale. Quale? C'è chi dice la sfilata di amministratori locali, chi pensa alla presentazione di possibili fuutri ministri. Matteo Salvini oggi ritrova Pontida, il tradizione appuntamento del Carroccio saltato negli ultimi due anni causa Covid, forse il più difficile da sempre.
Perché il segretario leghista sa che la via è stretta. Fratelli d'Italia nei sondaggi (gli ultimi pubblicati e pubblicabili) vola, la Lega sembrava arrancare, M5S in corsia di sorpasso come terzo partito. Alle porte il voto, e dopo il voto, a seconda di come andrà il possibile redde rationem interno. Con qualcuno che comincia a fare i nomi di possibili sostituti del Capitano alla guida di via Bellerio.
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Dal governatore del Friuli Fedriga ad altri. Voci, illazioni. Come quelle, poi smentite, sui fondi russi: «Non c'erano, non ci sono. Letta e Di Maio si scusino», dice ora Salvini. Il no alla risoluzione Ue sull'Ungheria di Orban, ha riacceso un altro fronte di polemica. Salvini, come la Meloni prima, replica: «Io non mi faccio gli affari degli ungheresi, dei francesi, dei russi, dei cinesi o degli americani e vorrei che gli altri lasciassero che gli italiani votino in pace. Orban è stato eletto dagli ungheresi da poco e gli italiani sceglieranno un nuovo governo la settimana prossima». Poi la replica a Draghi: «Trovi i soldi per le bollette, oltre a parlare di pupazzi». Alla radio provano a fargli cantare Bella Ciao. Lui risponde con Va' pensiero e una battuta: «Volete Liberi liberi di Vasco o la Libertà è partecipazione di Gaber?».
LA STRATEGIA
Per la formazione del governo, se vincesse il centrodestra, l'obiettivo di Salvini è quello di riproporre dopo il voto lo schema del primo governo Conte: ministero dell'Interno e vicepremier.
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Sicuramente i leader saranno insieme a piazza del Popolo, giovedì 22, per la chiusura della campagna elettorale. Ma tra i lumbard alcuni timori restano. Il primo in realtà riguarda il bottino del 25 settembre. L'erosione non è solo al Sud (per Pontida non si prevedono carovane dal Mezzogiorno) ma soprattutto al nord. «La Meloni rischia di doppiarci in alcune regioni», il grido d'allarme. Ma proprio perché il trend è a favore di Fdi i maggiorenti del partito di via Bellerio mettono in guardia gli alleati se pensano di egemonizzare il centrodestra: «Se la forchetta tra noi e loro è ampia sarà un problema per la Meloni, non solo per noi, si rischia un governissimo dopo sei mesi».