Renzi vede Draghi e poi Napolitano: «Fondi Ue spesi male, faremo meglio»

Renzi vede Draghi e poi Napolitano: «Fondi Ue spesi male, faremo meglio»
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Mercoledì 13 Agosto 2014, 13:09 - Ultimo aggiornamento: 14 Agosto, 18:00
Gli operai e le operaie non stanno semplicemente costruendo un'opera, non solo padiglioni, ma stanno costruendo e restituendo l'orgoglio a un Paese che ne ha bisogno come il pane; ce la faremo, non lasceremo il futuro ai gufi e a chi scommette sul fallimento. Siamo al lavoro, sarà tutto pronto per il 1° maggio 2015». Lo ha detto Matteo Renzi parlando a Milano nel corso di una visita ai cantieri dell'Expo.



Intanto ieri c'è stato un faccia a faccia tra il premier e il presidente della Bce Mario Draghi nella casa di campagna di quest'ultimo a Città della Pieve. A riferirlo è stato oggi il Corriere dell'Umbria. «Sì ho visto Draghi, lo vedo spesso», ha confermato oggi il premier. Secondo il Corriere dell'Umbria un elicottero della presidenza del Consiglio è atterrato nel campo sportivo di Pò Bandino, a Città della Pieve, ieri alle 9 per ripartire alla volta di Roma due ore e mezza dopo. A bordo Renzi. Il velivolo è poi ripartito alle 11.30 quando - secondo il quotidiano - è stato nuovamente visto il premier. A Città della Pieve Draghi ha una tenuta di campagna alle porte del centro umbro.



L'incontro con Napolitano. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha ricevuto stasera a Castelporziano il presidente del Consiglio dei Ministri, Matteo Renzi, con il quale ha avuto un ampio scambio di vedute sul programma di attività di governo e sulla situazione internazionale.



Lo rende noto il Quirinale:
«Nell'incontro di questa sera il presidente del Consiglio ha riferito al capo dello Stato della sua telefonata con Barack Obama, dei recenti viaggi all'estero a cominciare» dal Cairo «e ha parlato delle decisioni che il governo prepara per l'economia e il lavoro nonchè del progetto per la riforma della giustizia».



Poi Renzi ha illustrato a Napolitano il progetto per la riforma della giustizia che conta di portare al Consiglio dei ministri del prossimo 29 agosto.



La visita al cantiere dell'Expo. Renzi ha visitato per la prima volta il cantiere dell'Expo a Rho Pero, alla periferia nord di Milano. La visita, sotto una pioggia battente, è iniziata al campo base con un'introduzione del commissario unico Giuseppe Sala per poi passare a osservare i lavori.



«Il governo spenderà meglio i fondi europei, darà più risorse alle infrastrutture. Palazzo Chigi ha già iniziato a toglierli alle regioni e a darli alle scuole.

Continueremo», ha continuato il premier. «Voi adesso vi siete accorti che c'è un problema di fondi strutturali, io ci ho fatto due primarie. Stiamo affrontando» le «difficoltà» che derivano dalla gestione passata, ha aggiunto Renzi: «I fondi europei l'Italia negli ultimi decenni li ha spesi peggio di come avrebbe potuto. Il nostro governo cercherà di cambiare il modello».



«I negoziati con Roma sull'accordo di partenariato per il 2014-2020 sono a fine. Per questo non c'è rischio che l'Italia possa perdere i 41 miliardi di fondi Ue della programmazione», ha detto oggi la Commissione Ue, riferendosi al rischio paventato in questi giorni sulla possibile perdita dei fondi. L'Ue «ringrazia le autorità per l'approccio costruttivo».



«Sulla base dell'intenso lavoro svolto in queste settimane posso affermare che siamo ormai prossimi alla chiusura del testo definitivo dell'Accordo di Partenariato a settembre, nel rispetto della tabella di marcia che ci eravamo dati», afferma il sottosegretario Graziano Delrio sull'intesa con la Commissione per i Fondi Ue.



