L'Italia e i monumenti del mistero: da Ca' Dario a Venezia alla Porta magica di Roma

L'Italia e i monumenti del mistero: da Ca' Dario a Venezia alla Porta magica di Roma
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Domenica 19 Maggio 2013, 19:59
L’Italia dei misteri e delle leggende; grotte di profeti o castelli, e palazzi, che non portano fortuna; indecifrabili altari oppure incredibili ossessioni di quanti edificano un monumento: dietro ad ogni pietra antica, o quasi, in Italia ci sono racconti ed avventure, che talora hanno addirittura dell’esoterico, se non del miracoloso. Si può iniziare dal Castello di Miramare a Trieste, «bel nido d’amore costruito invano» (rimava Carducci) da Massimiliano d’Austria nella seconda metà dell’Ottocento; ma l’arciduca andrà a morire a Queretaro, nel Messico, e la moglie Carlotta non potrà fare nulla, nelle peregrinazioni tra Vienna e la Roma del Papa, per salvarlo. Finirà pazza. Né avrà destino migliore Amedeo d’Aosta che lo abiterà poi, e altri ancora. Il neozelandese barone Bernard Cyril Freyberg neozelandese, capo del fonte di Montecassino durante il terribile bombardamento, comanda nel 1945 le truppe alleate a Trieste. Ma vive in una tenda da campo, nel parco lussureggiante: dormire lì dentro era sfidare la malasorte.



DISGRAZIE SUL CANALE

Come un alone terribile circonda Ca’ Dario a Venezia: l’unica dimora sul Canale con il nome di chi l’ha costruita orgogliosamente sulla facciata: l’ultima vittima ne è stato Raul Gardini, nel 1993; ma la prima, lo stesso fondatore della «vecchia cortigiana piegata sotto il peso dei suoi monili» (D’Annunzio); assurda la serie delle sue infinite disgrazie: tuttavia, ve la risparmiamo.



I GRADONI

Ma non c’è solo la sfortuna: ci mancherebbe. Vicino a Sassari, nessuno ha mai saputo spiegare l’altare preistorico di Monte d’Accoddi (anche se il monte è una semplice collinetta). Risale al IV millennio a.C., pare una ziqqurat mesopotamica: grande scalinata da sempre ritenuta il primo esempio di un tempio. Ma qualcosa di vagamente simile al caso sardo, non c’è nel continente: chi mai l’ha costruito, e perché? A cosa serviva e come era strutturato? Tanti misteri che a qualcuno (Peter Kolosimo) ha suggerito perfino una civiltà aliena. Su Monte d’Accoddi, scavato nel 1954 da Ercole Contu, sono ormai 60 anni che si strologa. Però, invano: resta un mistero. Ma c’è anche chi è andato a caccia di fantasmi, o fenomeni paranormali nella Rocca di Narni, una tra quelle che il cardinale Gil (Egidio) Alvarez Carrillo de Albornoz costruisce a metà del Trecento nel centro Italia, lo Stato della Chiesa, anche per favorire il ritorno da Avignone dei papi. L’incarico gliel’aveva dato Innocenzo VI Aubert: così nascono pure le «gemelle» a Spoleto, Assisi, Perugia, Todi, Gualdo Tadino, Piediluco, Orvieto, Cortona, Cesena, Città della Pieve e Viterbo. In pochi anni, i Papi conquistano l’intera Italia centrale. Forse, Narni si deve a Matteo Gattaponi, geniale ideatore della Rocca di Spoleto; è sopra l’antichissima fonte Feronia, ed è l’ultima delle sue: nel 1367 s’inizia a costruire, e il porporato muore. Ne nasce poi una leggenda che la lega alla Saga di Narnia, ad ali e gambe misteriosamente apparse in antiche foto. Di tutto questo, e assai altro ancora, si occupa un libro, in vendita dal 22 maggio, I monumenti esoterici d’Italia di Fabrizio Falconi (Newton Compton, 416 pag., 9,90 euro): ne racconta e ne esamina trenta, in una cavalcata tra storia e storie, più o meno da dimostrare. La Porta magica che è a Roma, come la Piramide Cestia, il Pantheon e la piazza dei Cavalieri di Malta; gli obelischi egizi della Capitale; la Cappella Sansevero, a Napoli; il pentagono federiciano di Castel del Monte; i mostri di Bomarzo, e via elencando.



GLI SCHELETRI

Tra Finale e Borgio Verezzi in Liguria, ci sono tante grotte; la più importante, Arene Candide, è lunga 70 metri e larga 20. Nel 1864, fu scovata e scavata: anfratto che splende di quarzi, abitato 25 mila anni prima di Cristo, scheletri che ormai sono al museo Pigorini, a Roma, e altrove. E la sepoltura di un Giovane principe: lo scheletro di un ragazzo di 15 anni, su un letto in ocra rossa, ornato di bracciali e cavigliere, e altri oggetti in avorio di mammuth; la testa coperta da una cuffietta fatta di centinaia di conchiglie inanellate; in mano, una lama di selce. Morto per lesioni ossee. Di lui non si sa altro, Ma le sepolture sono tali, da attribuire caratteri magici e sacri al luogo. Non molto lontano, in Lunigiana, viveva un popolo, in un sito che si diceva creato perfino da Fetonte. Una civiltà di cui poco ancora sappiamo; e che ha lasciato (una nostrana Isola di Pasqua sia pur in miniatura) delle stele antropomorfe, maschili e femminili, di 5.000 anni fa. Ce ne sono un’ottantina. Divinità? Eroi? Collocati secondo ben precisi percorsi? Arduo stabilirlo oggi. È l’Italia delle radici, l’Italia dei misteri, un’Italia che avvince.
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