Aspetta il successivo, che pure tarda ad arrivare e quando arriva ugualmente è pieno zeppo, più che pieno zeppo, impossibile entrarvi. E ne arriva ancora un altro, sempre pieno, troppo pieno, e passano ben quaranta minuti e il mal di testa aumenta e comincia persino una leggera nausea.
Decide di chiamare un taxi. Sale sopra all’aperto e comincia a telefonare. Attenda, prego e via di seguito. Non ci sono mezzi disponibili in zona. Altra telefonata, attenda prego e via di seguito e stessa risposta, altra telefonata e altra telefonata ancora, cinque telefonate e cinque aziende di Taxi danno la stessa risposta negativa.
Come mai al Colosseo non ci sono taxi disponibili? Qualche malizioso dice che al Colosseo i tassisti preferiscono far salire a bordo solo turisti stranieri. Il solito malizioso ne spiega anche la ragione, ma ovviamente sono solo chiacchiere prive di fondamento. Solo chiacchiere. E così, col mal di testa e un po’ di nausea, torna giù.
Arriva il convoglio giusto: c’è un piccolo spazio dove infilarsi, piccolo, stretto, strettissimo. Non c’è aria condizionata, si respira malissimo. Il mal di testa aumenta e anche un po’ la nausea. Arriva finalmente a Rebibbia, dove c’è il padre ad attenderla con la macchina, altrimenti un tratto di strada a piedi, oppure due fermate di autobus, magari pieno zeppo da non potervi entrare... Povera figlia. Vuole andarsene da questa città.
Attilio Doni