Il leone e i bambini

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Venerdì 7 Agosto 2015, 11:07
Gentili giornalisti, abbiamo letto articoli in cui si protesta contro chi protesta per l'uccisione del leone Cecil.



Si contrappone il piagnisteo per il leone all'indifferenza verso i bambini dell'Africa che muoiono di fame.



La retorica impera. Non c'è un paragone più insostenibile e fuori luogo. Viene sempre fatto quando non si hanno concetti più pertinenti da esprimere.



Come se la crudeltà e la barbarie fossero giudicabilì e rinnegabili solo in funzione dell'oggetto su cui si scagliano, sia esso, persona, animale o cosa (arte, per esempio, per la cui distruzione tutti si indignerebbero) anzichè sul soggetto che le compie.



Siamo abituati a classificare, ma classificare significa dividere. Ciò che l'uomo ha sempre fatto. Prima i bianchi poi i neri, prima i ricchi poi i poveri, prima le donne e poi gli uomini, prima i.....dopo i...



La storia parla e non si può tirare in ballo la legge, che si uccide per legge, che si schiavizza per legge, che si negano i diritti per legge, ecc.ecc. perchè la legge non è sinonimo di giustizia.



La legge è precaria, riguarda un certo momento, un certo luogo, una certa cultura. Le donne non votavano per legge, ora votano. I neri erano schiavi, per legge, ora neghiamo la schiavitù. La religione, per sua legge, ha bruciato vive migliaia di "streghe" ora non crediamo alle streghe.



Nel terzo millennio partiamo da un assioma, un concetto base, un principio assunto come vero che accomuna le persone civili e illuminate, quelle con più alto livello di coscienza. Non ci sono differenze tra bianchi e neri, donne e uomini, ricchi e poveri, l’essere umano ha valore in quanto ha una vita. Quindi rispettiamo la sua vita, rispettiamo la vita. Ma la vita l’hanno anche gli animali e allora perché non rispettarla? Perchè ancora classificare in primo e ultimo? La vita è vita e il dolore è dolore.



Il leone ha provato dolore, angoscia, strazio, aveva una vita, curava i suoi figli, è fuggito davanti alla morte incombente. I bambini affamati dell'Africa e le loro madri soffrono ogni giorno e muoiono mentre noi occidentali li guardiamo, piagnucoliamo ma poi ci abbuffiamo, sprechiamo, deprediamo.



Per questo Cecil e i bambini che muoiono di fame sono accomunati da una stessa brutalità e da una stessa indifferenza. L’ipocrisia delle buone intenzioni è sempre in voga, le parole non costano niente, lo sappiamo, mentre e i fatti restano teoria. Predittivo il proverbio: "Tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare".



Quindi la domanda retorica a quelli che protestano "Cosa facciamo per i bambini dell'Africa?" ha una sola risposta: "Facciamo quello che tanto bene, per legge e crudeltà abbiamo fatto per il leone Cecil e facciamo ogni giorno per milioni di animali".



E' il nostro allenamento alla crudeltà secondo Ovidio (La crudeltà verso gli animali è tirocinio della crudeltà contro gli uomini".



Ben vengano quindi le proteste per la morte di un leone, perché chi piange per la morte di un leone, considerato ultimo della schiera dei viventi, piange anche per il penultimo, il terzultimo e il quartultimo. Non divide la vita in classi, non divide il cuore in compartimenti stagni, ma lascia libera la propria umanità e contesta ogni brutalità.

Vuole un uomo migliore.



Grazie



Mariangela Corrieri

Presidente Associazione Gabbie Vuote Onlus Firenze