Allarme Abi: «Rischio tegola da 1.300 miliardi sulle banche europee. Basta nuovi paletti Ue»

Antonio Patuelli
di Roberta Amoruso
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Lunedì 7 Novembre 2016, 18:58 - Ultimo aggiornamento: 8 Novembre, 11:18
Già dal 2019 potrebbe arrivare una mannaia da oltre 1.300 miliardi sulle banche europee. La stima è della Federazione bancaria europea e include gli effetti di Basilea4 (nuovi cuscinetti di patrimonio), di un nuovo principio contabile (IFRS 9) che farà lievitare gli accantonamenti per le rettifiche di valore su crediti, e di altri due impronunciabili cuscinetti patrimoniali (Tlac per le 30 banche più grandi in tutto il mondo e il Mrel solo per le banche europee) destinati ad assorbire le perdite in caso di crisi. Insomma, tra Basilea4, IFRS9 e Tlac si chiederà al mercato una cifra da capogiro.

A sventolare questi numeri è l’Abi, che nel seminario annuale a porte chiuse a Ravenna, alza la voce per bloccare quello che può essere davvero un nuovo tsunami per il settore.  A partire da Basilea4, visto che la proposta del comitato arriverà al G20 entro fine anno. La speranza è che questa volta le voce finora sollevate contro Basilea4, da Bce alla Commsisione Ue, dal Parlamento europeo all’Ecofin, diventi davvero un muro contro nuovi e dannosi paletti. Anche sul bail-in emergono i primi dubbi a livello europeo. Si è capito nel corso di una riunione la settimana scorsa a Berlino presso la Bundesbank. E non è poco per chi come l’Abi crede che tutta questa mole di regole abbia creato «più danni che benefici».

Soprattutto in un mercato come quello italiano che ha affrontato la crisi senza aiuti pubblici. Già, senza nemmeno un euro di aiuti, ribadisce l’Abi. Certo, il momento è quello che è per le banche italiane, in una fase così prolungata di tassi a zero. Ma Antonio Patuelli guarda ai segnali positivi. Non solo quelli sulla crescita delle nuove erogazioni di mutui, che quest’anno si sta consolidando. «Vedo germogli di recupero sui Non performing loan», dice il presidente dell'Abi. «Sono convinto che ogni costrizione temporale alla vendita dei non performing loan (i prestiti non preformanti) entro un dato termine svaluti l’oggetto». Insomma, «sono convinto», aggiunge il presidente, «che chi li gestisce può avere riprese valore anche importanti». E ancora, «vedo spazio per saldo e stralcio, anche alla pari. E perfino con riprese di valore».

Non a caso le banche italiane, in generale, stanno cominciando a pensare di non cedere gli Npl, i crediti deteriorati, a prezzi di svendita «agli investitori che stanno facendo la coda»,  spiega il direttore generale dell’Abi, Giovanni Sabatini, «ma tenerseli in modo da renderli redditizi ed evitare «buchi» nel capitale che andrebbero coperti.
Ma non c’è solo questo. Patuelli guarda allo scenario del prossimo anno. Guai a chi ricomincia con il mantra delle banche italiane molto numerose. Dopo la fusione delle Bcc e la fusione delle due popolari, avremo meno banche della Francia e della Germania».

Ma finirà anche che «le tutte le banche operanti in Italia riserveranno sorprese positive, con risultati sorprendenti quando ci sarà la ripresa dei tassi». A dirlo sono «le ristrutturazioni in corso», dice il presidente. Perchè «quanto avvenuto in questi anni nel nostro Paese è paragonabile solo a quello avvenuto dal 1989 al 1993, quando ci sono state le liberalizzazioni e le privatizzazioni bancarie che hanno scosso una foresta pietrificata».

E il conto pagato dal sistema per il salvataggio delle quattro banche? «È in arrivo una nuova fattura di conguaglio», è convinto Patuelli, che chiede di inserire un in un decreto (per esempio quello fiscale) la norma non ammessa alla Manovra che consente di spalmare, per lo stato sul fronte fiscale, e per le banche su quello di bilancio, l'esborso in 5 anni.
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