Draghi rinvia a ottobre decisioni su quantitative easing, preoccupa l'euro forte

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Giovedì 7 Settembre 2017, 15:45 - Ultimo aggiornamento: 8 Settembre, 11:55

Mario Draghi prende tempo sul quantitative easing: la decisione sul prossimo ridimensionamento del programma di acquisto di bond per sostenere la ripresa economica slitta a ottobre. E lo fa spingendosi al limite massimo sul terreno dei cambi: descrive l'euro forte una «fonte di incertezza» che comincia a preoccupare. Ma l'euro, anziché deprezzarsi come ci si sarebbe aspettato, spinta dalla forte crescita europea vola sopra gli 1,20 dollari, la soglia di guardia già raggiunta la scorsa settimana.

Come previsto poi la Banca Centrale Europea ha lasciato i tassi di interesse fermi a zero. Nella riunione di giovedì il Consiglio direttivo dell'istituto di Francoforte ha deciso che i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale rimarranno invariati rispettivamente allo 0,00%, allo 0,25% e al -0,40%.

Il Consiglio direttivo si attende che i tassi di interesse di riferimento della Bce si mantengano su livelli pari a quelli attuali per un prolungato periodo di tempo e ben oltre l'orizzonte degli acquisti netti di attività. Quanto alle misure non convenzionali di politica monetaria, il Consiglio direttivo conferma che intende condurre gli acquisti netti di attività, all'attuale ritmo mensile di 60 miliardi di euro, sino alla fine di dicembre 2017 o anche oltre se necessario, e in ogni caso finché non riscontrerà un aggiustamento durevole dell'evoluzione dei prezzi, coerente con il proprio obiettivo di inflazione.


La crescita economica dell'Area Euro è solida e diffusa tra tutti i settori, ha detto Draghi fotografando la situazione economica del Vecchio Continente durante la conferenza stampa successiva alla riunione del direttivo. In particolare sono state riviste al rialzo le stime sul PIL per il 2017 al 2% dall'1,9% indicato in precedenza. Invariate invece le previsioni per il 2018 all'1,8% e per il 2019 all'1,7%. 

I tassi resteranno bassi ancora a lungo e ben oltre l'orizzonte del quantitative easing, ha precisato il numero uno della BCE, specificando che il Consiglio direttivo intende condurre gli acquisti netti di attività, all'attuale ritmo mensile di 60 miliardi di euro, sino alla fine di dicembre 2017 o anche oltre se necessario, finché non riscontrerà un aggiustamento durevole dell'evoluzione dei prezzi, coerente con il proprio obiettivo di inflazione.

«Restiamo fiduciosi per un'inflazione verso il 2%», ha sottolineato il governatore della Banca Centrale Europea, mentre riguardo ad un possibile tapering (rallentamento del quantitetive easing, l'acquisto di asset sul mercato) ha dichiarato che se ne discuterà ad ottobre. Sull'inflazione, invece, Draghi ha dichiarato che rimane a livelli moderati, e che i prezzi dovrebbero salire nel medio termine grazie alla politica monetaria e all'espansione economica. Riviste al ribasso le stime per il 2018 a causa soprattutto del rafforzamento dell'euro. 

Draghi ha poi ribadito che una politica monetaria accomodante è necessaria perché le pressioni inflazionistiche crescano e che il Consiglio direttivo è pronto a incrementare il programma di acquisti in termini di entità e/o durata, se necessario. «Dedicheremo l'autunno per la calibrazione della politica monetaria per il 2018», ha puntualizzato il governatore. I rischi al ribasso esistono ancora, ha aggiunto poi il numero uno della Bce, specificando che questi sono legati a dinamiche globali e ai tassi di cambio. L'euro si sta apprezzando ma non è assolutamente un target di politica monetaria, ha precisato Draghi.


 

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