Il caso coinvolge la società pubblica ungherese Nemzeti Mobilfizetesi Zrt che dal 2014 gestisce il sistema nazionale di pagamento mobile, il cui utilizzo è obbligatorio per il pagamento delle tariffe per il parcheggio pubblico, per l'utilizzo della rete stradale, per il trasporto di persone e per tutti gli altri servizi offerti da un organismo statale.
Per la Corte europea quindi le misure ungheresi sono incompatibili e costituiscono una restrizione sproporzionata al principio della libera prestazione dei servizi.
© RIPRODUZIONE RISERVATA