G20, più rischi per la crescita. Allarme di Schaeuble: attenti alle bolle speculative

G20, più rischi per la crescita. Allarme di Schaeuble: attenti alle bolle speculative
di Roberta Amoruso
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Sabato 20 Settembre 2014, 17:16 - Ultimo aggiornamento: 21 Settembre, 15:52
I rischi per l’economia globale sono cresciuti negli ultimi mesi. L’allarme che arriva dall’Australia è sottoscritto da tutti i big dell’economia riuniti a Cairns per il G20 e sarà il cuore del documento finale atteso domani. Non a caso il clima che si respira a Cains al termine della prima giornata di lavori è quello di una sostanziale convergenza di posizioni delle grandi economie verso la necessità di puntare sugli investimenti per rilanciare la crescita. Non poteva però mancare l’ennesimo capitolo della polemica tra Germania e Bce. Ma anche l’ennesima tirata d’orecchie degli Stati Uniti all’Europa, quando si tratta di crescita e di politiche di stimolo.



Dopo le sollecitazioni arrivate nelle settimane scorse da Francoforte su tasse e investimenti da parte della Bce, oggi è arrivata infatti la risposta a tono del ministro tedesco delle Finanze, Wolfgang Schaeuble. Il dito è puntato sulle politiche monetarie e di bilancio espansive che «rischiano di creare una bolla speculativa sui mercati finanziari e immobiliari», ma soprattutto che «riducono la spinta alle riforme strutturali».



Insomma, altro che politiche che possono mettere in pericolo la stabilità di lungo periodo, lascia intendere il ministro tedesco. Servono "le riforme strutturali e il consolidamento di bilancio", più che mai necessarie per creare le basi di una crescita sostenibile.

Una posizione condita dalla posizione del numero uno della banca centrale tedesca (Bundesbank), Jens Weidmann, anche membro della Bce, convinto che «la politica monetaria non dovrebbe essere caricata di troppe aspettative e non le dovrebbe venire chiesto di fare trucchi che non può fare». Un modo per sottolineare i limiti di Francoforte sul fronte della crescita ma anche per mettere sotto pressione l’azione di Mario Draghi, visto che secondo Weidmann la politica della Bce «non dovrebbe essere espansionistica più a lungo del tempo necessario ad assicurare la stabilità dei prezzi».



Sullo sfondo del fuoco incrociato tra Germania e Bce, si affacciano le frecciatine dagli Stati Uniti.

È necessario fare «più sforzi» per la crescita mondiale ha infatti fatto sapere il segretario al Tesoro americano, Jack Lew. Ma non tutti fanno i compiti a casa come gli Stati Uniti, sembra sottolineare il segretario Usa. «Nel complesso l’economia mondiale continua ad avere delle perfomance» economiche «insufficienti. E questo vale soprattutto per l’area euro e il Giappone». Insomma, piena promozione soltanto per gli Stati Uniti che «continuano a essere una fonte importante per l’economia mondiale».



Figuriamoci cosa penserà il segretario Lew dell’Italia visto che oggi è stato lo stesso ministro dell’economia, Pier Carlo Padoan, ad ammettere lo stato dell’arte in tema di crescita. «L’Europa cresce meno di altre aree del mondo, Italia meno di Europa. Riforme ci servono adesso», ha scritto sul suo profilo twitter, il ministro del Tesoro, per poi aggiungere: «Come all’Ecofin di Milano, anche al G20 ampio consenso sul rilancio degli investimenti per sostenere la crescita», si legge ancora.

Ma l’Italia sta facendo le sue mosse di fronte a questo scenario. L’Italia «sta facendo molti progressi nell'agenda di riforme strutturali», ha assicurato lo stesso Padoan ai membri del G20, spiegando in un’intervista a Bloomberg che queste parole «sono state ricevute in modo molto positivo». Poi ancora: «L’economia italiana è ancora in recessione, tecnicamente parlando, a causa della crescita negativa, ma questa sta finendo e ci aspettiamo una crescita positiva a partire dal prossimo anno».

Oggi nel documento finale dei lavori di Cairns si sarà scritto nero su bianco anche questo: l’outlook è peggiorato e sullo scenario di un’economia globale debole grava anche il ritmo di crescita irregolare tra i vari Paesi.



Per il resto saranno i temi della politica di bilancio e, non a caso, dei cambi, gli altri nodi centrali del documento ufficiale. Il testo conclusivo di domani, ha spiegato il ministro delle Finanze sudcoreano, Choi Kyung Hwan, conterrà un rimando alla necessità di «coordinamento» delle politiche sui cambi, dopo che le divergenti politiche monetarie fra Bce, Fed e Banca del Giappone rischiano di aumentare l’instabilità dei tassi e quindi dei mercati finanziari.

Roberta Amoruso

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