Covid, da Catania gli ospedali mobili: «Così li montiamo in solo 2 ore con Tac e radiologia»

Covid, da Catania gli ospedali mobili: «Così li montiamo in solo 2 ore con Tac e radiologia»
di Rosario Dimito
4 Minuti di Lettura
Domenica 8 Novembre 2020, 12:01 - Ultimo aggiornamento: 12:09

«GGG ha pensato di realizzare i dispositivi di diagnostica non invasiva, quindi Tac e Radiologia mobili, per le diagnosi specifiche in modo da alleggerire il carico degli ospedali già sovraffollati evitando di spostare i pazienti». Giovanni Grasso jr, ingegnere, docente di ingegneria all’Università di Catania, è esponente della terza generazione della famiglia, fondatrice nel capoluogo siciliano - tramite il nonno Giovanni - della Giovanni Grasso Garaffo, nata nel 1962 per fabbricare trasformatori e che da allora ha compiuto altre tre riconversioni. Oggi produce presidi sanitari mobili che stanno facendo da supporto a varie strutture del centro e del settentrione nella lotta al coronavirus.

IL RACCONTO

«Pensate alla complessità ed onerosità della realizzazione degli ospedali Anti-Covid in ambito edile e trasferite lo sforzo tecnico e produttivo che è stato necessario per tradurli in dispositivi mobili, indipendenti da ogni forma di allacciamento a rete ed autosufficienti, immediatamente disponibili e trasferibili in soli due giorni da un estremo della penisola all’altro», prosegue Giovanni jr che è socio operativo dell’azienda di cui suo padre Francesco è presidente e ad, insieme a Domenico. Giovanni jr ha due fratelli (Giulia e Giorgio), soci come lui ma essi senza compiti operativi. «Un ospedale COVID che si monta in sole 2 ore. Un sogno che diventa realtà e offre una soluzione ai medici e speranza per chi ha immediatamente bisogno di assistenza». L’ingegnere illustra l’attività in corso in queste settimane febbrili.

LE CARATTERISTICHE

«I veicoli sono tali da riuscire a montare fino a 80 posti letto, quindi 20 moduli di terapia intensiva da 4 posti ciascuno in un unico sito (20x4=80), per esempio un campo di calcio o una piazza in soltanto due ore di tempo. Capite bene che diventa drammaticamente utile pensare di “parcheggiare un ospedale” e già dopo 2 ore averlo operativo per i pazienti ricoverati con a loro servizio anche le strutture di diagnostica necessarie alla patologia in corso. Avete capito bene un ospedale in 2 ore». Un lavoro che richiede un impegno estenuante. «Siamo stremati, ma felici del risultato. Abbiamo lavorato in condizioni difficili per consentire a tutte le strutture che ne hanno necessità l’immediata disponibilità di oggetti strettamente legati all’emergenza covid, cercando offrire il nostro contributo all’insegna del nostro motto “l’innovazione per vocazione”».

Ma come mai da Catania che in febbraio, quando ha iniziato lentamente a diffondersi il Covid-19 vi siete concentrati sulle attrezzature per l’emergenza?
«Abbiamo voluto serrato le fila e immaginato uno scenario strategico in cui risultasse necessario a fronteggiare immediatamente tutte le necessità sanitarie che questa pandemia impone» prosegue Giovanni Jr. «Abbiamo operato quindi distinguendo l’urgente dallo strategico.

In una prima fase è stato realizzato un nuovo modello di ambulanza capace di una rianimazione intensiva e di biocontenimento di altissimo livello. Nel frattempo tutto lo staff tecnico ha ipotizzato lo scenario che segue il flusso clinico del paziente dal tampone ed il triage in avanti, e per questo sono stati progettati appositi container-ambulatorio (rimorchiabile con normale auto o trasportabile su camion) con la possibilità di avere il personale medico all’interno in ambiente confortevole ed i pazienti accolti attraverso una tenda per il tempo strettamente necessario al triage o al tampone. Il secondo passo - dice sempre il manager-professore siciliano - dopo quello delle ambulanze di cui abbiamo già parlato in precedenza sono state le unità di terapia intensiva mobile: ciascuna unità consente di ospitare fino a 4 pazienti contemporaneamente oltre ai medici. Queste unità non hanno alcuna necessità di allacciamenti, sono autosufficienti, veri e propri ospedali “da campo”: hanno cioè al loro interno acqua, luce (con generatore), servizi igienici, ossigenoterapia, filtri per ambienti contaminati e quant’altro necessario a mantenere in terapia intensiva tutti i pazienti ricoverati. Il veicolo accoglie inoltre una tenda autogonfiabile istantanea, custodita in apposito vano quando smontata, che consente il triage o il tampone in locale esterno, ma annesso, all’unità stessa».

© RIPRODUZIONE RISERVATA