Ue-Canada, sì all'accordo di libero scambio Ceta. Proteste

Ue-Canada, sì all'accordo di libero scambio Ceta. Proteste
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Mercoledì 15 Febbraio 2017, 17:37 - Ultimo aggiornamento: 19 Febbraio, 09:10
Con 408 voti favorevoli, 254 contrari e 33 astensioni il Parlamento europeo ha approvato oggi a Strasburgo il Ceta (Comprehensive Economic and Trade Agreement), l'accordo di libero scambio fra Ue e Canada.

«Questo è un accordo che riguarda anche i nostri valori», ha affermato, intervenendo nella plenaria di Strasburgo prima del voto la Commissaria Ue al commercio Cecilia Malmstrom. «Il Canada - ha insistito - è un paese democratico che condivide gran parte dei nostri valori, hanno un settore pubblico forte e sono impegnati con noi per lavorare per modellare la globalizzazione». Nel suo discorso. Malmstrom ha voluto sottolineare i benefici per le pmi, soprattutto del settore tessile e calzaturiero, ha promesso a breve delle misure di tutela per il settore bovino, rispondendo ad una preoccupazione francese, e ha sottolineato la trasparenza assicurata dal metodo negoziale adottato con il Canada. «Capisco posizioni diverse - ha concluso - ma dire che il Ceta è un colpo di Stato è eccessivo». 

«E' una eccellente notizia che apre prospettive per l'ulteriore rafforzamento delle relazioni economiche commerciali tra il Canada, da un lato, e Ue e Italia dall'altro», affermarlo in una nota è il ministro dello Sviluppo economico Carlo
Calenda sottolineando che il voto «rappresenta un importante esercizio di controllo democratico da parte del Parlamento Ue, l'Istituzione che i Trattati, firmati da tutti i Paesi Ue, identificano come espressione della volontà popolare dei cittadini europei». 

I vantaggi per il nostro Paese, aggiunge, «saranno numerosi e importanti: accesso al mercato agroalimentare per i prodotti sensibili (ad iniziare dai formaggi che godranno di una quota aggiuntiva); eliminazione dei dazi ad valorem sui prodotti a base di zuccheri o cacao, pasta e biscotti, frutta e verdura; eliminazione tariffaria e rimozione di altre importanti barriere tariffarie per vini e liquori; più in generale, abbattimento di dazi su beni di rilievo per il nostro export come macchinari industriali (fino al 9,5%), mobili (fino al 9,5%), calzature (fino al 20%); riconoscimento (sebbene con alcune differenze di trattamento) per 41 IIGG italiane (su un totale di 171 europee), un risultato straordinario se si considera la differenza di approccio al tema delle IIGG e dei marchi registrati da cui era partito il negoziato; Regole di Origine basate sugli standard europei che favoriranno le nostre esportazioni; accesso all'80% del mercato degli appalti pubblici nei settori energia e utilities, l'accesso più ampio mai concesso dal Canada ad un paese terzo ed altro ancora». 

Proteste ci sono state fuori dall'emiciclo di Strasburgo con movimenti, sindacati e agricoltori contrari al trattato che hanno esposto frutta locale nelle cassette e striscioni anti globalizzazione all'ingresso del Parlamento. A loro parere l'intesa metterebbe a rischio le produzioni locali europee. Simbolo della protesta, un enorme cavallo di Troia gonfiabile, cui i manifestanti paragonano il Ceta. A loro dire, infatti, consentirebbe di fare entrare in Europa prodotti attualmente vietati come gli ogm, ma consentiti nel mercato nord americano.

Insomma il Ceta è visto dai favorevoli come una prima risposta a Trump in nome della battaglia al protezionismo e dai contrari come un attentato agli standard sociali ed ambientali europei. Un accordo partito in sordina, fratello povero del più famoso Ttip imbastito e già naufragato con gli Usa, e assurto alle luci della cronaca comunitaria come nuovo simbolo del futuro delle politiche commerciali comunitarie.

«Il voto rappresenta anche la risposta alla politica di Donald Trump», ha detto il capogruppo popolare Manfred Weber, «invece di protezionismo vogliamo collaborazione, invece di lasciare che la globalizzazione proceda senza di noi vogliamo modellarla con i nostri standard e le nostre norme di alto livello». «Ci dicono che bisogna sostenere il Ceta perché c'è Trump, prima dicevano che bisognava farlo perché c'era Obama», ribatte la socialista belga Maria Arena. «Trump o Obama, poco cambia: per gli ultraliberali bisogna sostenere questi tipo di accordi, noi non votiamo contro il Ceta non perché siamo dei protezionisti ma perché difendiamo i nostri valori ambientali e sociali».

