Rete Telecom «rottamata». È giallo
Decreto cancella infrastruttura in rame

Rete Telecom «rottamata». È giallo Decreto cancella infrastruttura in rame
di Andrea Bassi
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Sabato 28 Febbraio 2015, 08:22 - Ultimo aggiornamento: 1 Marzo, 10:32
La rete in rame di Telecom, il doppino telefonico che arriva dentro le case, potrebbe essere «rottamata» dal governo. A Palazzo Chigi, dove Matteo Renzi ha deciso di istituire una cabina di regia sul piano per la banda ultralarga, gira la bozza di un decreto che potrebbe essere approvato già al consiglio dei ministri di martedì prossimo. La bozza, che Il Messaggero ha potuto visionare, prevede che dal 2030 la connessione a utenti e imprese da parte delle telecom, possa avvenire soltanto «attraverso reti di comunicazione elettronica a banda ultralarga». Il ministero dello Sviluppo avrebbe il compito di definire un piano pluriennale per stabilire i tempi e le modalità di spegnimento della rete di Telecom. Quest’ultima sarebbe anche obbligata a trasferire tutti i suoi clienti sulla rete ultraveloce ogni volta che in una determinata area l’infrastruttura sia stata completata.



A Telecom le mani verrebbero legate anche sui prezzi, imponendo «piena equivalenza» tra quelli praticati sul rame e quelli della fibra. La tecnologia imposta dal governo, dunque, sarebbe la cosiddetta «fiber to the home», il cavo che entra fin dentro casa. Se il piano del governo fosse confermato, per Telecom ci potrebbero essere serie conseguenze. La rete in rame, che ancora garantisce una buona profittabilità all’ex monopolista, verrebbe smantellata senza indennizzo. La società rischierebbe di perdere un asset che secondo le stime vale almeno 11 miliardi di euro e che è posto a garanzia del debito.



LA TRATTATIVA Dal ministero dello Sviluppo e da Palazzo Chigi, tuttavia, frenano. Segno che le diplomazie si sono rimesse al lavoro. Nel Consiglio dei ministri, spiegano, in realtà non è atteso un decreto legge, ma solo la presa d’atto del piano per la banda ultralarga del governo. Piano che dovrebbe prevedere un intervento dello Stato per 6,5 miliardi per favorire attraverso la defiscalizzazione degli investimenti lo sviluppo della fibra ottica per raggiungere l’obiettivo di una copertura dell’85% della popolazione con 100 Mega entro il 2020.



Accanto agli incentivi dal lato dell’offerta, ce ne sarebbero alcuni anche dal lato della domanda, con dei contributi a fondo perduto per chi passa dal rame alla fibra. Ulteriori misure potrebbero essere prese solo se nel 2018 ci si rendesse conto che lo sviluppo della banda ultralarga va a rilento. Insomma, la bozza di decreto fatta circolare ieri sembrerebbe essere più un tentativo di pressione su Telecom, che si è appena ritirata dal tavolo di trattativa per l’ingresso nel capitale di Metroweb, società nel cui capitale è presente anche il Fondo strategico della Cdp. Nello staff di Palazzo Chigi, il vice segretario generale della Presidenza Raffaele Tiscar, da sempre propende per uno spegnimento del rame.



Posizione sulla quale sarebbe allineato anche il sottosegretario alle Comunicazioni Antonello Giacomelli.
Su posizioni più distanti, di mercato, sarebbe invece Andrea Guerra, principale sponsor dell’operazione Telecom-Metroweb. Società quest’ultima che nella bozza di decreto dovrebbe assumere il controllo della rete di nuova generazione ribattezzata Ring.
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