L'IPOTESI FORTE
L'ipotesi che prende corpo è quella di aumentare ulteriormente le deduzioni delle quali già usufruiscono i lavoratori autonomi e le associazioni professionali in modo di ridurre e, in moltissimi casi, di abbattere del tutto il prelievo. Secondo alcuni calcoli che circolano al ministero dell'Economia, sarebbero circa 400 mila i soggetti che potrebbero essere coinvolti nell'operazione. In particolare, con una base imponibile non superiore a 180 mila euro, il tetto di deducibilità utilizzabile dal contribuente salirebbe da 10 mila e 500 euro a 12 mila euro.
IL CANONE RAI
Appare intanto ormai al tramonto l'idea, già smentita da Palazzo Chigi e bocciata da Michele Anzaldi, deputato del Pd e segretario della commissione di Vigilanza, di applicare una sanzione di 500 euro nei confronti di chi evaderà anche dopo la riforma che, dal 2016, inserirà il canone Rai in bolletta. Restano però in piedi diverse incognite legate all'operazione. Il governo punta a rateizzare i 100 euro dovuti in più mensilità e a far pagare solo le abitazioni di residenza. Ma, per stare in piedi, quest'ultimo proposito ha bisogno di una forte collaborazione tra gestori in concorrenza tra loro. Intanto si inasprisce la battaglia, tutta interna al Pd, sulla Tasi. Nel disegno di legge ville e castelli sono esenti dal versamento della Tasi al pari di tutte la altre prime abitazioni ma nel governo non sono poche le voci che non escludono, per ragioni di equità impositiva, un ripensamento. Sono 45 mila in Italia le dimore di lusso interessate e attualmente versano all'erario circa 90 milioni di euro.
L'ITER PARLAMENTARE
Tra le altre mine che il governo dovrà disinnescare (in attesa del via livera di Bruxelles ad utilizzare la cosiddetta clausola di salvaguardia per anticipare il taglio dell'Ires) ci sono anche il malumore di Comuni e Regioni in allerta per i tagli inaspettati ai budget e le resistenze dei dirigenti dei ministeri in fibrillazione per l'ipotesi di una stretta su retribuzioni e poltrone. Così, nel corso dell'iter parlamentare della legge di Stabilità, oltre al taglio del numero dei supermanager pubblici e dei loro stipendi, potrebbe sparire anche la sforbiciata agli uffici di diretta collaborazione dei ministri: malumori e tensioni sarebbero crescenti e si starebbe valutando l'ipotesi di non introdurre queste misure in manovra.