Il capogruppo dei Socialisti Gianni Pittella ha invece votato sì, come gran parte della delegazione italiana. Il Pd si è spaccato però anche in Europa, con 13 eurodeputati che hanno votato sì e 8 contro. «Per la prima volta sono stati riconosciuti 176 prodotti a indicazione di origine - ha ricordato Paolo De Castro - e anche se i 41 italiani sono una percentuale per qualcuno troppo bassa rispetto ai 230 totali tra Dop e Igp, rappresentano comunque quasi la totalità delle esportazioni agroalimentari in Canada».

Contrari, oltre a una parte di socialisti, anche verdi e comunisti da un lato ed euroscettici ed eurofobici dall'altro, guidati sul fronte italiano dal leghista Matteo Salvini e dal leader di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni.

«Dopo un percorso controverso che rischiava di minare l'efficacia di un accordo commerciale strategico per l'industria italiana, il voto di oggi rappresenta un importante traguardo per le imprese europee e canadesi». Così la vicepresidente per l'Europa di Confindustria, Lisa Ferrarini. «Con il vento del protezionismo che soffia sempre più forte era fondamentale che l'Europa battesse finalmente un colpo in favore del libero commercio», prosegue Ferrarini, sottolineando che «per la nostra industria si aprono grandi opportunità: il mercato canadese è determinante per numerosi settori».

I produttori canadesi - protesta la Coldiretti - potranno continuare ad utilizzare il termine Parmesan ma anche produrre e vendere, come già fanno, Gorgonzola, Asiago, Fontina dove dovrà essere aggiunta l'indicazione Made in Canada, ma finalmente entrerà sul mercato canadese il prosciutto di Parma Dop fino ad ora precluso, in coesistenza però con quello dell'azienda privata che ne ha registrato il marchio. 

Secondo Greenpeace il sì al Ceta invece «pone il Parlamento europeo dalla parte sbagliata della storia. Nonostante il voto odierno, la ratifica del Ceta da parte di tutti i Parlamenti nazionali e regionali degli Stati membri resta alquanto improbabile. La richiesta al Parlamento italiano è di votare un chiaro no a questo pericoloso accordo», ha detto in un comunicato Federica Ferrario, di Greenpeace Italia.

Anche Slow Food chiede quindi al governo italiano di non ratificare il Ceta. «Ancora una volta - spiega Gaetano Pascale, presidente per l'Italia dell'associazione della chiocciolina - siamo di fronte a un trattato che intende affermare gli interessi della grande industria, a scapito sia dei cittadini sia dei produttori di piccola scala». Petrini sostiene poi che l'accordo «innesca una guerra al ribasso che porta al baratro chi produce bene. Queste misure fanno esclusivamente il gioco della grande industria e della speculazione finanziaria».

Con l'entrata in vigore del Ceta «sarebbero tutelati soltanto 173 dei 1.300 prodotti alimentari a indicazione geografica, 2.800 vini e 330 distillati - spiega Petrini - Alcune denominazioni di origine legati al territorio e con una tecnica produttiva tradizionale potrebbero essere tranquillamente imitati oltreOceano senza essere passibili di alcuna sanzione. Ma questo - precisa Petrini - non è un discorso protezionista nei confronti dei contadini europei, perché per altre filiere vale al contrario. Nel caso del latte, per esempio, che in Europa soffre a causa della sovrapproduzione e prezzi troppo bassi, il Ceta aprirebbe il mercato canadese ai prodotti lattiero-caseari europei provocando una caduta dei prezzi oltreoceano e di conseguenza un peggioramento delle condizioni di vita degli allevatori».  

Strasburgo oggi ha approvato oggi anche l'Accordo strategico di partenariato Ue-Canada. L'intesa, passata con 506 voti a favore, 142 contrari e 43 astensioni, completa l'Accordo commerciale ed ha l'obiettivo di intensificare la cooperazione bilaterale UE-Canada per una vasta gamma di questioni non commerciali, quali la politica estera e di sicurezza, la lotta al terrorismo, la lotta alla criminalità organizzata, lo sviluppo sostenibile, la ricerca e la cultura.



 
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