Erica Jong, la mia rivoluzione a 40 anni da "Paura di Volare"

Erica Jong, la mia rivoluzione a 40 anni da "Paura di Volare"
di Claudio Angelini
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Lunedì 14 Ottobre 2013, 11:49
Quarant’anni fa usc Paura di volare di Erica Jong, e l’uomo scopr la forza dell’eros femminile. Questa delicata biondina (allora trentunenne) scriveva di sesso con la penna di un uomo, anzi con la potenza di un libertino. Il suo romanzo fu una un’esplosione di libertà in una società oppressa dai tabù del puritanesimo, una bomba che deflagrò presto in tutto il mondo occidentale, cambiando – almeno in parte - il suo costume.



LA STORIA

Il romanzo è la storia di Isadora Wing (cognome che emblematicamente significa “ala”), una donna focosa, ma incapace di volare, in ogni senso. Sia sugli aerei, sia nell’amore. Finché si libera del suo noioso consorte, uno psichiatra freudiano di nome Bennet, e fugge con un altro psicanalista, però hippy, per scoprire l’audacia del sesso e dell’avventura. Questo libro, che per Henry Miller è l’equivalente femminile di Tropico del cancro, diventò il breviario di un esercito di donne in marcia verso l’emancipazione ed è oggi un’opera cult, nonché una sorta di manuale di psicanalisi per tutta la società (femminile e maschile) americana.

Ma Erica non si è montata la testa. Semplice, simpatica, amante dell’Italia e appassionata della nostra letteratura, sta saltando di libreria in libreria e di giornale in giornale per commemorare se stessa. Però, senza mai gloriarsi; anzi con l’umiltà di una debuttante. L’abbiamo incontrata alla Barnes and Noble, sull’ottantaduesima strada di New York, e ci ha rivelato che quando scrisse Paura di volare era certa che il suo dattiloscritto non sarebbe stato pubblicato. Lo presentò ad una casa editrice, auspicando uno sdegnoso rifiuto, perché aveva paura di quello che aveva scritto. Ma l’editor, con sua enorme sorpresa, le disse sì. E fu un sì incondizionato. «Questo tuo lavoro deve uscire subito, tutti hanno bisogno di leggerlo».



IL TITOLO

Approvò anche il titolo e stampò 35mila copie su richiesta di Elaine Koster, capo della New American Library, la quale lesse il libro tutto d’un fiato e si riconobbe nella protagonista della storia.

Ma ben presto fioccarono le difficoltà e gli sgambetti. La promozione dell’opera si scontrò contro l’omertà della critica e delle tv, che in blocco rifiutarono di parlare di Paura di volare. Temevano di recensire, di parlare, di diffondere un messaggio che si scontrava con il presunto bigottismo di un popolo. E invece non era così, perché proprio il popolo decretò il trionfo del romanzo, auspice un solo critico di sesso maschile, John Updike.



PRIMO ANNO

Nel suo primo anno di vita il libro vendette tre milioni di copie e in breve giunse alla meta incredibile di ventisette milioni, in quaranta lingue.

La scrittrice non ha mai nascosto e non nasconde nemmeno oggi il suo disprezzo per la critica. Dice che i rappresentanti di questa categoria sono pedanti, meschini e invidiosi perché vorrebbero essere scrittori ma non ne hanno la stoffa. Quelli teatrali, poi, sono i peggiori: «Si considerano importanti solo perché stanno in prima fila senza aver pagato il biglietto». La Jong ha poi rivolto un consiglio alle giovani scrittrici: scrivere onestamente, secondo il proprio punto di vista, senza avere paura, anche se oggi è più difficile di ieri. Erica si definisce una femminista, però ha tenuto a precisare che il femminismo procede a scatti. Un po’ va avanti e un po’ va indietro. «Nel 1968 pensavamo di cambiare il mondo, adesso molte illusioni sono cadute». La conversazione ha toccato tanti altri argomenti e lei ha dato queste risposte: «Il viagra della donna è la fantasia… attraverso la scrittura si scopre il futuro… la poesia è un contatto con l’inconscio… la vecchiaia è aprirsi agli altri». Infine, ha ammesso di avere un rapporto difficile con la figlia Molly.

Paura di volare con il passare degli anni ha conservato tutto il suo fascino. Anzi, recentemente, è stato definito dal Washington Post «irresistibile». E lo è davvero, non solo sul piano del costume, ma anche su quello del linguaggio. Tra le frasi coniate dalla Jong c’è zippless fuck, che possiamo tradurre (benevolmente) con fare l’amore senza cerniera, ovvero (più realisticamente) fare una scopata senza impegno. Ma al di là della spregiudicatezza è un’opera che conferma le qualità di poetessa di Erica, la quale dà un tocco garbato anche alle frasi più ardite. Un esempio: «Tutte le donne credono di essere brutte, anche le più carine. Un uomo che capisse questo potrebbe scoparsi più donne di Don Giovanni. Tutte credono di avere un sacco di difetti. Tutte pensano di avere il sedere troppo grosso, i seni troppo piccoli, le cosce troppo grasse, le caviglie troppo spesse. Anche le modelle e le attrici, anche le donne apparentemente così belle da non doversi preoccupare di niente passano il tempo a preoccuparsi».



LA PSICOANALISI

Solo quando si scaglia contro Freud, la Jong perde ogni freno. Evidentemente la psicanalisi freudiana proprio non l`ha digerita: «Fallocentrico, ha detto qualcuno di Freud. Credeva che il sole ruotasse intorno al c... E anche le figlie. E chi poteva contraddirlo? Finché anche le donne non hanno cominciato a scrivere libri era possibile vedere solo un lato della questione». E quale messaggio resta del libro dopo 40 anni? «L’invito alle donne a capire che spetta a loro decidere se avere o non avere figli».

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