No Gufi Day: è il titolo che il premier vuole dare al 1° maggio, giorno dell'inaugurazione dell'Expo di Milano. «Voglio scommettere che il 1° maggio quando presidente della Repubblica inaugurerà l'Expo sarà un grande giorno per il Paese», ha detto il premier: «So che dovrei essere prudente ma se dovessi essere pessimista farei un altro mestiere».



«L'ultimo tema di cui abbiamo bisogno è una discussione ideologica» sull'articolo 18, «possiamo evitarla riscrivendo tutti insieme la delega per la modifica dello statuto dei lavoratori», ha poi ribadito il premier parlando dello scontro sull'articolo 18.



La situazione è «drammatica», aveva detto ieri il premier, ma è «insopportabile», aggiunge, «l'idea che l'Italia sia una macchina sgangherata che non funziona». Le riforme, ha aggiunto, vanno avanti e il Paese può «ritrovare slancio» a dispetto di tutti i «profeti del pessimismo». È per questo che lui, alla guida di un governo di «ragazzacci», è al lavoro anche a ferragosto per far «partire i cantieri». Senza mandarle a dire o fare «sconti» a «burocrati, dirigenti, imprenditori, sindacalisti», ai giudici e anche alle banche.



Giovedì Renzi sarà a Napoli, Reggio Calabria e Termini Imerese, in visita a quelli che definisce senza mezzi termini i «luoghi del dolore», dove più si sentono gli effetti della crisi e della mancanza di lavoro. E da quei luoghi lancerà il messaggio che l'Italia può ripartire, anche grazie agli investitori stranieri che, assicura, mostrano segnali di rinnovato interesse per il nostro Paese.



Per capitalizzare quell'interesse e per andare in Europa a indicare e non più subire l'agenda, ha ribadito Renzi, occorrono le riforme. Interventi concreti, non dispute su «totem ideologici» come quella in cui vorrebbe trascinarlo Angelino Alfano. Perché il punto non è se cambiare o meno l'articolo 18, ma come riformare più in generale lo statuto dei lavoratori per tutelare i più giovani e chi è senza occupazione.



La tabella di marcia, assicura il premier, va avanti spedita. Tanto da aver già «ingolfato» il Parlamento di provvedimenti. Ma il punto non è tanto «andare dritto sull'accelerazione» bensì saper «frenare in curva». Fare le cose che servono, mettendo soldi su capitoli come la scuola e indirizzando bene il 2% di tagli alla spesa (in tutto 16 miliardi) che dovranno essere fatti con la manovra per il 2015. Con Cottarelli, assicura, «è tutto rientrato». Ora il punto è tagliare il cuneo fiscale ma non «per tutti», bensì per chi ne ha più bisogno, come si è già iniziato a fare con gli 80 euro, che Renzi proverà ad assicurare l'anno prossimo a una più ampia platea.



Il premier al Financial Times: «Porte aperte agli investitori stranieri». Il governo intende «spalancare le porte» agli investitori stranieri in Italia. Lo ha detto il premier Matteo Renzi in un'intervista al Financial Times.



«L'Italia è strana - dice Renzi nell'intervista - perchè c'è una parte della classe politica che dice 'non abbiamo nessun investimento stranierò e poi, quando gli investitori stranieri arrivano, si dice "ma così stai vendendo tutto". Beh, mi sembra una cosa folle, è un modo di comportarsi veramente assurdo. Io sono più felice quando vedo arrivare qui un grande investitore straniero che non quando vedo un normale investitore italiano. E non perchè io non sia patriottico, ma perchè per me conta il progetto industriale, non il passaporto», aggiunge il premier.



Il Financial Times osserva che l'approccio di Renzi potrà avere conseguenze significative per il futuro di Telecom e del sistema bancario italiano.