L'ex assessore Dionisi: «Nove anni splendidi ma Tolfa crescerà anche senza di me» `

L'ex assessore alla cultura di Tolfa Cristiano Dionisi al termine dell'edizione 2019 di TolfArte (Foto Giobbi)
di Andrea Benedetti Michelamngeli
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Venerdì 5 Giugno 2020, 14:41 - Ultimo aggiornamento: 15:02
Nove anni vissuti intensamente. In prima linea, ma non per apparire. Perché, come ha sostenuto annunciando le dimissioni, «le idee vengono prima delle persone». Cristiano Dionisi, a una settimana dall'addio ai ruoli di consigliere e assessore alla Cultura del comune di Tolfa, traccia un bilancio del suo lavoro nella cittadina collinare. Un lavoro che, anche se «le idee vengono prima delle persone», ha avuto in lui un interprete fondamentale per la crescita della comunità e per la crescita economica di un Paese di 5 mila anime ora conosciuto in tutta Italia e anche all'estero.
Dionisi, come iniziò l'avventura?
«Nel 2011 l'allora candidato sindaco Luigi Landi mi chiamò e mi chiese di candidarmi nella sua lista e dargli una mano. Io e altri giovani eravamo stati i creatori di TolfArte, che contava già cinque edizioni. Ci pensai e dissi sì, a un patto: che mi fossi potuto occupare, a prescindere dai ruoli, di cultura e turismo».
Aveva già le idee chiare?
«Non del tutto. Però non si partiva da zero. Alessandro Battilocchio, che era stato sindaco per 10 anni, aveva messo le prime fondamenta della cultura, aprendo il teatro Claudio e creando il Polo culturale. E sostenne da subito TolfArte. Insomma, una strada tracciata c'era. Ma il settore non era ancora in cima ai pensieri dei comuni della zona. Basti pensare che prima di me non c'erano assessori alla cultura sul territorio».
Come siete riusciti a far conoscere Tolfa quasi ovunque?
«TolfArte ha fatto da apripista, indicando il percorso alle associazioni locali. Poi sono venute Tolfa Jazz, TolfAma e tanti altri eventi di richiamo. Tutti festival nati dal basso, dai cittadini. La manifestazione principale in realtà è solo la punta di un iceberg, di cui la comunità beneficia tutto l'anno grazie ai ritorni d'immagine. Una visione strategica che abbiamo sviluppato cammin facendo e che è diventata un marchio di fabbrica».
E' stato facile?
«Non direi. All'inizio c'era scetticismo. Però è stato soppiantato dai fatti. Non solo, ma il Modello Tolfa è diventato punto di riferimento per l'intero territorio che negli anni ci ha preso a esempio».
I momenti più belli dei suoi 9 anni al Comune?
«Tanti. Il protocollo con la Comunità norvegese, presenza decisiva per Tolfa; l'accordo con il Consolato di New Orleans per Tolfa Jazz; la certificazione di Città slow international. E ce ne sarebbero molti altri. Ma la vera, grande soddisfazione è un'altra».
Quale?
«Aver visto crescere questa nostra creatura anno per anno. E avere la certezza che l'evento non dipende dai personaggi che propone, bensì che è l'evento stesso a fare i personaggi. E infatti non è legato ai finanziamenti. Certo, anche quelli contano. Ma noi i festival riusciamo a metterli in piedi indipendentemente dalle risorse, proprio perché hanno una forza propria».
Per anni si è detto che lei sarebbe stato il prossimo sindaco di Tolfa. Pare sarà così.
«Ho sentito queste voci, ma mi sono scivolate addosso. Ripeto, abbiamo sempre lavorato di squadra, senza mettere il ruolo davanti al progetto. Né ho mai puntato a diventare primo cittadino. Di sicuro continuerò a dare il mio supporto. Mi auguro che la prossima giunta di Tolfa sia un mix di consiglieri esperti e giovani che possano continuare il lavoro avviato».
Il suo futuro?
«Mi dedicherò di più alla famiglia, alla mia professione e spero di potermi spendere per lo sviluppo del territorio».
Come lo immagina?
«Le potenzialità sono pazzesche. In tutti i settori: portuale, industriale, logistico, turismo, cultura, eno-gastronomico, sport. La base è l'idea Etruria Meridionale, il progetto che ha unito Cerveteri, Santa Marinella, Allumiere e Tolfa e ha avuto il riconoscimento di Città della cultura della Regione Lazio 2020. Ecco, se i comuni riescono a superare le divisioni e lavorare in sinergia, le prospettive sono interessantissime. E Civitavecchia deve essere la città capofila di questo polo».
Ma possono coesistere realtà industriali e turistiche?
«Certo, anche perché il futuro è nello sviluppo sostenibile. Penso a Genova, Napoli, Barcellona, che hanno porti importanti e sono esse stesse città di grande richiamo turistico, con dintorni di pregio e ancor più attrattivi. Ecco, dobbiamo ispirarci a quelle realtà. L'importante è non farsi calare le scelte dall'alto, ma determinarle. A Tolfa abbiamo fatto così. Credo sia un modello da replicare».
 
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