L'Italia torna a crescere, lo spread scende sotto quota 100

L'Italia torna a crescere, lo spread scende sotto quota 100
di David Carretta
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Sabato 28 Febbraio 2015, 06:22 - Ultimo aggiornamento: 1 Marzo, 12:09

BRUXELLES - Ritorno della crescita nel primo trimestre e spread sotto quota 100: «Abbiamo preso l'Italia per mano e la portiamo fuori dalla palude», ha detto ieri il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, dopo che il differenziale di rendimento tra i Btp decennali e i Bund tedeschi era sceso per la prima volta dal maggio 2010 sotto la soglia dei 100 punti base, prima di risalire a 102.

Nel frattempo, nella nota mensile sull'andamento dell'economia, l'Istat ha annunciato che «per il primo trimestre 2015 è previsto il ritorno alla crescita del Pil».

Oltre al miglioramento dell'indice di fiducia di consumatori e imprese a febbraio, l'Istat ha registrato un «aumento della produzione industriale a dicembre e quello del fatturato dei servizi nel quarto trimestre del 2014». Anche se permangono «difficoltà nel mercato del lavoro e si conferma la fase deflazionistica», l'incremento del Pil stimato dall'Istat è pari allo 0,1%, con un intervallo di confidenza compreso da -0,1% e +0,3%. «Sono piccoli segnali ma importanti, come pure i mutui, le assunzioni a tempo indeterminato con il Jobs act (mille solo a Melfi) e le riforme che vincono l'ostruzionismo», ha commentato Renzi. Per questo il suo governo ha «una grande responsabilità: dobbiamo coltivare questa fiducia, prendercene cura» proseguendo il lavoro su scuola, fisco, diritti, terzo settore, Rai e ambiente.

LO SCENARIO

A contribuire allo spread a 100 punti ci sono le aspettative per il Quantitative Easing della Banca Centrale Europea e il via libera del Bundestag al prolungamento del programma di aiuti alla Grecia. Anche per i rendimenti sui Btp è stata una giornata storica: l'1,34 registrato durante la seduta segna il mimino mai realizzato dai titoli decennali italiani. L'incubo del 2011-2012 dello spread oltre quota 500 sembra finito. Le riforme e il risanamento di bilancio condotti dall'Italia negli ultimi tre anni e mezzo hanno contribuito alla riduzione. Anche la stabilità politica che si è realizzata dopo il successo di Renzi alle elezioni europee ha giocato un ruolo importante. Ma il fattore determinante sono stati i diversi annunci del presidente della Bce, Mario Draghi, durante la lunga crisi della moneta unica. Prestiti da mille miliardi alle banche, scudo anti-spread, QE: Draghi ha convinto gli investitori che la Bce è determinata a evitare la disintegrazione della moneta unica e a rilanciare le sue prospettive economiche. Certo, gli investitori continuano a scontare divergenze tra le diverse economie ma complessivamente, con l'eccezione della Grecia, il fattore rischio all'interno della zona euro si è ridotto considerevolmente.

Con il ritorno dell'emergenza greca, negli ultimi giorni era ricomparsa una certa volatilità sui mercati del debito sovrano. Ieri, malgrado i dubbi di alcuni parlamentari tedeschi, il Bundestag ha approvato l'estensione del programma di assistenza finanziaria. Il Fondo salva-Stati Efsf ha dunque annunciato che la disponibilità di 1,8 miliardi di prestiti è prolungata fino al 30 giugno. «L'Europa ora ha riconosciuto che la Grecia ha voltato pagina. Inizieremo a lavorare duramente per cambiare una Grecia in una Europa che cambia direzione», ha detto il premier greco, Alexis Tsipras. Ma prima di ottenere gli aiuti, il governo di Atene dovrà adottare misure concrete in linea con gli impegni assunti con i creditori europei. Il tempo sta scadendo: a metà marzo, quando la Grecia dovrà rimborsare 1,5 miliardi al Fondo Monetario Internazionale, le casse del Tesoro greco rischiano di essere vuote.