Concorso Tfa al Miur, chi controlla i controllori?

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Mercoledì 18 Luglio 2012, 11:53 - Ultimo aggiornamento: 15:21
Salve, scrivo alla Vostra testata perch, purtroppo, nel Bel (??) Paese, sono ben pochi i mezzi per dar voce pubblicamente all'indignazione dei cittadini: fortunatamente il Vostro quotidiano tra questi. Spero di non rimanere inascoltata, confido in Voi. Scrivo a nome mio, ma in realtà so di dar voce anche alla delusione della maggior parte degli aspiranti docenti che hanno preso parte alla pagliacciata, alla farsa, alla buffonata (e potrei continuare all'infinito) che si è rivelato essere il test preliminare del 13 luglio 2012 per il TFA di lingua francese (A245 e A246), organizzato dal Miur in collaborazione con gli atenei di tutt'Italia.



Si tratta di una serie di 3 test per selezionare aspiranti docenti, i quali, eventualmente superate tutte le prove d'accesso, dovranno frequentare un corso annuale - il Tirocinio Formativo Attivo, il TFA - per ottenere la qualifica per poter insegnare nelle scuole medie inferiori o superiori). Il test preliminare in questione cui ho partecipato, non contemplava neanche una sola domanda sull'intera letteratura francese dalle origini fino all'Illuminismo: si parla di circa 700 anni di produzione letteraria ignorata!



Le domande di letteratura presenti erano relative a dettagli insignificanti che prescindono dalla reale conoscenza della materia (ad es. il nome all'anagrafe della moglie del poeta Eluard; il nome della casa editrice che rifiutò la pubblicazione di uno dei volumi della Recherche di Proust; l'ordine di pubblicazione di alcune opere di Camus...).



Alcune domande di lingua poi ammettevano nella realtà la possibilità di due risposte esatte, lì dove il regolamento del test prevedeva che una soltanto fosse considerata valida: ad es. la dieresi sull'aggettivo femminile plurale "ambiguës" può andare sia sulla E che sulla U, sono due forme ufficialmente accettate,quindi non era possibile escluderne nessuna delle due.



Qua si tratta di madornali e grossolani ERRORI, non più di giudicare soggettivamente l' (incontestabile) assurdità di gran parte dei quesiti! Inoltre il test non contemplava domande di storia (gravissimo!!), di geografia e di politica inerenti la cultura francese. INCONCEPIBILE.



I brani di comprensione di lingua italiana, poi, presentavano domande capziose e risposte inverosimili! Un esempio è la domanda in merito all'origine del termine "dionisiaco" che, "esclusivamente dal testo" e prescindendo dal proprio bagaglio culturale filosofico, NON SI EVINCEVA AFFATTO.



Idem per una domanda relativa ad un brano di Pavese: una delle risposte è arrivata a confondere e ad assimilare i concetti "passare per una località" e "far sosta in una località", in realtà totalmente diversi (si può passare per un luogo, in treno, senza farvi sosta), ESCLUDENDO COSÌ UNA RISPOSTA LOGICAMENTE VALIDA!



INACCETTABILI anche diverse altre domande, e qui è talmente lapalissiano che non mi sto neanche a dilungare: un laureato in lingue non è affatto tenuto a conoscere le teorie di uno psicologo sovietico (Vygotskij), di un neurologo (Broca) o di un filosofo bulgaro (Todorov). E non finisce qui!



Chiosa tragicomica: dopo l'illegittima pretesa che i candidati sapessero raccapezzarsi tra argomenti che non avrebbero mai costituito oggetto di insegnamento in una scuola e nozioni insignificanti, si aggiunge anche la beffa di dover leggere, nel testo di uno dei quesiti, questo marchiano errore :"Le concept de compétence de communication, en réaction au concept de système interne et inné de règles permettant d’engendrer un nombre infini de phrases, à été développé par...".



Trattasi di un raccapricciante ERRORE DI SINTASSI, non si scrive "à" (preposizione semplice) ma "a" (voce verbale)!! È un argomento di grammatica neanche eccessivamente ostico quello della differenza tra "à" ed "a", quindi sul quale era necessario che noi candidati fossimo preparati, ma che evidentemente il "membro dell'Académie française" che ha elaborato la domanda nemmeno conosceva...!



Non sono quesiti, questi, adatti a sondare le reali e soprattutto necessarie conoscenze di un eventuale futuro docente. Non è questo il sapere necessario per poter insegnare lingue in una scuola media o in un liceo.



