Se la foto svela lo scrittore, un secolo
di storia in 250 clic a colori e bianco e nero

Se la foto svela lo scrittore, un secolo di storia in 250 clic a colori e bianco e nero
di Leonardo Jattarelli
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Giovedì 21 Novembre 2013, 20:53 - Ultimo aggiornamento: 25 Novembre, 14:05
Scriveva Tiziano Terzani: Per un vero fotografo, una storia non un indirizzo a cui recarsi con delle macchine sofisticate. Una storia vuol dire studiare, prepararsi. Fotografare vuol dire cercare nelle cose quel che uno ha capito con la testa. La grande foto l’immagine di un’idea. Ecco, l’obiettivo nobile incontra la mente sofisticata; è questa la filosofia dell’affascinante volume Scrittori, grandi autori visti da grandi fotografi edito da Contrasto che raccoglie ben 250 foto a colori e in bianco e nero messe insieme attraverso una faticosa e attenta scelta da Goffredo Fofi che firma anche molte delle schede “a fronte” con testi di Maria Baiocchi, Guia Boni, Alessandra Mauro, Carlo Mazza Galanti, Isabella Pedicini, Alessia Tagliaventi e Anna Tagliavini. Non testi qualsiasi ma insieme guida e “colloquio” tra fotografo e scrittore, uno specchio anche questo letterario che ci fa incontrare il punto di vista di entrambi. Un “face book” raffinato e colto le cui windows si aprono su oltre un secolo di storia: «Non ci sono tutti - spiega Fofi nell’introduzione - e certamente chi prenderà in mano questo libro correrà a vedere le assenze, soprattutto se sono scrittori che considera tra i migliori. Abbiamo scelto di inserire romanzieri e poeti e abbiamo dovuto rinunciare a saggisti e scrittori di teatro». Ma l’operazione sta tutta nell’“incontro”, quello tra «i maestri dell’immagine e i maestri della parola... Nei casi più belli - scrive ancora Goffredo Fofi - è accaduto che gli scrittori, ma non solo loro, abbiano scoperto qualcosa di sé che ignoravano o su cui non avevano abbastanza riflettuto».



GLI SCATTI

Ecco allora il profilo ossuto della poetessa russa Anna Achmatova ritratta da Moisei Nappelbaum, quella donna che affascinò anche Modigliani. Non le chiese mai di posare per lui ma eseguì a memoria sedici ritratti e glieli spedì in Russia; la posa dandy di un Apollinaire fotografato da Pablo Picasso a Parigi nel 1910, seduto su una poltrona arabescata con accanto un’antica scultura africana in legno; gli occhi “invadenti” dell’americano Paul Auster, l’autore della Trilogia di New York, immortalato nell’attimo da Bruce Davidson; il celebre ritratto di Simone De Beauvoir opera di Henri Cartier-Bresson che fotografa anche un Beckett dal viso simile a quello beccuto e arcigno di un’aquila imperiale. Si cita Creatura di sabbia ed ecco il marocchino Tahar Ben Jelloun ritratto seduto su un grande telo adagiato su una duna da Bruno Barbey; Ferdinando Scianna “fulmina” il profilo di Jorge Luis Borges su una terrazza di Palermo e annota: «Lui sembra bere quella fragranza dell’aria, dice di sentire che il cielo deve essere azzurrissimo, si volge verso il sole la cui luce ignora, ma di cui sente il calore e comincia a declamare “Dolce color d’oriental zaffiro... Dante, Purgatorio, Canto primo” precisa con un sorriso timido».



LE AMBIENTAZIONI

E ancora un Italo Calvino di Gianni Giansanti che riflette la sua immagine specchiata in una sfera di cristallo; Truman Capote narciso nudo e sognante nello scatto di Richard Avedon; Marguerite Duras “scovata” dal tocco romantico di Robert Doisneau davanti al tavolo di un bistrot parigino nel ’55; l’inquietante maschera di James Ellroy, il padre di L.A. Confidential illuminato da Bruce Gilden grazie ad una lampadina lattea; un radioso Sergej Esenin, cantore della rivoluzione bolscevica che suona una fisarmonica povera pochi anni prima di togliersi la vita nel 1925. Fino a John Fante, Francis Scott Fitzgerald, un solitario Jonathan Franzen tra un telefono nero, un ombrello appeso al muro e una lampada da terra; Garcia Lorca vestito a festa da David Seymour; Allen Ginsberg nudo nella posizione buddista della abhaya mudra immortalato da Richard Avedon; Graham Greene, Ernest Hemingway cacciatore sorridente per l’obiettivo del grande amico Robert Capa; Primo Levi, Curzio Malaparte per Doisneau, Pasolini che gioca a pallone in un campetto di borgata “inseguito” dallo scatto di Federico Garolla; Marcel Proust e il suo ultimo ritratto sul letto di morte, “omaggiato” da Man Ray. E il Nick Hornby di John Angerson, testa rasata e abbigliamento dark, che sembra attendere l’entrata in campo del suo amato Arsenal. Una lunga sequenza di immagini che emana profumo di carta appena sfogliata. E ci sono ancora altri mondi da scoprire, altri “contatti”. Perché, come scrisse Doisneau «le migliori fotografie sono quelle che faresti non appena finito il rullino».
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