Rebecca la pilota di rally: «Quando sono in mezzo al nulla mi sento a casa. Nella sabbia e tra la polvere»

Rebecca la pilota di rally: «Quando sono in mezzo al nulla mi sento a casa. Nella sabbia e tra la polvere»
di Maria Lombardi
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Domenica 25 Giugno 2023, 15:52 - Ultimo aggiornamento: 29 Giugno, 09:38

«Quando sono in mezzo al nulla mi sento a casa. Nella sabbia e tra la polvere, non ho bisogno di altro e sono felice così». Il deserto, la sabbia, il nulla. Per Rebecca Busi, 27 anni, pilota di rally, è un destino e insieme una sfida. L'ha scoperto da piccola, nei viaggi di famiglia, le notti in tenda tra le dune. L'ha rincorso nei sogni e poi alla guida di un fuoristrada, alla Dakar, una scommessa, quasi un azzardo, per una debuttante. Una volta, due, e ci tornerà. Adesso è settima nella classifica generale T4 del campionato mondiale, il World Rally-Raid Championship. Ultima tappa a ottobre, in Marocco.

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Non solo motori e dune, Rebecca è laureata in Economia e Management, ha preso un master a Barcellona in International business e ha fatto anche cinema. «Ho interpretato Fabrizia Pons (la prima navigatrice a vincere un mondiale insieme a Michèle Mouton con un equipaggio tutto femminile, ndr) nel film "2 Win" di Stefano Mordini, che uscirà nel corso dell'anno». Racconta la sfida epocale ai Mondiali di Rally del 1983, tra la squadra tedesca dell'Audi e quella italiana della Lancia, che vinse. Riccardo Scamarcio è nei panni di Cesare Fiorio, team manager della Lancia. «Quando mi hanno contattata pensavo fosse uno scherzo, poi mi sono lasciata coinvolgere in questo progetto riuscendo a incastrarlo tra esami e allenamenti».

IL DEBUTTO

Di corsa anche sul set. Questione di dna. «Mio padre faceva le gare di rally nel deserto, con la moto», racconta la pilota bolognese. «Sognava anche lui la Dakar, ma non c'è riuscito». E lei quel sogno l'ha ereditato e portato al traguardo, nel 2022. «A due chilometri dall'arrivo, il navigatore mi ha detto che ce l'avevo fatta e mi sono messa a piangere». Alla meta della Dakar Classic, da esordiente, con una Range e con il navigatore Roberto Musi. Da non crederci. «Ho cominciato con la gara più difficile, per me era la prima in assoluto. Ho imparato a guidare sulla sabbia due mesi prima della Dakar. Al mio sogno ho dato un'unica chance, dopo aver passato tanti anni a pensare che non avrei potuto fare quello che amavo davvero. Aiutavo gli staff nei rally ma ero convinta che non sarei stata in grado di correre, per paure infondate. Avevo fatto solo qualche anno alla guida dei kart, ma senza aver mai gareggiato. Durante il Covid ci ho pensato molto a questo amore a cui stavo rinunciando e ho deciso di provarci. Non è stato facile, il mondo del motorsport è molto chiuso, difficile se sei donna trovare qualcuno che ti appoggi. Ho pensato che fosse inutile fare tante gare che non portano da nessuna parte, tanto valeva investire tutti i soldi in questa».

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La più sfidante, il miraggio di ogni pilota. Nel 2022 Rebecca è la più giovane, partecipa nella categoria Classic. «Il mio focus era riuscire ad arrivare in fondo, mi hanno detto in seguito che nessuno avrebbe scommesso sul mio successo. Ho messo lì tutti i soldi del regalo di laurea e quelli guadagnati vendendo la mia macchina. Una grande fatica, da lunedì al venerdì ero a Barcellona per il Master e nel fine settimana tornavo a casa per preparare la Dakar».

I SOCIAL

Nel 2023 Rebecca ci riprova con un team al femminile, lei e Giulia Maroni, le uniche italiane, in tutto ci sono solo 4 equipaggi di donne. «Ero convinta, nella mia testolina, che il secondo anno avrei trovato uno sponsor. Per i primi sei mesi non ho ricevuto risposte, tranne che da OnlyFans. Hanno creduto in me a scatola chiusa. Penso che ognuno debba usare i social come crede, io mostro quello che faccio e non il mio aspetto. La piattaforma vuole creare una community di atleti che condividono i dettagli delle gare. Purtroppo la Dakar 2023 è andata male, abbiamo concluso 12 tappe su 14, ci siamo dovute fermare per problemi alla macchina. Ma è stato tutto difficile, sin dall'inizio. In gara ho avuto la febbre per quattro giorni, ho guidato quasi sempre di notte, all'inizio con grande ho paura ma poi era diventato divertente fare le dune senza vedere nulla. La rifarei, ma adesso sono molto contenta di come sta andando il Mondiale. Essere nella top 10 è una grande soddisfazione».
 

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