Matteo Renzi, quando ha illustrato a Milano il suo piano triennale per il Fisco, ha designato come anno delle imprese il 2017, quando l’Ires, la tassa sugli utili delle aziende, dovrebbe essere tagliata dal 27,5% al 24%, al di sotto del prelievo della Spagna, citato dallo stesso premier come esempio virtuoso.
Ma questo non vuol dire che una parte di questo percorso non possa essere anticipato già con la finanziaria di quest’anno. Da una settimana i tecnici del ministero dell’Economia sono al lavoro per fare alcune simulazioni e capire quanto potrebbe costare la misura per i conti pubblici.
LA DOPPIA STRADA
Di ipotesi sul tappeto ce ne sarebbero sostanzialmente due. La prima è anticipare alle sole imprese del Mezzogiorno il taglio dell’Ires. Una misura che farebbe il paio con quella proposta dal vice ministro all’Economia, Enrico Morando, che prevede di rifinanziare la decontribuzione per le nuove assunzioni solo nel Sud. In questo modo il governo avrebbe due solidi pilastri sui quali poggiare il piano di rilancio del Mezzogiorno annunciato dallo stesso Renzi.
I costi non sarebbero insostenibili. Il gettito Ires delle imprese meridionali vale il 10% circa dei 35 miliardi totali che l’imposta garantisce ai conti pubblici. Dunque un taglio delle tasse sugli utili di queste ultime potrebbe costare solo qualche centinaio di milioni. Nulla di insostenibile dunque in una manovra di finanza pubblica che potrebbe superare anche i 30 miliardi di euro.
LE SIMULAZIONI
In realtà, accanto a questa ipotesi, i tecnici stanno valutando anche un’altra possibilità: quella di anticipare la manovra sull’Ires alle imprese medio piccole. In questo caso, però, sarebbe difficile scendere in un sol colpo fino al 24%, perché il mancato gettito per lo Stato sarebbe decisamente cospicuo. Ma un piccolo assaggio delle misure previste per il 2017 potrebbe essere sostenibile. Quella di un anticipo della manovra sull’Ires, tuttavia, non è l’unica delle opzioni sul tappeto. Alcuni consiglieri del premier, per esempio, propenderebbero per alte misure. A iniziare da una sorta di super-Sabatini, ossia sgravi fiscali più incisivi per sostenere le imprese che investono.
La Sabatini, che prevede uno sconto d’imposta sull’acquisto di nuovi macchinari, sta funzionando bene. Ed è stata finanziata lo scorso anno per un triennio con circa cinque miliardi di euro. L’idea sarebbe quella di allargare gli incentivi non solo agli investimenti “incrementali”, come è previsto oggi, ma a tutti i nuovi investimenti effettuati dalle imprese. Anche in questo caso si tratta di un’idea in una fase embrionale. Bisognerà aspettare ancora qualche settimana per entrare nei dettagli di queste proposte.
LE COPERTURE
Più chiaro invece, inizia ad essere il quadro delle coperture. Oltre ai 10 miliardi di spending review e ai 5-6 miliardi di euro che dovrebbero arrivare dalla flessibilità europea, ieri Padoan ha confermato che un aiuto alla manovra arriverà anche dalla maggiore crescita. Chiaro segnale che nella nota di aggiornamento del Def, il documetno di economia e finanza, la stima dello 0,7% di quest’anno sarà rivista al rialzo presumibilmente verso lo 0,8-0,9%, liberando così altri 3-3,5 miliardi di euro.
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