Farmindustria, dalle pillole intelligenti alle app il boom della farmaceutica

Massimo Scaccabarozzi
di Andrea Bassi
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Mercoledì 21 Giugno 2017, 12:51
Ci sono i numeri del settore. E a leggerli di filato fanno quasi impressione. Soprattutto in un Paese che con la grande crisi ha bruciato un quarto della sua produzione industriale. L'industria farmaceutica italiana, invece, cresce ormai ai ritmi delle vecchie tigri asiatiche. Lo fa soprattutto grazie all'export. Dal 2010 ad oggi, le esportazioni di farmaci italiani hanno registrato un balzo del 52%. Dei 30 miliardi di euro di produzione, ancora in crescita del 2,3%, 21 miliardi sono per l'export. Solo nell'ultimo anno sono stati assunti 6 mila nuovi occupati, di cui la metà con meno di 30 anni, portando i lavoratori del settore a 64 mila. 

Ma le cifre più importanti messe in fila dal presidente di Farmindustria, Massimo Scaccabarozzi, durante l'assemblea annuale, non sono queste. Ci sono altri numeri, decisamente più significativi di quelli del fatturato, dell'export o dell'occupazione. «Il progresso nel nostro settore», ha voluto sottolineare Scaccabarozzi, «si chiama vita». Rispetto a 10 anni fa la mortalità nel nostro Paese è diminuita del 23%. Quella per le malattie croniche si è ridotta del 33%, quella delle malattie cardiovascolari del 35%. Ogni due persone su tre alle quali viene diagnosticato un cancro sopravvivono dopo 5 anni. Trenta anni fa non si arrivava a uno su tre. Il merito è dei nuovi farmaci e della ricerca. Una rivendicazione, quella di Farmindustria, anche contro l'ondata strisciante di anti-scientismo, alla quale viene contrapposta un illuministico ottimismo per il prossimo futuro. 

Farmaci come quello che ha debellato l'Epatite C, ha spiegato Scaccabarozzi, sono «farmaci vecchi». Una provocazione, ma solo fino ad un certo punto. Nella ricerca farmaceutica lo sviluppo di un prodotto richiede un tempo di dieci anni. Quel farmaco, dunque, è stato scoperto dieci anni fa, un'era geologica in un momento storico in cui le innovazioni si susseguono con una velocità quasi impensabile. Basta questo, quindi, per provare soltanto ad immaginare quale "Tsunami" sta per arrivare, quali farmaci innovativi, cure a cui forse oggi è difficile pensare. Pilloel intelligenti che liberano il principio attivo quando serve come nel caso di farmaci che, come ha rilevato uno studio di Symbola, assunti una sola volta al mese rilasciano ogni giorno la dose necessaria. Lenti a contatto dotate di biosensori connessi con un'app in grado di misurare i livelli di glucosio. Alle porte bussano nanostrutture con la funzione di "postini" per indirizzare il farmaco verso tessuti specifici. 

L'Italia è in prima linea. Nelle terapie avanzate, tre sue sei di quelle autorizzate in Europa, sono italiane. Ci sono 200 imprese di biotech che ormai sono una realtà consolidata. L'impresa del farmaco, insomma, è un'eccellenza. E per questo Scaccabarozzi chiede un nuovo patto al governo, dopo quello di "stabilità" delle regole del 2013 che ha permesso questo impetuoso sviluppo. Un patto che dovrebbe riformare complessivamente la governance: dall'accesso all'innovazione, al superamento dei tetti di spesa, all'uniformità delle politiche sanitarie, alla tutela della proprietà intellettuale. Una torta sulla quale servirebbe una ciliegina: riuscire ad ottenere il trasferimento dell'Ema da Londra a Milano. «Ce lo meritiamo», ha detto Scaccabarozzi. 
 
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