Pensioni sblocco graduale in due tempi per tutelare assegni bassi

Pensioni sblocco graduale in due tempi per tutelare assegni bassi
di Luca Cifoni
3 Minuti di Lettura
Martedì 5 Maggio 2015, 08:51 - Ultimo aggiornamento: 6 Maggio, 15:39
​Conciliare le ragioni dell’equità con quelle dei conti pubblici. L’obiettivo che si dà il governo, dopo la sentenza della Corte costituzionale che ha dichiarato illegittima la mancata rivalutazione delle pensioni negli anni 2012-2013, è riassunto nelle parole di Filippo Taddei, responsabile economico del Pd. Ma la partita non è solo italiana: l’Unione europea ha già fatto sapere che le minori risorse necessarie per rimborsare - almeno in parte - i pensionati e incrementare in via definitiva i loro trattamenti dovranno essere compensate con altre voci di importo equivalente, in modo da mantenere gli impegni presi dal Paese: proprio oggi Bruxelles diffonderà le stime economiche di primavera che contengono anche per quanto riguarda l’Italia una prima valutazione del percorso delineato nel Def (Documento di economia e finanza).



È abbastanza comprensibile quindi che il governo punti a limitare i danni, ovvero ripristinare gli aumenti parzialmente, venendo incontro alle indicazioni della stessa Consulta che chiede in sostanza un meccanismo più graduale e la tutela dei redditi bassi. L’ipotesi di uno spartiacque posto più in alto rispetto all’impostazione del decreto salva-Italia (cinque volte il minimo, ovvero, 2.342 euro lordi al mese, invece che tre) è tra quelle plausibili ma per l’individuazione della soluzione definitiva servirà ancora un po’ di tempo.



LA QUANTIFICAZIONE

Intanto, passerà qualche giorno prima che il ministero dell’Economia renda nota la quantificazione esatta degli effetti, a cui sta lavorando la Ragioneria generale dello Stato. La base di partenza è naturalmente la relazione tecnica del decreto salva-Italia, che stimava risparmi di 1,8 miliardi nel 2012 e di oltre 3 l’anno nei successivi. Ma alcune valutazioni andranno fatte: da una parte perché su quei calcoli fatti in fretta e in furia nel pieno dell’emergenza finanziaria erano stati avanzati dubbi, da parte del Servizio Bilancio del Senato; dall’altra perché a consuntivo l’inflazione effettiva è risultata più alta di quella che era stata preventivata.



Una volta definite le grandezze finanziarie, si deciderà in che modo procedere: per il passato potrebbe essere adottato un decreto legge, mentre il compito di trovare le risorse per gli anni futuri sarebbe demandato alla legge di Stabilità. La questione ha anche un risvolto contabile che ovviamente ha a che fare con i rapporti con l’Unione europea: i minori risparmi relativi al passato, ed in particolare agli anni 2012-2013, potrebbero andare a gonfiare i rispettivi deficit di competenza: non è detto però che la Commissione avalli uno sforamento seppur retroattivo del limite del 3 per cento nel rapporto deficit/Pil.



L’INCONTRO CON I SINDACATI

La necessità di attendere i conteggi esatti è stata invocata anche dal ministro del Lavoro Poletti, dopo la richiesta di incontro da parte dei sindacati dei pensionati di Cgil, Cisl e Uil: la convocazione quindi arriverà, ma in un momento successivo. I potenziali interessati dalla sentenza si domandano però in queste ore come comportarsi. Se non ci sarà in tempi rapidi il provvedimento governativo, o se si dovesse rivelare insoddisfacente, potrebbe diventare concreta la prospettiva di un’ondata di azioni giudiziari, di cui l’Inps sarebbe il bersaglio immediato.



NESSUN APPELLO

Quel che è certo è che tra le possibili contromosse dell’esecutivo non c’è un qualche tipo di ricorso alla giustizia europea, visto che nel nostro ordinamento le sentenze della Consulta sono assolutamente inappellabili; anche se diversi giuristi hanno mosso critiche al pronunciamento reso noto giovedì scorso. Mentre ha soprattutto il sapore di un paradosso, sul filo della provocazione, il ragionamento di Filippo Taddei: portando alle estreme conseguenze l’argomentazione della Corte sulla pensione come retribuzione differita, ipotizza un ricalcolo dei trattamenti in base ai contributi, in particolare per quelli più alti. Sono però reali i numeri che su questo tema l’Inps continua a diffondere: anche nel fondo elettrici più o meno il 99 per cento degli assegni risulta più favorevole a quello che deriverebbe dal calcolo con il metodo contributivo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA