Sulla cresta dell'onda
la storia della radio

Un apparecchio radio del 1927
di Roberto Zichittella
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Martedì 11 Dicembre 2012, 19:04
Nei vecchi manuali di giornalismo si leggeva: la radio lancia la notizia, la televisione la fa vedere, il giornale la spiega. Ora non tutto pi cos facile. arrivato Internet, le notizie corrono su Twitter, tutto il sistema dell’informazione si rimescolato. Il flusso di notizie continuo e globale. Il flusso di notizie è continuo e globale. Oggi forse la radio non sempre è la prima a lanciare le notizie, tuttavia continua a riempire la nostra vita di suoni, voci, musica, emozioni.

Le vicende storiche della radio, in Italia e nel mondo, sono raccontate nei dettagli da un saggio pubblicato da Bruno Mondadori che arriva in libreria in questi giorni, firmato da Giorgio Simonelli, docente all’Università Cattolica di Milano e studioso della comunicazione. Il titolo (Cari amici vicini e lontani. L’avventurosa storia della radio) riprende la fortunata formula di saluto di Nunzio Filogamo, voce storica della radio italiana.



LA NASCITA



La cavalcata storica di Simonelli, ricca di spunti interessanti, parte dalle origini. Dai primi esperimenti di Guglielmo Marconi e dai primi utilizzi dei segnali radio soprattutto nel mondo della navigazione militare e commerciale. «Il fatto singolare - scrive Simonelli - è che la radio alla sua nascita non si presentò come un mezzo di comunicazione di massa, ma come il tipico mezzo di comunicazione da punto a punto». Le potenzialità della radio vennero scoperte solo più tardi, a partire dagli Stati Uniti e poi in Gran Bretagna con la nascita della Bbc. La radio diventò un mezzo per informare, intrattenere con la musica, divulgare, fare propaganda (soprattutto in tempo di guerra).

In Italia la radio cominciò a diffondere le prime voci, i primi motivetti musicali e i cinguettii del mitico usignolo nell’ottobre del 1924. I suoni uscivano prodigiosamente, da quel nuovo oggetto così ingombrante, tanto simile a un mobile, ricco di fascino e di mistero.



L’ETÀ DELL’ORO



Per Simonelli il periodo fra gli anni Venti e gli anni Sessanta è «l’età d’oro della radio», sia in Italia che nel mondo. In Italia negli anni Trenta e Quaranta la radio fu la ribalta di attori e cantanti che in seguito sarebbero diventati divi del cinema e della televisione, come Aldo Fabrizi ed Alberto Sordi. La voce calda e sensuale di Alberto Rabagliati lanciò motivi accattivanti che fecero fischiettare e canticchiare moltissimi italiani con brani come “Ba-ba-baciami piccina sulla bo-bo-bocca piccolina…”. Tra un programma musicale e l’altro si alternavano le trasmissioni di varietà di Silvio Gigli e le radiocronache di Nicolò Carosio, prima grande voce dello sport, cantore delle imprese della Nazionale di Pozzo.

Dopo gli anni della guerra, in cui la radio fu messaggera di fatti e misfatti (gli stentorei annunci della caduta di Mussolini o i messaggi cifrati di Radio Londra) seguirono quelli della ricostruzione. Quell’Italia che pedalava in salita si esaltò per le radiocronache ciclistiche di Mario Ferretti, cantore delle imprese di Fausto Coppi e Gino Bartali. Altro cavallo di battaglia di quegli anni fu il Festival di Sanremo.



TUTTO IL CALCIO...



Nel 1954 l’arrivo della televisione sembrò annunciare la fine della radio. Invece non fu così. La radio seppe reinventarsi. Le radiocronache sportive, ad esempio, furono sfrondate di tutti quegli elementi che potevano suggestionare l’ascoltatore privo di immagini. Nacque Tutto il calcio minuto per minuto, in onda dal 10 gennaio 1960, capace di resistere anche oggi, nell’epoca del calcio spezzatino e onnipresente sugli schermi televisivi. Anche le trasmissioni musicali entrarono più in sintonia con i nuovi gusti del pubblico. In questa trasformazione ebbero un ruolo importante Gianni Boncompagni e Renzo Arbore, poi inventori di Alto gradimento, uno dei programmi di maggior successo della storia della radio e modello di un genere ripreso in tempi recenti con grande fortuna da Fiorello. Altri programmi di intrattenimento, come Chiamate Roma 3131, furono i primi ad aprire un dialogo diretto con gli ascoltatori.

E poi nella seconda metà degli anni Settanta arrivarono le radio locali o radio libere. Alcune furono di puro intrattenimento (la dedica dei brani musicali scelti dagli ascoltatori), altre più politiche, come Radio Popolare a Milano, e Radio Alice a Bologna e Radio Onda Rossa a Roma.

Oggi le radio affollano l’etere e anche il web e non danno segni di stanchezza. Come conclude Simonelli, «la radio sembra, più degli altri media tradizionali, in grado di accogliere i cambiamenti che il nuovo millennio introduce nell’organizzazione sociale e nella comunicazione». I Radio Days (celebre film di Woody Allen) non sono ancora finiti.
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