Si è trattato, in sostanza, di un test meramente nozionistico, in stile quiz televisivo, nel quale scrivere una risposta a casaccio pagava decisamente molto più che aver studiato. Personalmente sono stata sui libri un intero anno, ed ero preparata molto più di tutte le volte che ho sostenuto un qualunque esame universitario (senza nessuna conoscenza nell'ambiente, ho avuto sia durante la laurea triennale che quella specialistica la media del 29, e mi sono laureata ad entrambe con 110 e lode, con tanto di complimenti da parte della Commissione).



Forse ciò potrebbe non essere significativo, ma il test per me come per moltissimi altri si è rivelato assurdo. Sono convinta che si sarebbe potuta effettuare una selezione ugualmente drastica inserendo però domande volte realmente a sondare la preparazione dei candidati, magari ponendo quesiti di storia francese, di geografia francese, di letteratura (possibilmente di diversi periodi storici e senza la pretesa della conoscenza di aneddoti di cronaca rosa...), di linguistica (che, per quanto prevista marginalmente dal piano di studi di un laureato in lingue, sicuramente nel test ha maggiore ragion d'essere della filosofia, della neurologia e della filosofia) e di lingua italiana (senza domande ambigue ancor prima delle risposte!).



Mi domando: chi ha verificato la serietà dell'elaborazione di questi test? Per intenderci con una massima: chi controlla il controllore? Anche il dubbio che questi test siano stati messi a punto per favorire miratamente alcuni candidati che potevano avere "conoscenze" ed "amicizie" ai vertici oramai mi sembra legittimo.



È evidente che si è trattato esclusivamente di un sistema escogitato dal Miur per far intascare un bel po' di soldi agli atenei (parliamo di 100€ a persona per ogni classe di concorso a cui partecipare, senza considerare che alcune di queste ultime erano accorpate, ed in quanto tali prevedevano il medesimo test preliminare, con il pagamento, però, della doppia rata; sempre senza considerare, inoltre, l'importo della tassa da versare per l'anno di TFA - al quale eventualmente si sarebbe potuto accedere - che si aggirava intorno ai 2500€ per alcuni atenei, fino agli oltre 4000€ per altri).



Basti pensare al numero quasi spropositato di candidati che si sono iscritti al test: quanto hanno lucrato lo Stato e le università su questa baraonda! Riflettendo sull'elevatissimo tasso di disoccupazione in Italia, sul numero altrettanto elevato di persone che sono state tagliate fuori dai test secondo criteri decisamente discutibili (e questo è un eufemismo) ed infine sul fatto che l'anno prossimo quest'incresciosa farsa avrà di nuovo luogo, mi chiedo: quanto ancora Stato ed università dovranno "mangiare" sui bisogni della gente? Che amarezza...



Ludovica Lombardi



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Sono un docente di scienze abilitato per le scuole superiori, ma precario “storico”, e per fortuna, sempre con il mio contratto annuale di lavoro. Tra i miei colleghi conosco molte persone valide, anche in situazioni molto più “precaria”, che comunque svolgono in modo molto serio e professionale il loro incarico.



Per molti di loro la scuola non rappresenta una prospettiva concreta, e con il Tfa sono costretti a subire l'ennesima presa in giro, un altro percorso faticoso, costoso, umiliante e inutile creato da politici incompetenti. I costi sono elevati, si parte dai circa 100 euro per ciascuna classe di abilitazione, ai 2500/3000 euro di media per iscriversi al TFA nel caso di esito positivo del test di ammissione Il TFA prevede una selezione iniziale, un tirocinio, degli esami da sostenere e una prova finale, l'impossibilità di lavorare durante il corso, con l'incertezza di essere inseriti nelle graduatorie permanenti.



A che serve tutto questo stress? Ciò è solo una fraudolenta vendita della speranza. Era sufficiente un breve aggiornamento o un concorso per chi ha maturato 2-3 anni di servizio. Gli insegnanti non abilitati che avevano già esperienza nell'insegnamento si sono tutti decisamente schierati contro al concorso per l'accesso al Tfa.



C'è bisogno di lavoro, non stupide e false illusioni, degne della mente di chi le concepisce e le propone. Alternative più semplici ed efficaci a questa ennesima presa in giro c'erano. Buon senso razionale, ormai estinto presso il Miur, vorrebbe l’annullamento immediato dei TFA che non condurranno da nessuna parte, salvo favorire il business già in itinere a favore di quei soggetti anche universitari che lucreranno sulle speranze di migliaia di persone e parcheggeranno i precari in un limbo. Il Tfa dovrebbe cambiare il nome: da Tirocinio formativo attivo a TRUFFA FORMATIVA ATTIVA.



Stefano Collini, docente
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