Piperno vince lo Strega: sfida all'ultimo voto con Trevi

Piperno vince lo Strega: sfida all'ultimo voto con Trevi
di Leonardo Jattarelli
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Venerdì 6 Luglio 2012, 08:35 - Ultimo aggiornamento: 7 Luglio, 13:08
ROMA - Sfida all’ultimo respiro. Alla fine stato Alessandro Piperno ad aggiudicarsi il Premio Strega. Con il suo Inseparabili. Il fuoco amico dei ricordi» (Mondadori) ha ottenuto 126 voti, solo due in più di Emanuele Trevi che con «Qualcosa di scritto» (Ponte alle Grazie) di voti ne ha avuti 124. Terzo Gianrico Carofiglio con «Il silenzio dell’onda» (Rizzoli), 119 voti, di seguito Marcello Fois con «Nel tempo di mezzo» (Einaudi) che ha avuto 48 voti e Lorenza Ghinelli autrice di «La colpa» (Netwon Compton), con 16 voti.



«Un duello fino all’ultimo, una battaglia dura e leale - ha commentato Piperno - e devo dire che ad un certo punto m’ero dato per perso. E’ una serata stupenda».



Stesso scenario, lo splendido Ninfeo di Villa Giulia, qualche polemica in più che diventerà di nuovo fiume in piena se non si metterà mano al regolamento del Premio, libri nuovi e affascinanti, autori importanti. Lo Strega della 66ma edizione ha snocciolato ieri sera, sotto la cappa di un caldo africano, i voti di gesso sulla classica lavagna di scuola, davanti alla folla di appassionati e amici, dell’intera filiera o quasi dell’editoria italiana, di nomi storici della letteratura e di giovani scrittori in cerca di gloria. Tra gli altri, in un affollatissimo parterre, c’erano Dacia Maraini, Inge Feltrinelli, il sindaco Alemanno («Tre su cinque dei romanzi si svolgono a Roma»), Paolo Mieli, Ettore Scola, Citto Maselli, l’ex ministro Giulio Tremonti, Sonia Bergamasco, Francesco Rutelli, Marina Ripa di Meana, Saverio Costanzo munito di telecamera a riprendere il tutto. La più elettrizzata la giovane Lorenza Ghinelli che ha voluto specificare come «ho vissuto sempre ai margini del mondo letterario e mi affaccio ora con un po’ di terrore anche se è stato davvero speciale entrare nella cinquina. Una vittoria per me». Rilassato l’altro sconfitto, Marcello Fois che ha pagato lo scotto di correre con Einaudi contro una casa editrice «sorella» come Mondadori, vincitrice dello Strega: «Mi è piaciuto e mi sono divertito. Non avevo troppe aspettative ma per me è davvero un bell’anno visto che sono candidato anche al Campiello».



Ha vinto la letteratura? Da una parte sì, certamente. Perché i cinque finalisti non erano affatto scrittori di seconda fila. Gianrico Carofiglio con il suo noir, il Silenzio dell’onda targato Rizzoli; Emanuele Trevi che nel suo Qualcosa di scritto (Ponte alle Grazie) mette al centro della narrazione uno scrittore trentenne che si trova ad esplorare il mondo pasoliniano preso quasi per mano da Laura Betti, una sorta di strega nell’antro del Fondo dedicato all’intellettuale ucciso all’idroscalo di Ostia; l’epica del libro vincitore di Piperno, Inseparabili. Il fuoco amico dei ricordi (Mondadori), saga di una famiglia ebrea romana con protagonisti i giovani Filippo e Samuel; la Sardegna arcaica che fa da sfondo al libro di Marcello Fois, Nel tempo di mezzo (Einaudi); la violenza arricchita da un lacerante senso di colpa nel quale si muovono come in una zona oscura i protagonisti del romanzo di Lorenza Ghinelli, La colpa (Newton Compton).



Ha vinto la letteratura, dunque. Ma non solo. Perché più della letteratura, per lo Strega, può la mano sapiente dell’editoria che è la vera destinataria del prestigioso riconoscimento nato tra i divani di casa Bellonci. Lo si dice da sempre ma i meccanismi del Premio bene o male sono rimasti gli stessi, perché alla fine fa comodo a tutti, non solo agli editori. E non si tratta di operazioni carbonare perché non c’è nulla di artefatto o di sotterraneo. Una regola regna sovrana: o stai al gioco o è inutile partecipare.



Il 3 luglio scorso, tutti i finalisti della cinquina sono stati ospiti a Viterbo della rassegna Caffeina Cultura che stasera avrà l’onore di portare in palcoscenico il vincitore Alessandro Piperno. C’è stato un giro di pareri sullo Strega e, prima che Piperno ammettesse candidamente, come ha fatto anche ieri sera: «Non ho letto nessuno dei dodici libri entrati in lizza per la cinquina», Gianrico Carofiglio davanti ai microfoni ha sottolineato: «Uno cerca di fare il gioco il più possibile pulito. La pressione degli editori? Decisamente forte». A rincarare la dose, Emanuele Trevi: «Da sempre vengono imputate allo Strega colpe che sono degli editori, perché il Premio di per se è una cosa pulitissima se non ci fossero questi grupponi o anche i gruppetti, perché anche i cosiddetti minori sono fastidiosi». La linea generale è che si dovrebbe dare molto più peso ai giurati, come ha sottolineato ieri sera il secondo classificato Trevi, che «certo possono essere influenzabili ma c’è chi lo è di più e chi per niente».



Un giurato è stato, per esempio, Marcello Fois il quale ha spiegato come le regole dello Strega sono lì e nessuno le disattende «ma guai a sorprendersi, ad essere in malafede». Tutti gli scrittori della cinquina sono stati concordi infine sul fatto che il Premio è aperto culturalmente «anche se i giurati, beh, non si può dire che lavorino autonomamente».


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