Una vera e propria lirica d’amore è la poesia n. 6: “Ho messo campanelli alle porte/ caso mai dovessi tornare mentre dormo./Ho messo campanelli alle finestre/caso mai da lì dovessi entrare/ - potrei non accorgermene./ Ho messo tagliole negli angoli/nel caso tu volessi tornare/ ma con cattive intenzioni,/ nel caso tu volessi dirmi/ che non è più tempo di sogni./Ho messo tagliole/e campanelli su tutte le porte.//” Sono versi che nascono un momento dopo la deflagrazione del dolore, e riparano le mancanze, e ci riportano in salvo: spesso invitano alla calma e conducono alla tenerezza.
Lontana dagli sperimentalismi, la lingua apparentemente semplice rivela una relazione profonda e accurata con la parola. Tramite le assonanze, le contraddizioni esplose nel corpo a corpo con la vita si risolvono in una suggestione poetica. Ci sono inoltre oggetti ricorrenti che appartengono al quotidiano e un’aspirazione contemporaneamente sensuale e mistica al vuoto: “Dai posacenere in giardino/divenuti sotto la pioggia/ umide scodelle d’acqua/ho appreso la calma: a riempire/e a svuotare, a caso, il cuore.//” Forse è questo il luogo della felicità. Un piccolo libro da tenere sempre con sé.
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