L’opera si intitolava In and out of love. Sulle tele erano attaccate le pupe, ovvero i bozzoli che poi si schiudono e fanno nascere i lepidotteri, e tutto intorno le farfalle erano libere di muoversi e si nutrivano di fiori, zucchero e frutta. Ma molte sono state calpestate e uccise, altre ferite quando i visitatori se le scrollavano di dosso. Risultato: ogni settimana 400 dovevano essere rimpiazzate.
La mostra è durata 23 settimane e quindi oltre 9.000 lepidotteri sono morti. Adesso le associazioni che difendono gli animali se la prendono con Hirst. La prima a scagliarsi addosso all’artista è stata la Rspca, la più grande charity animalista del Regno Unito. «In questa cosiddetta forma d’arte le farfalle sono costrette a trascorrere tutta la loro vita in una stanza chiusa - ha criticato un portavoce - Se fosse successo con altri animali, dei cani per esempio, ci sarebbe stata una rivolta nazionale».
La Tate risponde sottolineando che l’ambiente ricreato era perfetto e che tutte le farfalle selezionate erano alla fine del loro ciclo vitale.
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