L’UOMO DEI GHIACCI
Ötzi, si diceva, è stato rinvenuto negli anni ’90 del secolo scorso: ma nell’area dell’arco alpino e della Pianura Padana fino alle sue propaggini sud-orientali (province di Modena, Bologna, Forlì-Cesena)le scoperte cominciano nell’ultimo scorcio dell’Ottocento (nel 1884-85 Gaetano Chierici scava la necropoli di Remedello Sotto presso Brescia) e in pratica non si sono mai interrotte: nel 2009-2010 si mettono in luce le 74 tombe di Via Celletta dei Passeri a Forlì. Un lungo lavorìo portato avanti da decine di studiosi.
Cominciamo proprio dalla presenza-assenza dell’Uomo di Similaun: la documentazione esposta in mostra ci confermerà che ormai si sa tutto di lui, a partire dalla datazione (3300-3100 a.C). Tranne un dato: che ci faceva lassù, per poi essere ucciso? Era un uomo in fuga? Un guerriero? Un malvivente che aveva avuto pane per i suoi denti? La vittima di un delitto?
I TATUAGGI
Trovato casualmente nel ghiacciaio da due escursionisti tedeschi che avevano sbagliato strada, l’Uomo deve l’eccezionale conservazione del suo corpo e del suo equipaggiamento alle peculiari condizioni climatiche. Aveva capelli e occhi castani; il suo sangue era del gruppo 0. Sorpresa: presentava sul corpo 57 tatuaggi, sia pure semplici (punti, linee, crocette), che sono i più antichi a noi noti, e non erano eseguiti con aghi, ma con minuscole incisioni poi coperte con carbone vegetale. Aveva 45-50 anni ed era alquanto malconcio: insofferenza al lattosio, colesterolo alto, arteriosclerosi, predisposizione all’infarto. Forse aveva lavorato in una fonderia: tracce di rame e arsenico nei capelli, polmoni anneriti dal fumo. Non morì però per tutto questo: una freccia di selce all’interno della spalla sinistra rivela che fu colpito da dietro. Sembra in un agguato, con colluttazione: sono state accertate tracce di sangue di quattro persone diverse. La situazione doveva essere precipitata all’improvviso: poco prima aveva consumato con calma un abbondante pasto a base di stambecco e cereali. Interessante l’equipaggiamento, a partire da un inatteso ombrello a graticcio. Il perizoma, la sopravveste e i gambali sono in pelle di capra; il cappello è in pelliccia di orso; le scarpe hanno la suola di pelle di orso con il pelo rivolto verso l’interno. Ötzi era armato fino ai denti: pugnale in lama di selce con impugnatura di frassino, dentro fodero in corda; arco, pure in legno; faretra con 14 frecce; ascia con lama trapezoidale.
L’ascia e la lama del pugnale consentono di stabilire un nesso con la già ricordata necropoli di Remedello Sotto, in uso, con 124 tombe,lungo tutto l’Eneolitico. Le armi (in selce o in rame) sembrano evidenziare, in una nuova articolazione della società, l’affermarsi della categoria del guerriero; e sono sempre le armi con la loro diffusione a testimoniare quanto ampia fosse la rete di comunicazioni e scambi.
LA CERAMICA
Anche la ceramica testimonia l’ampio raggio dei rapporti: è presente nel Bresciano quella inquadrabile nella cultura del Vaso Campaniforme (2500-2200 a.C.), così chiamata in quanto rappresentata da contenitori a forma di campana, con tipica decorazione a pettine.
E ancor più ampia è la diffusione delle sculture, dalla Penisola Iberica alle steppe a nord del Mar Nero passando per il sud della Francia, le Alpi, la Grecia meridionale: statue-menhir (e cioè massi infitti nel suolo e istoriati con figure di vario genere), stele a forma umana, incisioni rupestri. Pur diverse fra loro, le stele di Aosta e di Sion (Capitale del Vallese in Svizzera) e le statue-stele del Trentino-Alto Adige raffigurano personaggi maschili armati e personaggi femminili con gioielli e abiti riccamente decorati. Celeberrimi e enigmatici, i massi istoriati della Val Camonica e della Valtellina mostrano, fra i tanti soggetti, armi e dischi solari come simboli maschili, mantelline e pendagli a spirale come simboli femminili, mantelli a scacchiera associati con branchi di cervi di dubbia interpretazione. I dubbi del resto riguardano un po’ tutte queste sculture e la loro funzione: il fatto che tavolta siano disposte in allineamenti significa probabilmente che erano destinate a delimitare luoghi scelti per riti religiosi.
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