"Filosofia dell'osceno televisivo", il nuovo saggio di Carmine Castoro

"Filosofia dell'osceno televisivo", il nuovo saggio di Carmine Castoro
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Mercoledì 22 Gennaio 2014, 18:21 - Ultimo aggiornamento: 3 Febbraio, 10:27
“Filosofia dell’osceno televisivo. Pratiche dell’odio contro la tv del nulla”. E' il nuovo saggio in uscita di Carmine Castoro, filosofo della comunicazione e giornalista.



L’osceno (e la televisione-pattumiera), filo conduttore delle ultime tre opere di Castoro, può essere etimologicamente tradotto -spiega l’autore- come “assenza di scena”, “ veleno del vuoto”, “ruggine dell’inutile”, ma anche come alienazione totale della vita nel mondo dell’immagine e collasso della parola e della percezione: tutto ciò che insomma caratterizza l’attuale sistema mediatico che debilita e anestetizza, facendo perdere il senso del simbolico, della conflittualità e di una sana cittadinanza democratica che bisognerebbe riscoprire per risvegliare una nuova discordia con le immagini che ci soffocano. Quella proposta dal libro è una popsophia -come lo stesso autore la definisce-, ossia un tentativo di attingere dalle principali scuole di pensiero occidentali praticandone un’attualizzazione e trasformandole in un nuovo strumento espressivo-interpretativo del mondo “iperconnesso” in cui viviamo. Davanti all’incedere di un vero e proprio “ecomostro” televisivo, non resta che rispolverare quella che Castoro chiama un’“etica dei distinti” unita ad una “estetica della distanza”: un ritorno alla distinzione tra vero e falso, storia e fiction, identità e finzione, non più messa a disposizione, però, di una logica totalizzante o di una gerarchia di valori figlia della Tradizione, ma intesa come riscoperta dell’evento creativo e risistemazione delle coordinate dell’esistenza in senso tragico, materialista e comunitario. Abbiamo posto all’autore tre domande chiave. Nel suo testo del 2012 “Maria De Filippi ti odio” parla di ecologia dell’immaginario televisivo. Qual è il principale fattore inquinante? “Per me il vero elemento di tossicità oggi è la comunicazione, cioè quell’impasto indistinto, indifferenziato, adrenalinico e statico al tempo stesso, di informazione e intrattenimento, natura e artificio, pezzi slabbrati di verità e fantasmagorie della fiction, frammenti di realtà e fughe nel cielo astratto del sogno e delle facili compensazioni all’anonimato e alle angosce della quotidianità. La tv è piena di programmi improntati su questo. Deleuze molto chiaramente parlava di “viscosità” e di “sabbie mobili”. E non ci dimentichiamo la splendida metafora del cielo di cartongesso nel film Truman Show”.



Esiste insomma una televisione “pericolosa” o cattiva maestra e come ce ne accorgiamo?



“Esiste eccome. Basti vedere Uomini e Donne, Italia’s got talent, i contenitori del pomeriggio sulle principali reti, gran parte dei talk politici, la totalità dei reality e dei cosiddetti talent. Tutti format organizzati per una deturpazione degli ideali di bellezza che, classicamente sin dalla grecità, dovevano portare a contraddizioni, antinomie, forme di meraviglia e di vero sgomento per poter produrre trasformazioni reali, e invece oggi sono saturi di chiasso e pettegolezzi, facili orrori e ancor più facili fughe dal tempo e dalle responsabilità civili. Per non parlare di molti spot pubblicitari di ultima generazione che portano a coronamento questa che identifico come una vera e propria nazi-estetica della tv, basata non tanto sul mero spettacolo quanto sull’assorbimento di tutto quanto è negativo, pensiero critico, memoria collettiva, anelito di rivolta”.



Come riparare a questo “ocean of rubbish”, oceano di schifezze, come ha recentemente detto il grande filosofo polacco Bauman?



“Bisogna diffidare dei tanti conduttori-guru alle cui corti televisive la gente ambisce ad andare come nuovi salvatori, come nuovi accentratori di energie positive. E’ assurdo e crea ancor più naufragio delle coscienze. Dobbiamo fare una gigantesca e sisifea opera di ripulitura del nostro pensiero, ritornare al concreto, al fenomenologico, ricostruire classifiche etiche e politiche, perché laddove c’è disperazione e bisogno ci sarà sempre una Matrix o un Truman Show disposti a speculare in modo rapace sulle ferite della gente e a “mutarla”, proprio come un virus, in passivi spettatori di una Storia che sembra non esserci più”.



Giovedì 23 Gennaio, alle ore 18 ad Arion Esposizioni, Palazzo delle Esposizioni, via Milano 15/17 a Roma, Carmine Castoro, filosofo della comunicazione e giornalista, presenta “Filosofia dell’osceno televisivo.
Pratiche dell’odio contro la tv del nulla”. Mimesis Edizioni. Ne parlano con l’autore il prof. Marco Emanuele, docente di Democrazia e Totalitarismi presso la Link Campus University di Roma, e Flavio Bianchi, giornalista, di Rai Trade.
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