Ma le cifre più importanti messe in fila dal presidente di Farmindustria, Massimo Scaccabarozzi, durante l'assemblea annuale, non sono queste. Ci sono altri numeri, decisamente più significativi di quelli del fatturato, dell'export o dell'occupazione. «Il progresso nel nostro settore», ha voluto sottolineare Scaccabarozzi, «si chiama vita». Rispetto a 10 anni fa la mortalità nel nostro Paese è diminuita del 23%. Quella per le malattie croniche si è ridotta del 33%, quella delle malattie cardiovascolari del 35%. Ogni due persone su tre alle quali viene diagnosticato un cancro sopravvivono dopo 5 anni. Trenta anni fa non si arrivava a uno su tre. Il merito è dei nuovi farmaci e della ricerca. Una rivendicazione, quella di Farmindustria, anche contro l'ondata strisciante di anti-scientismo, alla quale viene contrapposta un illuministico ottimismo per il prossimo futuro.
Farmaci come quello che ha debellato l'Epatite C, ha spiegato Scaccabarozzi, sono «farmaci vecchi». Una provocazione, ma solo fino ad un certo punto. Nella ricerca farmaceutica lo sviluppo di un prodotto richiede un tempo di dieci anni. Quel farmaco, dunque, è stato scoperto dieci anni fa, un'era geologica in un momento storico in cui le innovazioni si susseguono con una velocità quasi impensabile. Basta questo, quindi, per provare soltanto ad immaginare quale "Tsunami" sta per arrivare, quali farmaci innovativi, cure a cui forse oggi è difficile pensare. Pilloel intelligenti che liberano il principio attivo quando serve come nel caso di farmaci che, come ha rilevato uno studio di Symbola, assunti una sola volta al mese rilasciano ogni giorno la dose necessaria. Lenti a contatto dotate di biosensori connessi con un'app in grado di misurare i livelli di glucosio. Alle porte bussano nanostrutture con la funzione di "postini" per indirizzare il farmaco verso tessuti specifici.
L'Italia è in prima linea. Nelle terapie avanzate, tre sue sei di quelle autorizzate in Europa, sono italiane. Ci sono 200 imprese di biotech che ormai sono una realtà consolidata. L'impresa del farmaco, insomma, è un'eccellenza. E per questo Scaccabarozzi chiede un nuovo patto al governo, dopo quello di "stabilità" delle regole del 2013 che ha permesso questo impetuoso sviluppo. Un patto che dovrebbe riformare complessivamente la governance: dall'accesso all'innovazione, al superamento dei tetti di spesa, all'uniformità delle politiche sanitarie, alla tutela della proprietà intellettuale. Una torta sulla quale servirebbe una ciliegina: riuscire ad ottenere il trasferimento dell'Ema da Londra a Milano. «Ce lo meritiamo», ha detto Scaccabarozzi.
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