Coelho, il manoscritto ritrovato ad Accra: l'anticipazione

Coelho, il manoscritto ritrovato ad Accra: l'anticipazione
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Mercoledì 19 Settembre 2012, 12:35 - Ultimo aggiornamento: 20 Settembre, 17:14
Luglio 1099. Mentre Gerusalemme sta per essere invasa dai crociati, un greco noto come Il Copto raduna tutti gli abitanti della citt, di ogni religione ed et, nella piazza in cui Pilato consegn Ges alla sua fine. Ma non pronuncia un discorso di guerra... Cos inizia

Il manoscritto ritrovato ad Accra, di Paulo Coelho (Bompiani, 180 pagine, 17 euro). Anticipiamo il primo capitolo.








di PAULO COELHO



MI piacerebbe incominciare questo testo con le parole: «Ora che sono giunto alla fine della vita, lascio a coloro che mi succederanno tutto ciò che ho appreso mentre camminavo sulla superficie della Terra. Che ne facciano buon uso». Ma, purtroppo, questo non è possibile né vero. Ho appena ventun anni; due genitori che mi hanno dato affetto ed educazione; e una donna che amo e che ricambia il mio sentimento - eppure, un giorno, la vita si premurerà di separarci.



Quando ciascuno dovrà partire in cerca del proprio cammino, del proprio destino, del proprio modo di incontrare la morte. Per la nostra famiglia oggi è il 14 luglio 1099. Per la famiglia di Yakob, l’amico d’infanzia con il quale ho giocato nelle stradine di questa città – Gerusalemme – siamo nel 4859: Yak adora affermare che la religione ebraica è assai più antica di quella praticata da noi. Per il venerabile Ibn al-Athir, che ha trascorso l’esistenza sforzandosi di compendiare una storia ormai giunta all’epilogo, sta per concludersi l’anno 492. Non siamo d’accordo né sulle date né sul modo di adorare Dio ma, per quanto riguarda il resto, la convivenza può dirsi davvero buona.



Una settimana fa, i comandanti militari della piazza hanno preso coscienza del fatto che le truppe francesi sono infinitamente superiori e meglio equipaggiate delle nostre armate. A tutti è stata offerta una scelta: abbandonare la città, oppure combattere fino alla morte – non esiste alcun dubbio sulla nostra sconfitta. La maggioranza della gente ha deciso di restare. In questo momento, i mussulmani si sono radunati nella moschea di Al-Aqsa; gli ebrei hanno deciso di concentrare i soldati nei pressi del Mihrab Dawud; mentre i cristiani, sparpagliati in vari quartieri, hanno avuto l’incarico di difendere il settore meridionale della città.

Oltre le mura, possiamo già scorgere le torri d’assalto, costruite con il legno di navi disarmate per questa necessità. Il movimento delle truppe nemiche, lascia intendere che l’attacco avverrà domani mattina: sarà versato sangue in nome del papa, della “liberazione” della città, dei “desideri divini”.



Oggi pomeriggio, nel vestibolo prospiciente il quale un millennio or sono il prefetto romano Ponzio Pilato consegnò Gesù Cristo alla folla – e, di fatto, lo avviò alla crocifissione –, un gruppo di uomini e donne ha incontrato il Copto, un greco conosciuto con questo soprannome.



Il Copto è un tipo strano. Ancora adolescente, ha deciso di lasciare Atene, la sua città natale, in cerca di ricchezze e avventure. Dopo innumerevoli peripezie, smagrito e affamato, ha bussato a una porta della nostra città, dove è stato accolto e rifocillato. Pian piano, ha abbandonato l’idea di proseguire il viaggio, decidendo di stabilirsi qui.



Ha trovato lavoro presso una bottega di ciabattino e – proprio come il venerabile Ibn al-Athir – ha cominciato ad annotare tutto ciò che vedeva e udiva a futura memoria. Non si è avvicinato ad alcuna fede religiosa, e nessuno ha tentato di convincerlo a farlo. Per lui, non siamo né nel 1099 né nel 4859 né, tanto meno, alla fine dell’anno 492. Il Copto crede unicamente nel presente e in qualcosa che indentifica con il nome “Moira” – la divinità ignota, il fato, l’Energia Divina responsabile dell’unica legge che non può essere trasgredita, pena la scomparsa del mondo. Accanto al Copto c’erano i patriarchi delle tre religioni che affondano le loro radici a Gerusalemme. Sino al termine dell’incontro, tutte le autorità di governo erano irraggiungibili, impegnate negli ultimi preparativi per la difesa della città – una resistenza che la gente reputa inutile.



