Autonomia, un’altra bocciatura: «Divari e ostacoli alle imprese». Il dossier dell’Ufficio parlamentare​

«Prevedendo maggiori entrate alle Regioni ricche, meno fondi per le pensioni pubbliche»

Autonomia, un’altra bocciatura: «Crea divari e ostacoli alle imprese». Il dossier dell’Ufficio parlamentare
di Luca Cifoni
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Giovedì 22 Giugno 2023, 00:06 - Ultimo aggiornamento: 23 Giugno, 15:41

Effetti distorsivi sulle scelte delle imprese in materia di investimenti e, di conseguenza, possibile aggravamento dei divari territoriali che già esistono, ai quali se ne potrebbero anzi aggiungere di nuovi. Ma anche ostacoli per la mobilità dei lavoratori e per il riconoscimento delle loro specifiche professionalità. Minori risorse disponibili per finanziare capitoli di spesa come la previdenza e per permettere allo Stato di esercitare la sua funzione di redistribuzione. E addirittura indebolimento della capacità del governo centrale di intervenire in situazioni di emergenza, mettendo insieme le risorse necessarie.

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I DUBBI

Il linguaggio è misurato e tecnico, ma gli ulteriori approfondimenti forniti dall’Ufficio parlamentare di Bilancio sul disegno di legge in materia di autonomia differenziata (a seguito della richiesta della commissione Affari costituzionali del Senato) mettono in fila una serie di criticità tali da far sorgere più di un dubbio sull’intero progetto. Al punto che lo stesso ministro Calderoli ha fatto sapere in serata di «aver letto con attenzione la nota» e di voler dare con le prossime proposte emendative «adeguate risposte» ad alcune osservazioni. Osservazioni che si aggiungono a quelle, problematiche, giunte dalla Banca d’Italia nella giornata di lunedì.
La prima risposta riguarda la quantificazione delle risorse statali potenzialmente coinvolte nell’attuazione dell’autonomia differenziata.

Per i tecnici dell’Upb si tratta di un esercizio «che può essere effettuato solo dopo l’esplicitazione di scelte politiche sulle funzioni trasferibili e sugli eventuali relativi Lep (livelli essenziali delle prestazioni)». Insomma c’è il rischio di un salto nel buio, con potenziali effetti sulla qualità dei servizi offerti a i cittadini. La necessità di definire con attenzione proprio i Lep è esemplificata nel documento in riferimento alla diffusione di classi a tempo pieno nella scuola: i dati attuali evidenziano una fortissima differenziazione tra le varie Regioni, con quelle del Mezzogiorno che risultano in generale penalizzate.

Un tema esaminato con particolare attenzione è quello relativo al coordinamento tra i diversi livelli di governo, in un assetto come quello che si verrebbe a creare con l’attuazione dell’autonomia differenziata. L’Upb osserva che «qualora le Regioni ad autonomia differenziata assumessero il controllo su quote significative della spesa pubblica e del gettito dei tributi, potrebbe in generale risultare indebolita la capacità del governo centrale di rispondere in maniera tempestiva a necessità urgenti che si manifestassero, come accaduto negli ultimi anni, a livello sia nazionale sia sovranazionale». Inoltre le Regioni «con basi imponibili più dinamiche» (in altre parole quelle più ricche) una volta fissate le aliquote di compartecipazione al gettito tributario potrebbero ritrovarsi nel tempo con entrate superiori alle spese relative alle funzioni che sono state trasferite. Un surplus sottratto al governo centrale con conseguenze potenzialmente pesanti per il resto del Paese. Ovvero «minori risorse per finanziare funzioni non trasferibili di particolare rilevanza quali, ad esempio, la previdenza sociale, anche alla luce delle pressioni che saranno generate dal progressivo invecchiamento della popolazione e una minore capacità del governo centrale di attuare politiche di stabilizzazione del ciclo e di redistribuzione del reddito».

LA FRAMMENTAZIONE

Ma al di là degli aspetti finanziari, la frammentazione delle regole tra centro e periferia «potrebbe avere effetti distorsivi sulla localizzazione e sulla scelta degli investimenti delle imprese – aggravando gli esistenti divari territoriali o potenzialmente creandone di nuovi – e comporterebbe difficoltà e ulteriori aumenti dei costi di adempimento per le imprese che operano su scala multi-regionale».

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