Le fiabe mai lette dei fratelli Grimm: in uscita 42 nuove favole

Le fiabe mai lette dei fratelli Grimm: in uscita 42 nuove favole
di Fiorella Iannucci
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Giovedì 29 Novembre 2012, 12:54 - Ultimo aggiornamento: 30 Novembre, 11:21
La regina pi bella di tutto il reame con il suo infallibile specchio non la matrigna, ma la madre vanitosa di Biancaneve. E’ lei a ordinare al cacciatore di strappare «polmone e fegato» alla figlia, lei a travestirsi e a raggiungerla nella casetta dei nani dove, al terzo tentativo e con una mela avvelenata, «finalmente» la uccide. Sappiamo il seguito della favola, ma non che fu un servitore collerico ad assestare alla fanciulla morta, deposta «in una bara di vetro», «un gran colpo sulla schiena»: provvidenziale, perché «fu così che le tornò su il tocco di mela avvelenato, per tutto quel tempo rimasto incastrato in gola».



I Grimm come non li avete mai letti. Perché le 42 fiabe dei due celebri favolisti raccolte in Principessa Pel di topo, appena uscite per Donzelli (tavole originali di Fabian Negrin, traduzione di Camilla Miglio, 246 pagine, 23,90 euro) sono di fatto sconosciute. A raccontare la loro storia, che sembra una favola essa stessa, è Jack Zipes, studioso di fama internazionale di folklore e letteratura per l’infanzia, al quale si deve il dono prezioso e inaspettato di questo libro, proprio mentre si celebra in tutto il mondo il bicentenario dei Kinder und Hausmarchen di Jacob e Wilhelm Grimm (dicembre 1812). Ironia della sorte - osserva Zipes nella prefazione - «oggi nessuno conosce per davvero le fiabe della prima edizione, perché i Grimm ne pubblicarono altre sei continuando ad apportare consistenti modifiche, cosicché l’ultima edizione del 1857 ha relativamente poco a che fare con la prima».



LA SCOPERTA

I Grimm infatti, nella loro appassionante e puntigliosa ricerca di racconti popolari, spinti dalla convinzione tutta romantica della genuinità e della purezza delle fiabe, continuarono per quasi mezzo secolo a rielaborare, aggiungere, omettere, unificare versioni, mai stanchi di fare di quelle antiche storie delle autentiche gemme letterarie. Un work in progress che, se affinava lingua e stile, si allontanava però sempre di più da quella tradizione orale di cui i due fratelli da sempre si dichiaravano sostenitori e debitori. Soprattutto, forza, freschezza e gusto di quelle prime fiabe (86 nel primo volume del 1812; arrivate a oltre 200 nella raccolta del 1857, quella definitiva) finirono per piegarsi ad altre esigenze, non solo letterarie.

Scrive Zipes: «Le fiabe della prima edizione sono tendenzialmente più crude e autentiche di quelle pubblicate nelle edizioni successive, perché i Grimm non apportarono grossi cambiamenti. Sono fiabe affascinanti perché recano ancora l’impronta degli informatori». Una «meravigliosa mescolanza di voci diverse e di fiabe trasmesse da contadini, artigiani, donne borghesi e aristocratici», scrive lo studioso, autore di saggi illuminanti (l’ultimo è La fiaba irresistibile, Donzelli), folgorato dai quei testi dimenticati.



NUOVE EROINE

E davvero le fiabe dei Grimm che Zipes ha scelto, duecento anni dopo, sono «nuove» e sorprendenti, piene come sono di astuzie e difficili prove, di incantesimi, ingenuità, inconcepibili crudeltà (su tutte, Come certi bambini si misero a giocare al macellaio, La suocera e Le bambine e la grande fame, omesse nelle edizioni successive). Ci sono eroine di cui non sapevamo l’esistenza, come la principessa Pel di topo, condannata a morte dal padre, risparmiata dal carnefice, decisa a «farsi passare per uomo» sotto il suo orrido vestito di pelle di topo, troppo acuta e misteriosa per essere solo un valletto del re... E animali fedeli, sarti e fabbri astuti, gobbi sciocchi ma fortunati, orchi famelici, diavoli e soldati, elfi gentili e bambine che cavalcano volpi, principi, sorelle, falegnami che non conoscevamo. Ma anche lì dove il racconto si fa più familiare, ecco che qualcosa cambia, spiazzandoci. Raperonzolo, per esempio. Non è una maga ma una fata a rinchiudere la fanciulla dai lunghi capelli «fini come oro filato» nell’alta torre «senza porta né scala». Anche se è lo stesso principe a innamorarsi di lei e a salire nella stanza aggrappato alla magnifica chioma della fanciulla. Quel che non abbiamo finora letto, e che scopriamo nella prima sintetica versione della favola, è la gravidanza di Raperonzolo, svelata con una domanda: «Ma ditemi, Donna Gothel, perché i miei vestiti si fanno sempre più stretti e non mi entrano più?». Un particolare che Jacob e Wilhelm Grimm cancellarono pochi anni dopo, per sempre.
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