Grecia, la Ue apre al piano di riforme ma sarà braccio di ferro sull'addio alla Troika

Grecia, la Ue apre al piano di riforme ma sarà braccio di ferro sull'addio alla Troika
di Roberta Amoruso
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Domenica 8 Marzo 2015, 06:12 - Ultimo aggiornamento: 9 Marzo, 18:22
ROMA - L'Eurogruppo apre al piano Tsipras. O almeno così dicono da Atene. Il presidente Jeroen Dijsselbloem, avrebbe infatti risposto «positivamente» alle sette riforme delineate dalla lettera del ministro delle Finanze greco Yanis Varoufakis. Secondo l'agenzia Bloomberg, che cita un funzionario del governo ellenico, Dijsselbloem avrebbe chiesto di continuare i negoziati sul piano tecnico. Una posizione che, se confermata dall'Eurogruppo, segnerebbe un passo avanti decisivo verso il via libera al pacchetto di riforme che può bloccare la liquidità necessaria ad Atene.

In realtà, la cronaca della giornata non sembrava andare in questa direzione. Anzi. La proposta avanzata dal ministro delle Finanze greco, Yanis Varoufakis, di chiudere definitivamente con la troika ad Atene per affidare i negoziati con l'Ue sulle riforme greche a un team di tecnici, rigorosamente a Bruxelles, sembrava avere come inevitabile conseguenza uno slittamento del via libera al piano. Già, perchè di questa proposta si discuterà domani all'Eurogruppo, secondo lo stesso Varoufakis: delle modalità del negoziato con l'Ue prima del vaglio delle riforme da parte dell'Eurogruppo, non del contenuto delle riforme. Un fuoriprogramma non indifferente per l'emergenza liquidità di Atene, che fa slittare ancora il via libera al piano del premier Alexis Tsipras.



Ma non è questo l'unico fronte sul quale Atene ha puntato i piedi a poche ore dalla riunione dell'Eurogruppo che avrebbe dovuto esaminare il pacchetto di riforme. Una minaccia neanche troppo velata è arrivata dal ministro ellenico della Difesa, Panos Kammenos, leader del partito di destra euroscettico Greci Indipendenti. Se i creditori, quindi anche i partner dell'eurozona e le istituzioni, continueranno ad alzare la pressione sulla Grecia, ha detto il ministro, la possibile risposta potrebbe essere un «referendum», non ben precisato per la verità.



IL NEGOZIATO

Quanto alla lettera inviata all'Eurogruppo, lo stesso Varoufakis, ieri si era limitato a dire di aver ricevuto la risposta. Nessun accenno al via libera, se non qualche puntualizzazione. «Il problema non sono le riforme, che vuole anche la Grecia», ha sottolineato il ministro a margine di un incontro dell'Aspen Institute a Venezia. L'aspetto più delicato è «come saranno giudicate e valutate» dall'Eurogruppo. La proposta di Varoufakis è che «l'elaborazione e valutazione del programma di riforma del governo siano discusse da team tecnici che s'incontreranno presto a Bruxelles». «Sono ottimista», aveva comunque aggiunto Varoufakis, nonostante l'aria che tiri in Europa sia ben diversa. Gli osservatori internazionali sono scettici sulla possibilità di un via libera di Bruxelles all'esborso da 7,2 miliardi, ultima tranche del secondo piano di bailout, indispensabile a evitare che le casse di Atene siano vuote già a fine marzo.



Preoccupato sembrava ieri anche Luc Coene, banchiere centrale belga e consigliere dell'Eurotower. La Grecia deve rendersi conto che non c'è altra strada fuori dalle riforme, e che ai cittadini ellenici sono state vendute «false promesse», ha detto il banchiere. Insomma, «non c'è un modo radicalmente diverso» di procedere rispetto al monitoraggio dell'odiata troika. Il rischio è che i nodi vengano al pettine a più elevati livelli politici, al Consiglio Ue del 19 e 20 marzo. Intanto, per il presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker, che incontrerà Tsipras nei prossimo giorni, non esiste l'ipotesi «Grexit».