«Terremoto Centro Italia, puntare sulle attività di nicchia o sarà spopolamento»

Rimozione delle macerie ad Amatrice
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Martedì 8 Maggio 2018, 15:58 - Ultimo aggiornamento: 9 Maggio, 13:09
Sviluppare la filiera agroalimentare di comparti di nicchia, come la canapa e del latte ovicaprino. Puntare sulla bellezza del territorio e dei borghi dell'area dell'Appennino centrale sviluppando il mercato della sharing holiday delle seconde case. Ricreare le competenze artigianali per la lavorazione delle calzature per il mercato dell'extra
lusso, con un'Accademia pubblico-privata per la formazione. Sono alcune delle attività che potrebbero essere sviluppate con successo per invertire il declino economico delle aree colpite dal terremoto in Centro Italia del 2016, proposte da Nomisma, che ha compiuto un'analisi delle necessità e uno studio di fattibilità col progetto "Ripartire dopo il sisma". «Abbiamo un territorio interessato dallo spopolamento già prima del terremoto - osserva il presidente di Nomisma, Piero Gnudi - se non riusciamo ad attrarre e a far ripartire l'economia, queste zone del Paese ne giro di pochi anni saranno completamente spopolate».

Lo studio è stato presentato alla presenza di Paola De Micheli, commissario di governo per la ricostruzione. Nel testo viene messo in evidenza che l’area colpita dal sisma abbraccia un territorio composto prevalentemente da piccoli comuni. Dei 140 municipi coinvolti la gran parte è sotto i 5mila abitanti e molti non raggiungono i 1000 residenti. Il livello di pendolarismo è elevato: oltre 1 residente su 3 (34,1%) si sposta giornalmente per motivi di studio o lavoro e in 87 dei 140 comuni lo spostamento interessa oltre il 50% del target di popolazione. In relazione al mercato del lavoro, si rilevano situazioni maggiormente critiche, con tassi di disoccupazione superiori alla media italiana, in corrispondenza delle zone più interne del reatino, nei comuni del ternano, in parte dei comuni interni del teramano e dell’ascolano. L’area del cratere è un territorio mediamente povero in cui i livelli di reddito risultano al di sotto degli standard nazionali (in 47 comuni il reddito medio per contribuente non raggiunge i 15.000 euro annui).
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