Il risultato è stato l’annuncio di oggi. A sorpresa è partita la procedura di mobilità per 1.426 persone, sui circa 12.000 dipendenti in tutta Italia, distribuite in maniera omogenea tra nord, sud e centro Italia (e non, invece, concentrati al sud, come inizialmente previsto). Un «atto unilaterale» per i sindacati, che hanno esitato a proclamare una giornata di scioperp in tutta Italia per il 9 maggio. Senza escludere mobilitazioni anche prima di quella data.
Procedura per i licenziamenti collettivi alla mano, adesso ci sono 45 giorni di tempo per cercare di riavviare una trattativa, a cui si aggiungono 30 giorni tecnici per la convocazione al ministero. Ma non sarà facile trovare un punto da cui ripartire dopo la brusca rottura di marzo.
La battuta d’arresto era scattata di fronte alla richiesta del gruppo francese che 11.422 dipendenti e ha 51 sedi nel Paese di procedere a deroghe al Contratto nazionale in materia di demansionamento, rinuncia alla quattordicesima mensilità strutturale per il sud e temporanea per i punti vendita del nord, oltre alla sospensione degli scatti di anzianità e del contratto integrativo. I sacrifici maggiori sembravano concentrati al Sud, in particolare in Campania dove si concentrano 5 ipermercati. E dove continuano a concentrarsi i tagli maggiori, visti i 320 licenziamenti previsti da attuare in soli 5 ipermercati: Nola, Pompei, Giugliano, Mugnano e Napoli-via Argine.
Numeri a cui bisogna aggiungere i circa 80 appena attuati a Pompei e a Mugnano attraverso la mobilità incentivata.
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