La rivoluzione dei musei: accesso libero ogni ultima domenica del mese

La rivoluzione dei musei: accesso libero ogni ultima domenica del mese
di Simona Antonucci
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Venerdì 1 Febbraio 2013, 14:07 - Ultimo aggiornamento: 3 Febbraio, 13:27
ROMA - La festa finita. La Settimana della cultura con i musei aperti gratuitamente viene spazzata via dalla crisi: Non possiamo pi permetterci di rinunciare all’incasso di sette giorni.

E proprio in primavera, uno dei periodi dell’anno in cui si registrano più visitatori. Li terremo a ingresso libero l’ultima domenica di ogni mese, quando le famiglie italiane sono veramente in difficoltà». Anna Maria Buzzi, direttrice del dipartimento di valorizzazione del patrimonio culturale del Mibac, subentrata a Resca la scorsa estate, chiude così la giornata di lavori dedicata al sondaggio online sul funzionamento dei musei, pubblicato per due settimane sul sito del ministero dei Beni culturali.



IL CALO

«La crisi c’è e si sente - continua Buzzi - per la prima volta dal 2009 è stato registrato un calo di visitatori, nei primi nove mesi di dicembre, del 10,44 per cento. E a farne le spese sono le realtà minori». Uno scossone (cancellata la promozione dell’8 marzo, mentre viene mantenuta quella di San Valentino) che prevede immediati piani di recupero, tra cui l’ipotesi di andare incontro alle richieste del pubblico (l’85 per cento suggerisce di consentire visite persino la notte) facendo slittare verso sera gli orari di apertura: almeno una volta al mese nei trenta siti più importanti. «Ma servono risorse - conclude la direttrice generale - e il personale è un problema. Anche se possiamo contare sulle associazioni di volontariato, sul Touring, l’Archeo club, i carabinieri, è una questione delicata, che andrà affrontata con il ministro».



LA CONSULTAZIONE

Tra il 21 novembre e il 14 dicembre più di settemila persone hanno compilato i questionari, rispondendo al tema: Il museo che vorrei. Il dato più evidente, e incoraggiante, è che la gente punti all’eccellenza, musei migliori, più efficienti, anche se c’è da pagare il biglietto. E quindi, orari di apertura che vengano incontro alle esigenze del pubblico (43 per cento), percorsi di visita di qualità (42 per cento) e disponibilità di materiali informativi (54 per cento). A dedicare attenzione al sondaggio sono state soprattutto le donne, quindi i giovani tra i 18 e i 30 anni, in gran parte laureati: chiedono tutti qualità, anche a costo di pagare un po’ di più. Ed è questo forse il dato più contradditorio: come se gli italiani, rassegnati dalla scarsa considerazione che il Governo dimostra per le politiche culturali, si volesse far carico di un finanziamento che in fondo, pagando le tasse, già fornisce al settore. Dimenticando che almeno tre dei grandi musei presenti nella top ten internazionale non fossero completamente gratuiti. «Le persone che hanno risposto al sondaggio - spiega Pierluigi Sacco, professore di economia della Cultura, tra gli ospiti al dibattito organizzato dal Mibac - hanno dimostrato un alto livello di attenzione. Ma esiste un’altra metà della popolazione italiana la cui partecipazione è pari allo zero. Solo in Bulgaria e in Romania si registrano dati così inquietanti. E forse un sondaggio dovrebbe interrogarsi anche su come coinvolgere quel pezzo di Italia. Fino a che la cultura non diventa una vera priorità sarà difficile che acquisisca un maggiore peso politico. Esistono fasce di popolazione con reddito e istruzione minori ed è lì che bisogna guadagnare interesse».
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