Riaperta la caccia alle risorse: si punta sul rientro dei capitali

Riaperta la caccia alle risorse: si punta sul rientro dei capitali
di Luca Cifoni
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Sabato 23 Maggio 2015, 06:12 - Ultimo aggiornamento: 08:29
ROMA - Finita un'emergenza, ne inizia un'altra. Dopo aver per così dire limitato i danni in materia di indicizzazioni delle pensioni, con un esborso di 2,2 miliardi quest'anno e poi 500 milioni l'anno a regime, il ministero dell'Economia deve trovarne in tempi rapidissimi altri 728; ma il conto potrebbe presto aumentare perché sempre dall'Unione europea è atteso il verdetto su un'altra misura sull'Iva, il cosiddetto split payment (pagamento separato) a carico dei fornitori della pubblica amministrazione. Un'altra novità introdotta con l'ultima legge di Stabilità e a sua volta “garantita” da una clausola di salvaguardia che prevede ugualmente l'aumento delle accise sulla benzina: vale 988 milioni. Senza contare che incombono altre sentenze della Corte costituzionale, a partire da quella sull'aggio di Equitalia. Dunque bisogna correre ai ripari. È probabilmente dato il tempo limitato a disposizione, il governo potrebbe optare per una soluzione transitoria. Ovvero indicare come copertura immediata, almeno per quest'anno, proventi dell'operazione di rientro dei capitali, la cosiddetta voluntary disclosure. Una voce che inizialmente era stata quantificata con grande prudenza, ma dalla quale il ministero dell'Economia si attende risorse sostanziali, dopo l'accordo fiscale con la Svizzera ed il chiarimento di alcuni dubbi interpretativi che fin qui hanno frenato le adesione dei possibili interessati, cittadini che hanno ancora posizioni non regolari all'estero.

REVISIONE DELLA SPESA

Il problema naturalmente sta nel fatto che la voluntary disclosure è la più classica delle una tantum: i suoi effetti si dispiegano di fatto per un solo anno. Mentre al contrario i minori introiti fiscali legati al venire meno dell'inversione contabile si riproporranno anche dopo il 2015. Per questo sarà necessario reperire le risorse finanziarie definitive con la legge di Stabilità, in analogia con quanto avvenuto per le pensioni. Per l'anno in corso il parziale ripristino dell'adeguamento all'inflazione per gli anni 2012 e 2013 ha già più che assorbito - sempre per quel che riguarda quest'anno il margine di manovra dato dal cosiddetto “tesoretto”, ovvero la differenza - pari a circa 1,6 miliardi - tra il disavanzo di bilancio tendenziale e quello meno ambizioso che il governo ha programmato. Il grande capitolo a cui il governo potrebbe guardare, volendo evitare a tutti i costi nuovi inasprimenti fiscali, è quello della revisione della spesa. Ma si tratta di un tereno complicato, visto che il gruppo di lavoro guidato da Yoram Gutgeld e Roberto Perotti per il prossimo anno deve ricavare da questa voce circa 10 miliardi, necessari per scongiurare l'applicazione di un'altra clausola di salvaguardia della legge di Stabilità: quella che prevede nel 2016 un incremento dell'Iva da 12,8 miliardi, destinato poi a lievitare ancora negli anni successivi.La situazione resta delicata sul fronte europeo. Anche se nel caso del reverse chiarge le grandezze in gioco sono più contenute di quelle virtualmente evocate dalla senza della Consulta in materia di previdenza, il nostro Paese deve a tutti i costi mantenere i propri impegni, evitando di avvicinarsi alla soglia del 3 per cento nel rapporto deficit/Pil. Il mancato rispetto degli obiettivi avrebbe conseguenze controproducenti, visto che l'Italia dovrebbe rinunciare ai margini di flessibilità faticosamente conquistati e concretamente ad alcuni miliardi da spendere.