Redditi, come cambiano: inflazione in calo, adesso è al 6%. In frenata energia e trasporti

L’Istat rivede la stima di luglio. L’Ocse: a inizio 2023 l’Italia registra il miglior recupero

Redditi, come cambiano: inflazione in calo, adesso è al 6%
di Luca Cifoni e Michele Di Branco
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Venerdì 11 Agosto 2023, 00:22 - Ultimo aggiornamento: 00:28

Mai così in basso da ben 15 mesi. L’inflazione resta calda ma a luglio, per la prima volta da aprile 2022, la variazione annuale dell’indice si è finalmente attestata sotto la soglia del 6%. Il dato definitivo diffuso dall’Istat rivede dunque leggermente al ribasso la stima preliminare mentre attesta che il mese scorso i prezzi non sono complessivamente cresciuti rispetto a giugno. La tendenza generale è confermata anche dai dati sul cosiddetto “carrello della spesa”, ovvero il sottoinsieme dei prodotti alimentari per la cura della casa e della persona, che frena dal 10,5 al 10,2 per cento, mantenendosi però ben al di sopra dell’andamento generale.

La tendenza positiva dell’inflazione, a luglio e nei mesi precedente, si deve alla discesa dei prezzi energetici, pur se con qualche oscillazione.

Lo stesso fenomeno che già nel primo trimestre dell’anno aveva creato sul piano statistico un incremento del reddito reale delle famiglie italiane, dopo la diminuzione del periodo precedente. Un +3,3 per cento che ora l’Ocse confronta con gli andamenti delle altre economie, verificando che la crescita tricolore è risulta la maggiore nell’ambito del G7, a fronte di una media dello 0,9. Ci sono anche Paesi che per dinamiche interne di prezzi e salari hanno fatto segnare un calo del reddito, a partire dalla Germania (-1%).

L’EVOLUZIONE

«La dinamica dell’inflazione, ancora fortemente influenzata dall’evoluzione dei prezzi dei beni energetici - spiega l’istituto di statistica - riflette anche il rallentamento su base tendenziale dei prezzi dei prodotti alimentari lavorati (che tuttavia restano su ritmi di crescita relativamente sostenuti) e dei servizi». Rallenta, inoltre, l’inflazione di fondo, quella calcolata senza energia e alimentari freschi, che a luglio si attesta al +5,2% dal precedente 5,6. Si tratta di un dato importante perché questo è l’indicatore a cui guarda la Banca centrale europea nelle sue decisioni sui tassi di interesse che - come è stato confermato anche ieri nel Bollettino uscito a Francoforte - saranno basate sui numeri disponibili nelle prossime riunioni.

Entrando più nel dettaglio, la decelerazione del tasso di inflazione, sottolinea l’Istat, si deve in prima battuta al rallentamento della crescita tendenziale dei prezzi dei servizi relativi ai trasporti (da +4,7% a +2,4%), dei beni energetici non regolamentati (da +8,4% a +7,0%), degli alimentari lavorati (da +11,5% a +10,5%) e, in misura minore, di quelli degli altri beni (da +4,8% a +4,5%) e all’ampliamento della flessione su base annua degli energetici regolamentati (da -29,0% a -30,3%). Questi effetti sono stati solo in parte compensati dalle tensioni al rialzo dei prezzi degli alimentari non lavorati (da +9,4% a +10,4%) e di quelli dei servizi relativi all’abitazione (da +3,5% a +3,6%). Si attenua la crescita su base annua dei prezzi dei beni (da +7,5% a +7%) e quella relativa ai servizi (da +4,5% a +4,1%), portando il differenziale inflazionistico tra il comparto dei servizi e quello dei beni a -2,9 punti percentuali, da -3 di giugno. Si raffredda anche la dinamica dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto (da +5,7% a +5,5%).

LA STABILITÀ

Guardiamo ora agli andamenti su base mensile, la cui media come abbiamo visto evidenzia una variazione nulla. Questa stabilità sul piano congiunturale dell’indice generale risente delle dinamiche opposte di diverse componenti: da una parte, la crescita dei prezzi degli alimentari lavorati (+0,6%), dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona e dei servizi relativi ai trasporti (+0,4% entrambi, per effetto anche di fattori legati alla stagionalità), dei beni non durevoli e dei servizi vari (+0,3% entrambi); dall’altra, la diminuzione dei prezzi degli energetici sia regolamentati (-1,8%) sia non regolamentati (-1,3%), degli alimentari non lavorati (-0,8%) e dei tabacchi(-0,6%).
L’inflazione acquisita per il 2023, ovvero quella che si registrerebbe a fine anno in caso di andamento piatto nei prossimi mesi, rimane stabile a +5,6% per l’indice generale e si attesta a +5,1% per la componente di fondo. Infine l’indice armonizzato dei prezzi al consumo (Ipca), quello utilizzato a livello europeo, diminuisce dell’1,6% su base mensile, a causa dei saldi estivi di cui l’indice generale italiano non tiene conto, e aumenta del 6,3% su base annua (in decelerazione da +6,7% di giugno).

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