Caccia grossa all'uranio: è il cardine della transizione green dell'Europa

Il prezzo è arrivato a sfondare i 70 dollari a libbra

Caccia grossa all'uranio: è il cardine della transizione green dell'Europa
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Mercoledì 4 Ottobre 2023, 16:23 - Ultimo aggiornamento: 5 Ottobre, 06:00

Per oltre un decennio il prezzo dell’uranio ha viaggiato tra i 20 e i 25 dollari per libbra.

Ma ora che l’Europa l’ha inserito nella lista di attività economiche eco-compatibili previste dal Green Deal europeo, la caccia è già partita. L’energia atomica di nuova generazione – ormai è chiaro al mondo delle utilities – è destinata a giocare un ruolo nella transizione energetica, seppure nel lungo periodo. Ecco perché il prezzo è arrivato a sfondare i 70 dollari a libbra, sui massimi da oltre 12 anni. Complessivamente, da inizio anno, i prezzi spot sono cresciuti di circa il 43% posizionando l’uranio come una delle materie prime più performanti del 2023. Del resto, si tratta di un’industria di difficile accesso per gli investitori: i bassi prezzi storici hanno ridotto nel tempo l’esplorazione di nuovi siti di estrazione e l’offerta, così la produzione mineraria – concentrata in Kazakistan, Canada e Namibia, con l’Australia che detiene le maggiori risorse – è scesa al 25% al di sotto della domanda. Ma ora potrebbe essere arrivato il momento di tornare a investire sull’uranio anche per gli investitori finanziari. Ma vediamo cosa sta succedendo. Mentre il rally del minerale nel 2006-2007, che aveva portato il prezzo fino a 137 dollari a libbra, era stato guidato principalmente dagli hedge fund, l’attuale fase rialzista è guidata soprattutto dagli acquisti a termine di utility e selezionati produttori, spiega Marco Mencini, di Plenisfer Investments sgr. Dunque una crescita più sana, sostenibile e di ampia portata. In particolare, le utility si sono riaffacciate sul mercato dopo due anni di sostanziale stop. Nel solo primo semestre dell’anno in corso le utility hanno siglato contratti di acquisto a lungo termine di uranio per 107 milioni di libbre, valore ai massimi da 10 anni e che si confronta con i 125 milioni dell’intero 2022, secondo il Term Contracting Review.

Questo trend dovrebbe proseguire nei prossimi mesi sostenuto dal bisogno delle utility di gestire scorte in esaurimento: si stima che le scorte su cui contano le società statunitensi copriranno il loro fabbisogno solo per circa due anni, mentre quelle delle europee arriveranno a circa tre anni, secondo UxC. Dunque, le utility dovranno portare gli acquisti dagli attuali 150 milioni di libbre all’anno a oltre 250 milioni. Il che vuol dire un deficit dell’offerta globale cumulata stimabile a 1,5 miliardi di libbre entro il 2040. Con l’uranio destinato a superare il costo marginale di produzione, oggi pari a 75/80 dollari a libbra.

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