Icocervo Iri o Gepi? No, nel futuro di Cdp c'è un fondo sovrano

Icocervo Iri o Gepi? No, nel futuro di Cdp c'è un fondo sovrano
di Rosario Dimito
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Martedì 22 Dicembre 2020, 12:26 - Ultimo aggiornamento: 12 Maggio, 15:30

Qualcuno la paragona a qualcosa di simile a un ircocervo, l’animale mitologico che ispirò la celebre definizione di Mediobanca proposta da Enrico Cuccia. Secondo altri, Cassa depositi e prestiti potrebbe invece somigliare a una combinazione tra Iri e Gepi. Un accostamento che però il suo amministratore delegato Fabrizio Palermo, al timone da luglio 2018 e fautore di una rapida e profonda trasformazione della Cassa, rifiuta con ragione. La Cdp odierna è infatti assai lontana a quei modelli partecipativi che tanto sono costati agli italiani; somiglia più a una macchina con motore pubblico e andatura da privato che penetra nei territori in cerca di attività imprenditoriali da lanciare o rilanciare. Un portafoglio gonfio di partecipazioni strategiche che producono profitti (Eni, Poste, Italgas, Snam, Terna, Tim, Saipem, Fintecna e Fincantieri etc), oltre a quote rilevanti di infrastrutture finanziarie come Borsa Italiana o Nexi, Cdp è ormai più simile a un fondo sovrano che ad altro. E se il Parlamento in questa fine d’anno approvasse, come probabile, il decreto di costituzione di Patrimonio Rilancio (detto anche il “bazooka” di Cdp) con una dote da 44 miliardi, la metamorfosi di Cassa sarebbe completa. Con in più il vantaggio che la sua contabilità non rientra in Eurostat e quindi nel debito pubblico-monstre italiano: ciò è un gran vantaggio per chi deve fare investimenti a debito. Il bazooka servirà da sostegno e rilancio per le imprese medio-grandi che abbiano alcuni requisiti: più di 50 milioni di ricavi, sede in Italia, con possibilità di ricomprendere quelle dove lo Stato ha il 10%, e non rivestano natura finanziaria, bancaria, assicurativa. Per essere ammissibili, inoltre, le imprese devono essere considerate strategiche per l’economia e per il lavoro. Sono dieci i settori strategici: difesa, sicurezza, infrastrutture, trasporti, comunicazione, energia, ricerca, innovazione ad alto contenuto tech, turistico-alberghiero, agroalimentare e distribuzione, gestione di beni culturali e artistici.

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GLI STRUMENTI

 Restano fuori, però, le imprese che al 31 dicembre 2019 risultavano già in difficoltà.

Il bazooka sarà operativo appena possibile attraverso tre strumenti diversi - due dei quali “a mercato”, vale a dire secondo regole dettate da valutazioni di tipo economico patrimoniale - che permettono la sottoscrizione di aumenti di capitale o di prestiti obbligazionari convertendo, convertibili e subordinati. In Via Goito, dove ha sede Cdp, le riunioni informali dedicate ad approfondimenti specifici sulle potenzialità del bazooka e sul perfezionamento degli strumenti da utilizzare hanno occupato non poco tempo negli ultimi mesi dell’anno. Il primo di questi strumenti rientra nel Temporary framework della Ue, che ammette deroghe al tema degli aiuti di Stato per finanziare imprese in crisi a causa dell’emergenza sanitaria. In questo ambito sono previsti interventi di Cdp con una size minima di 100 milioni in occasione della sottoscrizione di aumenti di capitale e di 1 milione per uno dei tre tipi di bond. Degli altri due strumenti “a mercato”, il primo si chiama Fondo nazionale strategico e può entrare, a discrezione dello Stato, in imprese che rispettino certi requisiti con investimenti di rilancio: Cassa può versare da 25 milioni in su in operazioni di rafforzamento patrimoniale oppure sottoscrivere una tranche minima di 1 milione di uno dei tre tipi di prestiti obbligazionari. L’ultimo strumento permette l’iniezione di liquidità in imprese in turnaround, cioè che si trovano in un momentaneo stato di difficoltà ma che grazie all’iniezione rigenerante di Cdp, possono rilanciare la loro attività. Per questa tipologia di imprese l’intervento può avvenire con la sottoscrizione di aumenti di capitale a partire da 250 milioni se l’operazione avviene direttamente oppure da 30 milioni in su se indiretto, cioè tramite un fondo partecipato. Questo è lo schema finale del bazooka pubblico che, dopo il via libera parlamentare, deve essere recepito in un regolamento di Cassa che ne definisca anche la governance. Con una sensibilità: il cda di Patrimonio Rilancio non potrà prevaricare gli organi della controllante Cdp. 

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