“Falsi amici” sono anche Berlusconi e Sarkozy, benché più affini di quanto sembri. Analoghi archetipi di riferimento (cesarismo per il Cavaliere, bonapartismo per Sarko) simili sventure coniugali, entrambi sostituiti nel pieno della crisi economica da uomini e concetti simili anche loro: se Monti chiede sobrietà, Hollande invoca la normalité.
Ma c’è un ma. Se l’Italia è il paese dove con la “cultura non si mangia”, la Francia è il Paese dove la cultura è sistema e industria. E per Anais Ginori il cinema ne è l’emblema: dai favolosi anni ’60 quando, coproducendo pellicole memorabili, le due nazioni si scambiavano stimoli e attori (Trintignant nel Sorpasso, Noiret in Amici miei), le cose sono cambiate.
Oggi la produzione annua francese è il triplo di quella italiana e nel solo 2011/2012 vi si trovano campioni d’incasso come Quasi amici, film da Oscar come The Artist, gioielli d’autore come La guerra è dichiarata. Eppure l’amore dei francesi per il nostro cinema non è scemato, la consacrazione di Sorrentino e Garrone è passata dal festival di Cannes, e Nanni Moretti è così amato e rispettato lì da essere stato presidente dell’ultima edizione. Spiega l’autrice: «La falsa amicizia tra questi due popoli nasconde una relazione amorosa. È nell’incomprensione, quello spazio aperto sulla conoscenza e la scoperta reciproca, che si riaccende ogni volta il desiderio, l’attrazione».
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