Luiss-Invitalia, al via doppio progetto per il Sud: Master e Polo di ricerca

Luiss-Invitalia, al via doppio progetto per il Sud: Master e Polo di ricerca
di Roberta Amoruso
5 Minuti di Lettura
Giovedì 16 Marzo 2017, 19:18 - Ultimo aggiornamento: 17 Marzo, 16:23
L’obiettivo è la creazione di un Polo di ricerca e di alta formazione sulle tematiche delle politiche di sviluppo, con particolare riferimento al Sud. A questo è ispirata la nascita del Laboratorio Luiss sul Mezzogiorno e un master di secondo livello in Economia e Politiche dello Sviluppo. Un polo che nasce dalla partnership triennale tra l’Università  Luiss Guido Carli e Invitalia presentata a Villa Blanc, nuova sede della Business School dell’ateneo a Roma. «Non è solo un progetto di ricerca», puntualizza Paola Severino, rettore della Luiss, «vuole essere una via per dare concrete possibilità di sviluppo alle imprese del Mezzogiorno».
 Già, si tratta anche per il presidente Luiss, Emma Marcegaglia, di «due iniziative pensate per sostenere l’attività delle imprese locali, per promuovere il dialogo sociale e forme di partnership credibili e fruttuose nelle regioni del Sud, che non necessitano di interventi straordinari, ma di attenzioni concrete, utili a garantire la crescita nazionale». Dell’Advisory Board, con compiti precisi di indirizzo delle attività, faranno parte Giuliano Amato, Jean-Paul Fitoussi, Daniel Gros, Romano Prodi, Alessandro Laterza, Domenico Arcuri, Giovanni Lo Storto.

LE RICETTE
A dare un’idea di quelli che saranno i temi principali da affrontare per il progetto Sud è stato il dibattito a latere della presentazione della partnership. Uno degli scogli più importanti da affrontare è «la fattibilità» di certi progetti per Amato, in un Mezzogiorno in cui le imprese fanno fatica a trovare finanziamenti e persone perbene a cui affidare le sfide, e in cui c’è un problema di infrastrutture e anche di formazione. Senza contare, appunto, che c’è «un nodo nazionale, che pesa di più nel Mezzogiorno: un nodo legato all’università e alle competenze di cui dovrebbe alimentarsi una Pubblica amministrazione da troppo tempo bloccata dal turnover». Insomma, «il risultato della spending review», per Amato, «è che abbiamo una pubblica amministrazione depauperata nei numeri e nella qualità».

Per Prodi non c’è solo «un problema di divario tra Nord e Sud cresciuto dal dopo-guerra». E’ preoccupante anche «che nella psicologia generale ci sia una certa rassegnazione» a questo dato di fatto. Come rovesciare la fuga dal Sud in un contesto di non-crescita generale? «Bisognerebbe vincere qualche “gara“ per creare qualcosa di “infettivo”, in senso positivo ovviamente», suggerisce Prodi. Basterebbe «scommettere su alcuni punti molto chiari e precisi, per esempio sulla crescita di alcuni distretti capaci di affermarsi a livello globale».
Possono essere distretti «di turismo, di agricoltura e naturalmente i distretti industriali, magari misti con i servizi. Bisogna scegliere su alcune cose e scommetterci». Insomma, ha concluso, «facciamo uno sviluppo organizzato cercando di creare dei vincitori e vinceranno tutti». Il distretto turistico dell’Andalusia è un esempio, può essere una traccia. L’importante, però è «fare presto», dice il professore, E combattere la rassegnazione significa anche puntare sulle scuole, che siano di agraria, turismo o tecnica dei metalli, purchè si punti sulle specializzazioni.
INDUSTRIA O SERVIZI
Secondo Gros, invece, il Sud d’Italia paga piuttosto il prezzo di una scelta sbagliata del passato. «Il problema», spiega, «nasce con la spinta alla grande industria e alle economie di scala, lì dove, invece, i mercati erano lontani, cioè al Nord». Di qui la convinzione che il Mezzogiorno debba abbandonare l’idea dell’industria, per puntare sui servizi». Per Gros, «un nuovo risorgimento è possibile solo puntando sui servizi, che siano servizi legati al turismo, o servizi informatici, piuttosto che commerciali».

Fitoussi, da parte sua, guarda al nodo di «una disuguaglianza permanente tra Nord e Sud, che se strutturale crea problemi anche ai regimi politici. Come è successo anche in Belgio e in Spagna». Per esempio, aggiunge Fitoussi, «i diritti di proprietà non sono uguali al Nord e al Sud. E’ questo penalizza gli investimenti. Ecco perchè una minore sicurezza giuridica di traduce in una minore sicurezza economica». Dunque, lo stesso Fitoussi suggerisce di studiare il grado di resilienza di alcune realtà del Sud per indirizzare i progetti Luiss-Invitalia». Quanto al dibattito tra industria e servizi, non è un tema che appassiona particolarmente Fitoussi. «Va bene puntare sui servizi», dice, ma si tratta piuttosto di guardare ai settori nei quali in Sud può avere un vantaggio competitivo: turismo, cultura e magari tecnologie per ambiente ed energia».

IL SUD VISTO DA GOVERNO E IMPRESE
Molto più tranchant, il ministro dello sviluppo economico Carlo Calenda. «L’industria del Sud non può essere qualcosa di diverso dall’industria 4.0, il Mezzogiorno non può essere considerato una riserva indiana, quindi o avrà le stesse industrie del resto del mondo o non avrà industrie». Dunque «le sfide sono innovazione tecnologica e internazionalizzazione», cioè le stesse del resto d’Italia. Allora è il caso di «spogliare il Sud della retorica che lo avvolge e prevedere le stesse politiche, ma con intensità maggiore e anche amministrazioni locali che funzionino, perché fanno il 99%» dello sviluppo. «Il resto va affidato alla capacità delle imprese che lavorano».

Del resto, per il ministro per la coesione territoriale e del Mezzogiorno, Claudio De Vincenti, non c’è solo il turismo su cui puntare al sud: Ci sono eccellenze industriali, anche piccole e medie che sanno stare benissimo sul mercato in Europa». Lo dimostrano i dati dell’export. Insomma, sono queste «le potenzialità da sfruttare».
La strada imboccata dal governo è quella giusta per il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, che però avverte: «Siamo ancora in emergenza, non ci sono tesoretti da dividere, non ci sono riforme da smontare». E allora, «siccome non possiamo abbassare le tasse domattina, diamo una premialità a chi investe nel Paese». Ben vengano quindi incentivi come  «il credito di imposta potenziato per chi investe nel Mezzogiorno». Così ««Possiamo essere campioni nelle nicchie del mondo», conclude Boccia.
© RIPRODUZIONE RISERVATA