Registe italiane avanti tutta. E Cinecittà le promuove con il progetto “Femminile Plurale”

Registe italiane avanti tutta. E Cinecittà le promuove con il progetto “Femminile Plurale”
di Ilaria Ravarino
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Sabato 30 Aprile 2022, 09:55

Oggi è facile, si fa per dire, parlare di inclusione. Ma ai primi del Novecento, almeno in campo cinematografico, in Italia eravamo i pionieri della parità di genere: una delle prime registe della storia fu infatti la salernitana Elvira Notari, autrice - dal 1906 al 1929 di almeno 60 lungometraggi. Poi, per lungo tempo, il silenzio. O meglio un sommesso mormorio, fatto di pochi nomi noti (Liliana Cavani, Lina Wertmuller, Cristina Comencini) e ancora meno film in grado di arrivare in sala: nel 2010, su 122 pellicole italiane, appena due avevano una regia al femminile. Dal 2010 in poi, tuttavia, lo spirito di Elvira Notari sembra essere tornato ad animare i set italiani, con una nuova generazione di registe su cui oggi Cinecittà ha acceso un faro, con un progetto dedicato interamente alla promozione delle autrici della new wave femminile oltre i confini nazionali.


IL TOUR
Partito a metà aprile a Berlino, il progetto Femminile Plurale di Cinecittà farà tappa a metà giugno a Londra, in autunno a Tel Aviv e infine, nel 2023, in Nord America, portando in tour le registe e i loro film, promuovendo incontri con le autrici locali e diffondendo un libro (curato da Carla Cattani) dedicato alle loro opere. «I dati generali non sono ancora fantastici, ma sono migliorati: finalmente nel cinema aumentano le figure femminili in settori di appannaggio maschile», dice Chiara Sbarigia, presidente di Cinecittà, che ad ottobre porterà negli studi romani di Via Tuscolana l'artista genovese Vanessa Beecroft, per una performance nello storico Teatro 5. «Come sono percepite le nostre registe all'estero? Mi pare un ottimo segnale che al festival di Cannes abbiano voluto in giuria una di loro (l'attrice Jasmine Trinca, a Cannes con il film d'esordio Marcel, ndr). Ma c'è ancora molto da fare».
In questi giorni a Parigi, per accompagnare l'uscita in sala di Miss Marx, Susanna Nicchiarelli, 46 anni, è la pioniera del movimento che ha riportato le donne al centro dell'attenzione del cinema italiano, già alla Mostra del Cinema di Venezia nel 2009 con l'esordio Cosmonauta e presto in uscita con il suo quinto film, Chiara. «I miei ultimi due film (Nico, 1988 e Miss Marx, ndr) sono usciti in molti paesi e sono stata fortunata. La cosa che più mi ha impressionato delle proiezioni di Nico fu che in Danimarca tutti ridevano moltissimo, più che in Italia. In sequenze che anche io ritenevo particolarmente buffe. Ho scoperto così di avere un senso dell'umorismo scandinavo». Già uscito in Australia, in Giappone e in Spagna, il suo Miss Marx arriva adesso in Francia, paese in cui «è normale che ci siano registe donne, e dunque di questo aspetto si parla poco, concentrandosi soprattutto sui contenuti. E sarebbe meglio così. Ma in Italia più che altrove siamo lontani dal raggiungere una parità numerica. Le giovani ragazze che vogliono fare le registe hanno bisogno di coraggio, di esempi, di una spinta in più. Iniziative come Femminile Plurale servono anche a questo». All'esordio con Piccolo Corpo presentato alla Settimana della Critica della scorsa Cannes - la 32enne triestina Laura Samani ha fatto viaggiare il suo film, grazie al progetto di Cinecittà, fino a Berlino: «Sono felicissima perché ho potuto far vedere il film in un paese in cui non era arrivato. Io sto iniziando adesso e il confronto con gli altri, con le registe pioniere e con le autrici all'estero, è fondamentale. Cosa consiglierei a chi comincia ora? Fare tutto quel che fa un maschio, fare controlli al seno e circondarsi di persone che fanno stare bene. È un lavoro per cui ci vuole caparbietà».


Anche lei nel gruppo delle registe in tournée, in questi giorni al lavoro sul suo nuovo film La bella estate, tratto da Cesare Pavese, per la romana Laura Luchetti, 46 anni, «l'intelligenza di questa iniziativa è doppia, da una parte esporta i film e dall'altra crea curiosità nei confronti del mondo femminile italiano. Il film che ho mostrato nella tappa di Berlino, Fiore Gemello, l'ho girato un paio di anni fa e così ha avuto una chance di rivivere. E poi ho finalmente potuto portare, in cinema pieni di pubblico, anche i miei corti d'animazione. Io stessa non ero mai riuscita a vederli in sala. La new wave? Le registe c'erano anche prima, ora si vedono di più. Ma il termine mi piace, è romantico».


I PREMI
E anche se ci vorrà ancora del tempo per raggiungere una solida quota di genere (l'ultimo dato, del 2018, indica la produzione al femminile al 12% annuo), «i festival di Cannes, Venezia, Berlino e l'Oscar sono stati vinti tutti da registe donne racconta Laura Bispuri, romana, 45 anni, veterana dei festival con i suoi tre film, Vergine Giurata, Figlia mia e Il paradiso del pavone - È un segnale fortissimo. Vuol dire che siamo nei primi posti delle competizioni più alte. Non lo siamo ahimè ancora in altri ruoli di potere come nelle direzioni di festival importanti ad esempio. Ma mentre prima non lo si pensava nemmeno, ora la differenza è che lo si pensa, se ne parla ed è chiaro a un numero sempre maggiore di persone che abbiamo tutto il diritto di competere nelle sfere più alte artistiche e decisionali».
 

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