Gli intervistatori, realismo e precisione
nell'Italia vista da Fabio Viola

Gli intervistatori, realismo e precisione nell'Italia vista da Fabio Viola
di Lucilla Noviello
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Sabato 30 Ottobre 2010, 16:06 - Ultimo aggiornamento: 31 Ottobre, 19:43
ROMA (30 ottobre) - Abbiamo conosciuto il suo linguaggio asciutto e la precisione delle sue descrizioni, spesso crude nell’evidenziare il realismo del male, in molti reportage. In quest’opera – che invece un romanzo, dal titolo Gli intervistatori edito da Ponte alle Grazie - Fabio Viola non si limita a raccontare il nostro Paese con il suo solito stile. Questa volta la storia resta sospesa in un tempo

e in uno spazio che sebbene facilmente connotabili – siamo in Italia e gli anni storici dello svolgimento sono sicuramente quelli in cui viviamo adesso – nulla è esplicitamente dichiarato. Ogni identità - geografica, temporale e anche personale – assume volutamente contorni sfuggenti. Il racconto prende il via da alcuni misteriosi rapimenti: i cattivi sono rappresentati da alcune voci – metalliche e impersonali - ed i rapiti - pur rispondendo a terribili domande – sembrano spesso godere delle interviste che vengono loro rivolte. In ogni pagina avvertiamo la presenza costante e inquietante di un personaggio non dichiarato: un Terzo occhio che tutto vede e tutto sa; che conosce i confini dei passi di ognuno, e forse anche di quelli che saranno; un Terzo Occhio che non è soltanto quello dell’autore - che usando la terza persona ovviamente conosce lo sviluppo del mistero – né quello di un Dio buono. Leggendo la memoria a volte sovrappone alle parole di Fabio Viola le immagini cinematografiche del Giudizio Universale, il film scritto da Zavattini con la regia di Vittorio De Sica.



Leggendo cerchiamo continuamente di riconoscere i buoni ed i cattivi in una storia in cui tutti, invece, pateticamente si somigliano. Ivano – il finanziere di Frosinone - potrebbe essere il diverso – in senso positivo – il salvo. Ma – come scrive l’autore: “Il mare e il cielo formavano una vivida macchia grigia che pareva voler ingoiare tutto (…) Tutto era come in procinto di voler diventare catrame.” Una poltiglia moderna e appiccicosa in cui è rappresentata la provincia, la città, ma anche la campagna, i luoghi chiusi: gli appartamenti come gli uffici. Eppure in tale grigiore si muove la nostra curiosità, tenuta viva dalla storia che procede – tra molti dialoghi e molte parti descrittive, appunto – in una ricerca – indotta da Viola – di una linea che ci permetta di individuare la bellezza, quella che va oltre l’urlo esclamativo. Per continuare ad aver le nostre certezze.



Fabio Viola, Gli intervistatori, Ponte alle Grazie editore. Pagg. 191. Euro 15,00.
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