“Molti secoli fa, in questa piazza venne giudicato un uomo, che fu consegnato a una condanna già decisa,” ha esordito il Copto. “Nella strada che si apre sulla destra, mentre andava incontro alla morte, egli passò davanti a un gruppo di donne. Allorché si accorse che piangevano, disse: ‘Figlie di Gerusalemme, non piangete per me, ma piangete per voi stesse e per i vostri figli.’ Profetizzava quello che sta accadendo ora. A partire da domani, ciò che era armonia si trasformerà in discordia. Ciò che era gioia sarà sostituito dal lutto. Ciò che era pace diverrà una guerra che si protrarrà per un futuro così lungo che è pressoché impossibile immaginarne la fine.”



Nessuno ha replicato, giacché neppure uno dei presenti conosceva esattamente il motivo per cui quell’individuo era lì. Saremmo stati costretti ad ascoltare un altro sermone sugli invasori, su quei guerrieri che si definivano “crociati”?



Il Copto ha riflettuto sullo smarrimento che si era diffuso fra la folla. Poi, dopo un lungo silenzio, ha deciso di spiegare le sue affermazioni: “Anche se distruggono la città, non possono cancellare tutto ciò che quell’uomo ci ha insegnato. Ecco perché dobbiamo agire affinché la conoscenza che ci ha trasmesso non subisca il medesimo destino delle nostre mura, delle nostre case e delle nostre strade. “Ma che cos’è la conoscenza?”

Poiché nessuna voce si era levata in risposta, ha proseguito: “Non è qualcosa che conduce alla verità assoluta sulla vita e sulla morte, bensì quello che ci aiuta ad affrontare le sfide della vita quotidiana. Non è l’erudizione che deriva dai libri, la quale fomenta unicamente vane dispute intorno a ciò che è accaduto o che accadrà, bensì la saggezza che dimora nel cuore di uomini e donne di buona volontà.”



Dopo un attimo, il Copto ha aggiunto: “Io sono un erudito e ho trascorso molti anni scovando antichi reperti, classificando oggetti, annotando date e discutendo di politica, eppure non so davvero come spiegarvi cos’è la conoscenza. In questo momento, posso soltanto chiedere all’Energia Divina di purificare il mio cuore. Voi mi porrete le domande, e io risponderò. Nella Grecia arcaica, era questo il modo nel quale i maestri apprendevano e miglioravano se stessi: i discepoli li interrogavano su un argomento che non avevano mai affrontato, e loro erano obbligati a riflettere su di esso per rispondere.”



“Ma... come potremo far tesoro delle risposte e trarne degli insegnamenti?” ha domandato un uomo. “Alcuni trascriveranno le mie parole. Altri le scolpiranno nelle loro menti. Comunque, è importante che già stasera siate in grado di partire verso i quattro angoli del mondo, per divulgare ciò che avete udito. Così, Gerusalemme sarà preservata nella sua anima e nella sua essenza. E un giorno potremo ricostruirla non solo come città, ma anche come il luogo dove si concentra la saggezza universale, il luogo sul quale la pace tornerà a regnare.”



“Ma... siamo tutti a conoscenza del destino che ci attende domani,” ha commentato un altro individuo. “Non sarebbe meglio se discutessimo un modo di negoziare la pace, o se decidessimo le strategie di combattimento?”



Dopo aver osservato i religiosi al suo fianco, il Copto si è rivolto di nuovo alla folla. “Nessuno può sapere davvero ciò che ci riserva il domani, giacché ogni giorno possiede una parte di male e una parte di bene. È per questo che, quando porrete le vostre domande, dovete dimenticare le truppe nemiche accampate fuori dalle mura e la paura che regna nelle vie della città. Il nostro compito non è raccontare a coloro che abiteranno la terra gli accadimenti di oggi – sarà un’incombenza della storia, questa. Noi dovremo tramandare ai posteri le ambasce della vita quotidiana, le difficoltà che siamo stati costretti ad affrontare: sono le sole informazioni degne di essere consegnate al futuro, perché non credo che molte cose cambieranno nei prossimi mille anni.”

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© 2012 Bompiani/RCS Libri SpA

© 2012 by Paulo Coelho Published by arrangements with Sant Jordi Asociados, Agencia Literaria, S.L.U., Barcelona, España.


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