Manovra, spunta il blocco della quota Tasi sulle seconde case

Manovra, spunta il blocco della quota Tasi sulle seconde case
di Luca Cifoni
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Venerdì 23 Ottobre 2015, 03:48 - Ultimo aggiornamento: 13:55

Oggi, alla fine, la legge di Stabilità dovrebbe arrivare in Senato, dopo il passaggio al Quirinale dove era attesa ieri sera. E saranno sciolti gli ultimi dubbi su un testo che è stato modificato fino all'ultimo, con un obiettivo ben preciso soprattutto per Matteo Renzi: evitare che possano scattare nel 2016 novità in contrasto con il messaggio di riduzione della pressione fiscale che il governo ha messo al centro della manovra.

Così gli ultimi ritocchi al provvedimento ruotavano intorno a quella norma voluta dal premier che blocca per il prossimo anno i rialzi di imposta in mano a Regioni e Comuni.

Per quanto riguarda questi ultimi, è in bilico la possibilità di sfruttare l'ulteriore margine dello 0,8 per mille sulla Tasi, al di là del tetto di aliquota fissato al 10,6 per mille. L'addizionale potrebbe essere cancellata del tutto oppure, qualora prevalessero le pressioni dei Comuni che negli ultimi due anni l'hanno già usata, semplicemente congelata ai livelli del 2015.

Se alla fine dovesse essere questa la versione finale, nella disponibilità dei sindaci resterebbe un'unica leva, la Tari, la tariffa rifiuti; che in quanto tariffa non è appunto, strettamente parlando, un tributo. Insieme all'articolato saranno poi trasmessi a Palazzo Madama anche le tabelle e la relazione tecnica, e verranno quindi fissate in modo definitivo le dimensioni finanziarie di questa manovra anche per gli anni successivi al 2016, a partire dall'importo residuo delle clausole di salvaguardia.

I TAGLI DI SPESA

Appare invece confermato l'impianto del provvedimento per quel che riguarda i tagli di spesa ed in particolare il contributo richiesto al pubblico impiego. I dipendenti pubblici da una parte sono destinatari di uno stanziamento pur se contenuto finalizzato ai rinnovi contrattali (300 milioni per le amministrazioni statali di cui 74 riservati alle Forze armate e alla polizia) dall'altra si vedono applicare una drastica stretta sia sulle assunzioni sia sulle altre voci di retribuzione. Quanto agli enti territoriali, Regioni e Comuni, dovranno trovare nei propri bilanci le risorse necessarie per il rinnovo dei contratti. Il blocco del turn over (il rimpiazzo dei dipendenti che vanno in pensione) sarà nel prossimo triennio molto rigido: limitato al 25 per cento della spesa sostenuta nell'anno precedente per il personale che cessa il servizio.

Inoltre il governo, sfuttando una norma del 2008, si riserva di assegnare comunque ai dipendenti gli aumenti contrattuali nell'attesa di una trattativa sui rinnovi che si presenta complicata anche per la necessità di ridurre in via preliminare il numero dei comparti, dagli attuali 11 a 4 o anche meno. Inutile dire che una mossa del genere, o anche solo il fatto di metterla in conto, rappresenta uno schiaffo ai sindacati già irritati per l'esiguità dello stanziamento.

I COMPARTI

Esiste un comparto in cui il problema del riassetto è particolarmente sentito. «Dalla contrattazione è scomparso il comparto delle agenzie fiscali e questo determina la morte delle agenzie» ha detto ieri un'allarmatissima Rossella Orlandi, direttore delle Entrate. I lavoratori che si occupano di fisco, catasto, dogane, demanio, sarebbero accorpati nel super-comparto delle amministrazioni centrali, insieme ai ministeriali. Perderebbero quindi la possibilità di negoziare alcune voci specifiche. L'agenzia delle Entrate inoltre deve ancora risolvere la situazione dei dirigenti dichiarati decaduti. Secondo Orlandi l'agenzia «è rimasta in piedi solo per la dignità delle persone che vi lavorano. Ieri intanto è stata annunciata la sostituzione del direttore del personale Girolamo Pastorello con Margherita Maria Calabrò.