Civitavecchia: «Vi racconto come ho sconfitto il virus e senza contagiare i familiari»

Roberta Verzilli con il marito: è guarita dal Covid restando a casa e senza contagiare i suoi familiari
di Giulia Amato
3 Minuti di Lettura
Giovedì 7 Maggio 2020, 11:49
«Ero diventata maniaca delle pulizie, cambiavo i guanti continuamente, candeggina e disinfettanti sono stati i miei alleati». Roberta Verzilli, ausiliaria del reparto di Ginecologia del San Paolo, è tra i 156 civitavecchiesi che hanno sconfitto il virus. E' in isolamento dal 22 marzo e ha condiviso la quarantena con marito e figlio riuscendo a non contagiarli. «Sono stati giorni durissimi - racconta -. A parte una grande stanchezza, sono stata sempre bene. La cosa più difficile è stata non poter stare vicina ai miei familiari».
LA SCOPERTA
Roberta ha scoperto di essere positiva durante i controlli che il Dipartimento di prevenzione ha svolto, e svolge, sugli operatori sanitari. Da quel momento per lei e la sua famiglia è iniziata la battaglia. «Se non avessi fatto il tampone, probabilmente non avrei scoperto di aver contratto il virus - dice -. Non avevo nessun sintomo, solo una leggera assenza di gusto e olfatto, ma non ci avevo badato. Quando mi comunicato che ero positiva, sono venuta a casa e ho cominciato a documentarmi sulle misure che avrei potuto adottare per non contagiare mio marito e mio figlio». L'organizzazione in casa è stata rigida, con regole severe per l'utilizzo di bagno e spazi comuni. «Ho sanificato gli ambienti con la candeggina. Ho lavato tutta la biancheria a 90 gradi, poi ho imposto l'uso di mascherina e guanti nei luoghi comuni. Leggendo su internet ho scoperto che il virus resiste di più sul metallo. Così ho preferito togliere catenine, orologio, bracciale e anello e lo stesso ho fatto fare ai miei familiari».
LE PRECAUZIONI MANIACALI
Affrontare la quotidianità non è stato facile. La preoccupazione principale di Roberta era di mantenere alta l'attenzione per evitare che la più banale distrazione potesse mettere in pericolo chi le stava intorno. «Mi alzavo presto per utilizzare l'unico bagno a disposizione per prima. Quindi una volta uscita dalla stanza indossavo guanti e mascherina». Poi iniziava la routine dell'igienizzazione. «Pulivo tutto, dai sanitari alle maniglie della porta. Il mio spazzolino era rigorosamente separato dagli altri. Inoltre gli asciugamani destinati a me, che cambiavo a ogni uso, li tenevo nella mia camera per non creare confusione. Una volta finito, mi cambiavo i guanti». Stesse protezioni durante la preparazione dei pasti, consumati insieme a marito e figlio ma a distanza di sicurezza. «Abbiamo un unico locale dove mangiare e vedere la tv - continua -. Mangiavamo insieme ma ognuno in un angolo della stanza. Io utilizzavo piatti usa e getta, mestoli e posate che adoperavo per cucinare li immergevo in acqua e candeggina. Disinfettavo ogni cosa che toccavo, sedie e maniglie più volte, arieggiavo sempre la casa e dormivo con la finestra socchiusa per permettere il ricambio d'aria».
SOFFERENZA EMOTIVA
Una serie di accortezze che Roberta ha ripetuto scrupolosamente fino a pochi giorni fa quando ha finalmente ricevuto la notizia della sua guarigione. «E' stato un periodo duro - conclude - soprattutto dal punto di vista emotivo. Non ci sono stati baci, né abbracci o di gesti di conforto». Perché è questo che fa il virus: allontana le persone nel momento in cui si avrebbe più bisogno di un abbraccio.
 
© RIPRODUZIONE RISERVATA