I segreti di Roy Lichtenstein
il mago della Pop Art

Whaam! di Roy Lichtenstein
di Deborah Ameri
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Lunedì 25 Febbraio 2013, 11:00
LONDRA - Le sue opere sono tra le pi riprodotte al mondo. Anche chi non segue l’arte pu riconoscerle all’istante. Ed per questo che Roy Lichtenstein considerato uno degli artisti pi noti del ventesimo secolo. Genio americano della pop art, insieme a Andy Warhol, ha avuto l’innegabile merito di trasformare semplici strisce di fumetti in arte sofisticata da salotto buono. Adesso la sua vasta produzione, in gran parte poco conosciuta, converge alla Tate Modern di Londra che ha appena inaugurato la più grande retrospettiva mai dedicata al maestro, morto di polmonite nel 1997 a 73 anni.

Si intitola «Roy Lichtenstein: a retrospective» e sarà aperta fino al 27 maggio. Le due curatrici, Sheena Wagstaff e Iria Candela, hanno impiegato quattro anni a raccogliere i 125 lavori esposti, sia tele che sculture, schizzi e disegni su carta. La mostra segue per la maggior parte un ordine cronologico, dai primi colorati approcci tra cubismo ed espressionismo, fino alla conversione all’espressionismo astratto. I suoi lavori più noti, quelli tratti dai fumetti e dalle immagini pubblicitarie, occupano solo una stanza, seppur quella centrale.



FUMETTI E PUNTINI



Perché il periodo dei famosi puntini e delle vignette è durato in realtà solo per tre anni della carriera dell’artista. Qui i pezzi forti sono «Look Mickey», del 1961, una scena con Topolino e Paperino a pesca, e il celebre «Whaam!», del 1963, tratto dal fumetto «All american men of war», pubblicato in Usa da Dc Comics. Riproduce l’attacco di un jet che distrugge il nemico con un missile in un furore di rosso e giallo. Le scene belliche sono spesso riprese da Lichtenstein, che durante la seconda guerra mondiale faceva parte dell’esercito americano come tecnico. È proprio dal ’61 che inizia a usare il famoso puntinato Benday (una tecnica di stampa che combina due punti colorati per ottenerne un terzo di colore diverso). I puntini, insieme agli spessi contorni neri delle figure e ai colori accesi, diventano le sue cifre stilistiche.

Un’altra sala è dedicata alla serie poco conosciuta «Perfect/Imperfect», lavori astratti dove la linea, più che i punti, diventa il principale elemento strutturale. Molti visitatori saranno sorpresi di trovare anche sculture in ceramica e ottone (non acclamate dai critici), disegni su carta e dipinti su Rowlux (una pellicola particolare) e acciaio. Così come i lavori della serie «Brushstrokes», pure pennellate di colore.

Tra i capolavori più apprezzati ci sono i quattro monumentali dipinti dello studio dell’artista, riuniti qui per la prima volta dal 1974.



PIXEL CINESI



Alcune opere non traggono ispirazione dalla cultura popolare ma dagli antichi maestri. Lichtenstein riproduce con la sua estetica capolavori di Monet, Matisse, Van Gogh e Picasso. E in un’altra serie, «Chinese landscapes», omaggia persino i tradizionali pittori cinesi tratteggiando paesaggi con i suoi pixel.

Negli anni Novanta l’artista americano comincia a riprodurre nudi di donne, ispirato probabilmente dalla sua amante segreta, la cantante Erica Wexler, che parla oggi per la prima volta della loro storia d’amore dopo un silenzio durato 20 anni. La Wexler, oggi 44enne, aveva incontrato il maestro durante un appuntamento al buio organizzato da un amico fotografo. Lei aveva 23 anni e Lichtenstein 68, sposato e con due figli. «Roy mi disse che lui e sua moglie avevano una relazione aperta», racconta oggi Wexler, che ha deciso di parlare solo per promuovere il suo nuovo album, confessa all’Evening Standard. La loro storia era durata dal 1991 al 1994. «Finì perché capii che non sarei mai diventata la signora Lichtenstein e non volevo vivere nella sua ombra».



LA MUSA



Nessuno sapeva, fino a oggi, che Wexler fosse la sua musa. Lei racconta: «Era il 1993 e lui mi chiese: “Cosa dovrei fare adesso?”. Io risposi: “Gli artisti della tua età non cominciano a fare nudi, come Degas e Renoir?”. E così è stato. Nel suo primo trittico c’è una donna svestita buttata sul letto. Ero io. Spesso giravo nuda per casa». Il nome del quadro a cui si riferisce è «Large interior with three reflections». Wexler sostiene che prima di conoscerla il maestro del pixel dipingesse solo ragazze angosciate. Successivamente, come nel trittico, le donne sono più serene. A lei ispirati sono anche «Nude with yellow flower» e «Nudes with beach ball», che fa parte della mostra londinese.
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