«La Gioconda di Leonardo sta morendo»

La Gioconda al Louvre di Parigi (foto Horacio Villalobos - Ansa)
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Sabato 26 Maggio 2012, 22:42 - Ultimo aggiornamento: 27 Maggio, 21:13
ROMA - La Gioconda sta morendo? Da decenni risuona tra le pareti del Louvre uno dei dibattiti pi appassionati del mondo dell'arte: quello tra sostenitori e oppositori di un restauro della Monna Lisa di Leonardo da Vinci.



Due scuole di pensiero, due filosofie opposte si scontrano è in gioco il futuro del ritratto più famoso del mondo. È l'analisi che fa il quotidiano spagnolo El Pais che si chiede: «Dobbiamo continuare a guardare Monna Lisa misteriosa e evanescente che viene ancora ammirata da 20.000 visitatori ogni giorno, o serve un'operazione urgente per rimuovere cuore aperto colori ad un paziente in pericolo?».



Il responsabile del Louvre per la la pittura italiana del XVI secolo, Vincent Dieulevin, intervistato da El Pais, fa notare: «La Gioconda, ora, sembra un morto, è un dipinto che sta lentamente scomparendo, e se non si fa nulla il paziente può peggiorare». I colori, insomma, a suo giudizio e di altri esperti erano «molto più vivi di Quelli attuali, sono divenuti opachi per effetto del tempo, delle vernici protettive».



Dieulevin è un esperto qualificato di Leonardo e ha coordinato il restauro di uno dei capolavori del genio da Vinci: Sant'Anna con la Vergine e il Bambino. Nell'intervista rileva: «Il quadro è grigio, incolore, l'opera di Leonardo non era cosi». Nel caso si dovesse procedere con il restauro, «se lo facciamo con La Gioconda utilizzeremo esattamente lo stesso metodo utilizzato con Sant'Anna». Ma aggiunge «al momento non ci sono piani per questo». Ma pensa che sia necessario? «Assolutamente», risponde lo studioso, perché «la pittura di Leonardo da Vinci è piena di vita e ora, quando guardiamo la Gioconda, sembra di vedere una donna morta».



Alla base del controverso processo di restauro di Sant'Anna, un progressivo e millimetrico alleggerimento degli strati di vernice. «I restauratori non hanno eliminato tutti gli strati di vernice», evitando «il contatto diretto con la materia pittorica di Leonardo» e rispettando la «patina del tempo». Per questo il team, con l'italiana Cinzia Pasquali e Dieulevin in testa, ha usato un sofisticato dispositivo, in grado di misurare con assoluta precisione lo spessore di ogni strato di vernice, che «consente un controllo quasi matematico del restauro».


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